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In compagnia dei lupi - Company of Wolves (The)

Regia:Neil Jordan
Vietato:No
Video:Domovideo
DVD:
Genere:Fantasy
Tipologia:Diventare grandi
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto da una novella di Angela Carter
Sceneggiatura:Angela Carter, Neil Jordan
Fotografia:Bryan Loftus
Musiche:George Fenton
Montaggio:Rodney Holland
Scenografia:Anton Furst
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Sarah Patterson (Rosaleen), Angela Lansbury (la nonna), David Warner (il padre), Graham Crowden (il prete), Giorgia Slowe (Alice), Dawn Archibald (strega), Micha Bergese (cacciatore), Tusse Silberg (la madre)
Produzione:Palace Productions London
Distribuzione:ArtAss
Origine:Gran Bretagna
Anno:1984
Durata:

108’

Trama:

A Rosaleen, una graziosa adolescente inglese, piace molto dormire. Nel sogno, popolato di giocattoli infantili che improvvisamente si animano e di animali mansueti o feroci (i lupi) in una fantastica foresta, la ragazza rivive le fiabe che la vecchia nonna le ha raccontato fin dalla più tenera infanzia, situando la nonna, se stessa e tutti gli avvenimenti nel lontano Settecento. Ai racconti della nonna Rosaleen crede in piena fiducia, ma essa vuole anche conoscere ed affrontare la realtà ed i suoi inevitabili pericoli: essa sa che non dovrà mai abbandonare il giusto sentiero e sempre diffidare degli uomini, che sono più feroci dei lupi. Una sorella di Rosaleen è morta ancora giovanetta ma, nei suoi incubi, questa è stata sbranata da un lupo (o fors'anche uccisa da un uomo perverso, secondo le idee dell'ava). Anche nel goffo bacio di un garzoncello del villaggio con cui Rosaleen fa una passeggiata nel bosco, l'inconscio le fa presentire, sognando, la colpa ed il pericolo. In una delle fiabe a lei raccontate si parla di un festino di nobili in occasione di un matrimonio, là dove lo sposo viene affrontato ed offeso da una popolana di lui rimasta incinta: nell'incubo notturno, tutti i convitati saranno trasformati in lupi ringhiosi e scatenati. Un giorno, Rosaleen deve attraversare il bosco per recarsi alla casetta della nonna. E' protetta solo dal mantello di lana rossa che la vecchia le ha fatto con le sue proprie mani. Incontra un seducente cacciatore, che la sfida ad arrivare prima di lui a destinazione: se lui vincerà, avrà come premio un bacio. Rosaleen, affascinata, accetta, ma a casa troverà la nonna decapitata e vedrà con terrore che, pagato da lei il pegno, l'uomo si trasforma in lupo. Il padre ed i paesani accorrono per salvare Rosaleen la quale, tuttavia, sceglie di fuggire con lo sconosciuto diventato una fiera (ma con lacrime negli occhi roventi), accettando lei stessa di condividerne da lupa la sorte. Ora Rosaleen si risveglia, ogni incubo è finito, ma dietro la porta della sua confortevole camera ulula sinistramente un branco di lupi veri.

Critica 1:Rosaleen, ragazzina inglese, sogna di lupi e di lupi mannari. Dai racconti di Angela Carter. Secondo, insolito film dello scrittore irlandese N. Jordan che ebbe un inaspettato successo per il suo erotismo allusivo, le qualità figurative, i bizzarri trucchi. Discontinuo, ma con sequenze di suggestiva intensità fantastica e onirica: è, in fondo, la favola di Cappuccetto Rosso in chiave orrorifica e psicoanalitica. Uno dei più stravaganti film britannici degli anni '80. Per adulti intelligenti e bambini precoci.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Lo aspettavamo con curiosità, questo In compagnia dei lupi, non soltanto per capire le ragioni del suo «congelamento» nei bui corridoi dell'anticamera distributiva, ma anche e soprattutto perché, da fonti inglesi, un po' tutti ne avevamo sentito parlare un gran bene. Angela Carter, autrice della serie di racconti fantastici da cui il film è tratto, nonché sceneggiatrice dello stesso, è una delle figure di maggior spicco dell'ultima generazione letteraria d'oltremanica. Scrittrice eccessiva, amante del grottesco e tutta sopra le righe (esemplare, in questo senso, l'ultimo romanzo tradotto in Italia, Notti al circo, un caotico, sfrenato, anche geniale viaggio nell'immaginario femminile agli albori del ventesimo secolo), femminista dichiarata in epoca ormai insospettabile, la Carter era riuscita, con la raccolta di racconti La camera di sangue, a regalarci una serie di acutissime, crudeli, divertenti variazioni sul tracciato classico della fiaba europea.
I suoi racconti fantastici, caratterizzati dal continuo e piacevolmente disorientante comparire/scomparire della figura narrante, deliziavano con i loro mutamenti e capovolgimenti di ruoli e prospettive (il nodo centrale essendo la presa di coscienza di una centralità del tema sessuale nel fiabesco) sia tematici che formali, per cui spesso l'lo narrante, non più solo figura demiurgica e sorridente alle spalle di tutti, si trovava protagonista di intrecci, spaventi, sorprese, soprassalti.
Di volta in volta «storyteller», lupo cattivo, bambina indifesa, Angela Carter sopperiva con i suoi funambolici trasformismi all'intellettualismo delle premesse, riuscendo sempre, in primo luogo, a divertirci.
Ciò purtroppo non accade con il film di Neil Jordan, diligente director di scuola televisiva inglese. L'avevamo sospettato da tempo, in effetti: ci riusciva difficile immaginare una via cinematograficamente fruttifera di rendere i fumosi estri della Carter, i suoi continui giochi ed incastri tra ieri e oggi, tra detto e non detto, vissuto e sognato, suggerito e gridato.
In compagnia dei lupi denota la sua debolezza nell'assunto stesso, che è di un intellettualismo quasi fastidioso: Jordan ha infatti la pretesa di racchiudere, in quasi due ore di film, «tutte le storie possibili» sul mito della licantropia. Per cui il lupo mannaro e la luna piena, la foresta ed il branco, il paese isolato nel bosco e la nonnina, Cappuccetto Rosso e il lupo cattivo, ma non solo: anche una bambina «dei nostri giorni» (è lei il punto di partenza del film), il suo cane-lupo, le sue prime turbe sessuali, i suoi sinistri giocattoli; e ancora la nonna e la bimba innocente, il bel cacciatore dai lunghi dentoni, la contadina tradita dalla falsa coscienza dei nobili, che puntualmente per punizione si trasformano in lupi. E ci sarebbe da proseguire...Un gran lavoro per la Carter, che ha addirittura cercato di aumentare il potenziale fabulatorio dei suoi giochi letterari, aggiungendo storie a pretesti di storie; ed un gran lavoro anche per Jordan, che ha tentato di tradurre in una forma filmica originale ed autonoma lo sterminato e dispersivo materiale di partenza. Riuscendovi anche, talvolta; perché alcuni momenti del film non si dimenticano, e perché la qualità dell'immagine è notevole (splendidi i trucchi, che ormai, purtroppo, non sono più una sorpresa; e magnifici, veramente, alcuni scorci di foresta nel buio, l'incedere dei lupi in branco, certe splendide perché del tutto gratuite crudeltà...).
Ma ciò che è sfuggito a Jordan è un elemento che sta «a monte» di tutto. L'operazione della Carter non si articolava con interventi sul tessuto diegetico, sulla narratività/narrabilità delle storie (tanto è vero che esse finivano poi sempre, più o meno, nel più classico dei modi); la scrittrice dava piuttosto voce (più che volto) alle coscienze dei personaggi, rinnegando così l'assunto stesso del racconto fiabesco e mitico, in cui i personaggi sono spesso pure funzioni; e qui risiedeva la sua originalità. Il cinema come medium mal si adatta a questo atteggiamento; e Jordan si trova così costretto a dover raccontare storie sempre più complicate ed improbabili, ad aggiungere materiale su materiale, per produrre un tipo analogo di «distacco» nei confronti dell'oggetto/fiaba.(…)
Autore critica:Stefano Masi
Fonte critica:Cineforum n. 249
Data critica:

11/1985

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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