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Estate violenta -

Regia:Valerio Zurlini
Vietato:No
Video:Creazioni Home Video, Mondadori Video (Il Grande Cinema)
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Valerio Zurlini
Sceneggiatura:Suso Cecchi D'Amico, Giorgio Prosperi, Valerio Zurlini
Fotografia:Tino Santoni
Musiche:Mario Nascimbene
Montaggio:Mario Serandrei
Scenografia:Dario Cecchi
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Lilla Brignone (madre di Roberta), Cathia Caro (Serena), Bruno Catotenuto (Giulio), Tina Gloriani (Emma), Giampiero Lettera (Daniele), Raf Mattioli (Giorgio), Sergio Paolini (Sergio), Federica Ranchi (Maddalena), Eleonora Rossi Drago (Roberta Parmesan), Enrico Maria Salerno (padre di Carlo), Jacqueline Sassard (Rossana), Jean-Louis Trintignant (Carlo Caremoli)
Produzione:Silvio Clementelli per Titanus (Italia) - (Francia)
Distribuzione:Cineteca Nazionale
Origine:Francia, Italia
Anno:1959
Durata:

100'

Trama:

Nel luglio del 1943, Carlo, insieme a Rossana, di lui innamorata, fa parte di una compagnia di giovani che passano insieme molte ore a Riccione. Egli conosce per caso Roberta, giovane vedova di un ufficiale, e tra i due germoglia un sentimento di reciproca simpatia, che infastidisce Rossana. La sera del 25 luglio, il padre di Carlo, grosso gerarca fascista, è costretto a fuggire, e vorrebbe condurre con sè il figlio, ma questi non vuole allontanarsi da Roberta e preferisce rimanere. Durante un incontro notturno Carlo e Roberta sono fermati da una pattuglia, che chiede di controllare i documenti personali. Quelli di Carlo non sono in regola: il giovane dovrà presentarsi al Comando il giorno seguente. L'episodio impressiona vivamente Roberta, la quale pensa con terrore che la guerra sta per toglierle l'uomo che ama. I due prendono una grave decisione: Roberta nasconderà Carlo in una sua villa, a Rovigo, per sottrarlo alla chiamata alle armi. Durante il viaggio il treno subisce un attacco aereo che sparge intorno terrore e morte. Nello scompiglio Carlo e Roberta vengono separati: quando si ritrovano, il giovane esige che la donna ritorni a casa. Egli ha deciso di presentarsi al Comando Militare.

Critica 1:Storia della passione che travolge una vedova borghese e un ventenne in una cittadina balneare dell'Adriatico nella tragica estate del 1943 (25 luglio, 8 settembre). Uno dei rari e più trascinanti film d'amore nella storia del cinema italiano. Zurlini riesce a coniugare le lezioni di Rossellini, Antonioni e Visconti con una partecipazione sentimentale giocata sul pedale della malinconia e una morbidezza di linguaggio senza compiacimenti estetizzanti che restituiscono l'aria del tempo. (…)
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:(...) C'è la lezione di Rossellini, presente in talune aperture documentaristiche di una asciuttezza folgorante nel cogliere la rivelazione improvvisa di un aspetto teso e drammatico della realtà (il volo dell'aereo, la presenza repentina della guerra, che getta lo scompiglio sulla spiaggia; e, nel finale, il bombardamento della stazione di Bologna, una sequenza di splendide immagini violente e commosse). C'è la lezione di Antonioni, non solo per il senso vivo e l'amore dello stile, ma anche nell'accostarsi a un ambiente borghese nel tentare il ritratto di un personaggio femminile, sottratto alla convenzione "sentimentale" e contrapposto, nella sua coraggiosa fermezza di sentimenti, alla debolezza e alle incertezze dell'uomo. Ma c'è soprattutto il richiamo a Visconti, il Visconti del "cinema antropomorfico" e del romanzo, È questo il riferimento essenziale che è all'origine del lavoro di Zurlini, il quale muove infatti intorno al tema, all'idea assai bella e suggestiva di cogliere il nascere e lo sviluppo di una storia d'amore, che è anche una storia di crisi e di maturazione, sullo sfondo di una esperienza storica ricca di eccezionale tensione, di acuti contrasti, di scelte individuali e collettive essenziali.
La "cronaca" di quell'amore, evocata con una tenera e malinconica sensibilità di toni e di linguaggio, viene senza dubbio ad acquistare un posto e un rilievo essenziali quasi esclusivi, nell'economia del racconto. Essa tuttavia non si riduce a un episodio strettamente individuale, privato: per Roberta (la figura più bella e persuasiva del film) l'incontro con Carlo significa anche una rottura, sia pure frenata da dubbi e reticenze, con un'educazione, un costume, una pratica di vita angusti e mortificanti; per Carlo, una ragion d'essere e un punto fermo nella fluida provvisorietà della sua situazione. Sullo sfondo e nell'animo dei protagonisti agiscono poi la presenza della guerra e della crisi, ora in forma indiretta, di fuggevoli e di inquietanti richiami alla realtà, ora attraverso riverberi più immediati e dolorosi (...).
Autore critica:Adelio Ferrero
Fonte critica:
Data critica:



Critica 3:(...) A guardare il cielo, il mare questa estate non ha nulla di violento. (...) La guerra è qualcosa di esterno e di lontano. (...) Zurlini ha fissato il colore sospeso di quel tempo assurdo, e lo stato d'animo dei suoi personaggi con una rara semplicità e precisione di tocco. Pensate a quel momento in cui, mentre alla fine della serata i ragazzi ballano al suono di un lento slow, con le porte spalancate sul terrazzo e dentro il buio per l'oscuramento, laggiù sul mare due razzi si accendono, e per un momento essi si fermano a guardare in silenzio quelle luce che come malinconici fuochi d'artificio rigano il cielo, e ricordano che c'è la guerra. Di nuovo si ritrova quella stupefacente facoltà di rendere la vita dei giovani, con tutte le naturali movenze della giovinezza, che era il dono delle Ragazze di Sanfrediano.
Pare niente, ma se la sapete leggere è una storia di una straordinaria forza di penetrazione, e insieme di una disperata amarezza. Il significato drammatico del film è proprio nella apparente assenza di dramma con cui questi avvenimenti si presentano ai personaggi e li coinvolgono senza che se ne rendano conto, nella sciagura collettiva. (...). Ed ecco di colpo la tragedia: di colpo, su quel popolo gentile, rassegnato, smemorato, su quei poveri ragazzi che non sanno niente e non capiscono niente, piomba con tutti i suoi orrori la guerra, la dispersione, la fuga, la caccia all'uomo. Tale il senso di quel superbo pezzo finale del bombardamento, quei cinque minuti di inferno che dopo un'ora e mezzo di calmo, casalingo racconto borghese, sconvolgendo tutte le norme del cinema convenzionale, arrivano sullo spettatore come una mazzata in testa. E sullo scenario di devastazione e di morte, come immagine dell'inutile sacrificio di una generazione, il volto di quel povero ragazzo che resta sbandato e solo al suo destino.
Autore critica:Fabrizio Sacchi
Fonte critica:
Data critica:



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