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Cavallo d'acciaio (Il) - Iron Horse (The)

Regia:John Ford
Vietato:No
Video:Mondadori Video (Il Grande Cinema)
DVD:
Genere:Western
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:John Russell (I), Charles Kenyon, Ned Buntline
Sceneggiatura:Charles Kenyon
Fotografia:George Schneiderman, Burnett Guffey
Musiche:William P. Perry, Erno Rapee, John Lanchbery
Montaggio:
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:George O'Brien (Davy Brandon), Madge Bellamy (Miriam Marsh), Charles Edward Bull (Abraham Lincoln), Cyril Chadwick (Peter Jesson), Will Walling (Thomas Marsh), Francis Powers (Sergente Slattery), J. Farrell MacDonald (Caporale Casey), Jim Welch (Soldato Schultz), Georg Waggner ('Buffalo Bill'), Fred Kohler (Deroux), James A. Marcus (Giudice Haller), Gladys Hulette (Ruby), Colin Chase (Tony), Chief John Big Tree (Capo Cheyenne), Thomas Durant (Jack Ganzhorn), James Gordon (David Brandon Sr.), Charles O'Malley (Maggiore Norton), Edward Peil Sr. (Wild Bill Hickok), Walter Rodgers (Generale Dodge), Chief White Spear (Capo Sioux), Francis Teague (Polka Dot), Stanhope Wheatcroft (John Hay)
Produzione:Fox Film Corporation
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Usa
Anno:1924
Durata:

120'

Trama:

Un ingegnere che sogna di costruire ferrovie è ucciso, nel 1853, da un bandito alleato con gli indiani. Nel 1862 Lincoln dà il via alla costruzione della ferrovia. Il figlio dell'ingegnere si unisce all'impresa, aiuta un ingegnere amico del padre, si innamora della figlia di questi, vendica il padre e respinge, assieme agli operai, l'attacco degli indiani. Le locomotive "Jupiter" e "116" cominciano la traversata del West.

Critica 1:Alla metà dell'Ottocento Davy Brandon, che lavora come corriere del Pony Express lungo la ferrovia transcontinentale in costruzione, è alla ricerca dell'assassino del padre e lo identifica in un ispettore della ferrovia, promesso sposo della ragazza che fu il suo primo amore. È il secondo, e il più noto, dei tre western lunghi muti di J. Ford, e il primo in cui vi compare Abraham Lincoln. Ambizioni epiche, basato sulla formula, cara al regista, di raccontare una storia d'invenzione all'interno di grandi eventi storici, ha la sua debolezza di fondo nello squilibrio tra sostanza romanzesca e fondo storico. Diseguale, qua e là lento, con momenti emozionanti, inventa molti di quelli che poi sarebbero diventati stereotipi del genere.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:(…) Sicuramente (Ford) ritornò con grande gioia alle pianure e alle montagne del West per l'epica avventura del Cavallo d'acciaio, il suo primo film su un episodio della storia americana e il suo primo tributo a Lincoln, personaggio verso il quale dimostrava una certa affinità. Il film è banalmente appesantito con la storia di un torto da vendicare: un giovane corriere del Pony Express riesce a sventare i piani di un rapace latifondista che trama per ritardare la costruzione della ferrovia transcontinentale, vendicando così l'assassinio del padre e conquistando la sua bella... Non sembra che Ford si sia posto troppi problemi di fronte a questa storia trita e spesso noiosa, la trattò invece con assoluta convinzione. Ma la forza del Cavallo d'acciaio sta nel senso poetico della Storia, nella visione di una nazione che nasce unificando un continente, nella realizzazione del sogno di grandi uomini grazie al coraggio e alla tecnica, alle sofferenze e al lavoro di una moltitudine di gente comune. E la tremenda forza di questo affresco appassionato ci colpisce anche oggi: le turbolente città che crescono intorno ai cantieri della ferrovia, gli avventurieri e le ragazze nei bar e nei bordelli, la giustizia sommaria nel tribunale-saloon del giudice Haller, il buonumore degli operai, la ferocia degli indiani, le locomotive che avanzano su terreni impervi, le città sradicate e trasportate al seguito degli uomini che la ferrovia spinge a Ovest. Una nazione si espande e cresce davanti ai nostri occhi, come in quei documentari accelerati di piante che germogliano, crescono, fioriscono e maturano a vista d'occhio. E il tema epico non è affidato alla retorica delle cronache ufficiali o agli eccessi del melodramma, ma prende forma dalla consapevolezza che la grande impresa è opera di singoli individui. È la percezione della singolarità dell'uomo, che sembra essere stata fin dall'inizio alla radice della sua ispirazione e che conferirà sempre alle sue storie un'intensità e una verità particolari - un volto colto in mezzo alla folla, il lamento di una donna che evoca un mondo di tragedie, una morte che ne richiama molte altre. La notte prima della cerimonia per la fine dei lavori, Davy, il giovane eroe, cammina solitario fino all'ultimo tratto di ferrovia, dove si sono saldate le linee della Union & Western Pacific. "Quella notte se ne sta in disparte e contempla la realizzazione del sogno di suo padre". E mentre il giovane eroe guarda il punto in cui i binari si sono congiunti, noi siamo partecipi dei suoi sentimenti. La sequenza ricorda quella della decisione finale di Harry in Straight Shooting e prelude a tanti altri eroi e eroine fordiani che ci faranno sentire l'importanza del momento in cui si confrontano in silenzio con il proprio destino.
Autore critica:Lindsay Anderson
Fonte critica:John Ford, Ubulibri
Data critica:

1985

Critica 3:Nel 1853 un ingegnere che sogna di progettare e costruire ferrovie viene ucciso da un bandito alleatosi con gli indiani. Nove anni dopo, nel 1862, Abramo Lincoln dà il via alla costruzione della strada ferrata. All'impresa partecipa anche il figlio dell'ingegnere, coadiuvato da un amico del padre e dalla figlia di questi, della quale il protagonista si innamorerà. Il giovane riuscirà a compiere la sua vendetta, e, con l'aiuto degli operai respingerà l'attacco degli indiani alla ferrovia. Due locomotive, la «Jupiter» e la «116», inizieranno così ad attraversare il West. Esaltazione di quell'America pionieristica e rinnovatrice tanto cara a Ford, questo film, ancora appartenente all'epoca del muto, è il documento incontestabile di un'era, e dell'ansia di scoperta che dominò gli animi e gli intenti di ognuno verso la metà del secolo scorso. Inoltre, vi si trovano più o meno nascosti molti riferimenti al folklore irlandese ed alle «radici» del regista, sempre legato alla sua terra d'origine da una grande, malcelata nostalgia, superata però dalla coscienza che la pura componente etnica fu una delle basi per la costruzione dì un grande, leggendario Paese.
Autore critica:Domenico Malan
Fonte critica:Storia illustrata del cinema western, Anthropos
Data critica:

1984

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

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