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In Darkness - In Darkness

Regia:Agnieszka Holland
Vietato:No
Video:No
DVD:No
Genere:Drammatico
Tipologia:Diritti Umani - La libertà, La guerra, La memoria del XX secolo, Razzismo e antirazzismo
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:dal libro di Robert Marshall
Sceneggiatura:David F. Shamoon
Fotografia:Jolanta Dylewska
Musiche:Antoni Komasa-Lazarkiewicz
Montaggio:Michal Czarnecki
Scenografia:Erwin Prib
Costumi:Katarzyna Lewinska, Anna Jagna Janicka
Effetti:
Interpreti:Robert Wieckiewicz (Leopold Socha), Benno Fürmann (Mundek Margulies), Agnieszka Grochowska (Klara Keller), Maria Schrader (Paulina Chiger), Herbert Knaup (Ignacy Chiger), Marcin Bosak (Yanek Weiss), Julia Kijowska (Chaja), Jerzy Walczak (Jacob Berestycki), Oliwier Stanczak (Pawel Chiger), Milla Bankowicz (Krystyna Chiger), Krzysztof Skonieczny (Szczepek), Kinga Preis (Wanda Socha), Michal Zurawski (Bortnik), Olek Mincer (Szlomo Landsberg)
Produzione:Schmidtzkatze Filmkollektiv-Studio Filmowe Zebra-The Film Works
Distribuzione:Good Films
Origine:Polonia- Germania-Francia-Canada,
Anno:2011
Durata:

145'

Trama:

Seconda Guerra Mondiale, 1943, nella Polonia occupata dai Nazisti. Leopold Socha è un operaio che lavora nella rete fognaria di Lvov e che non esita a mettere in pratica piccoli furti ed espedienti per garantire la sopravvivenza a se stesso e alla sua famiglia. Un giorno, durante il suo lavoro, Leopold si imbatte in un gruppo di ebrei rifugiati nelle fogne e accetta di aiutarli a rimanere nascosti in cambio di un compenso. Quello che inizia come un semplice accordo commerciale, si trasformerà in 14 mesi di disperata e pericolosa lotta per la vita...

Critica 1:II titolo In Darkness del film di Agnieszka Holland – che non a caso esce in Italia a ridosso del Giorno della Memoria (il 27 gennaio) – allude sia alle tenebre del Male, ovvero alla tragedia dell'Olocausto; sia all'oscurità dei labirinti fognari della cittadina di Lvov, dove nel 1943 si nasconde per 14 mesi un piccolo gruppo di ebrei del ghetto in cerca di scampo dai nazisti. Li scova Leopold Socha, un operaio che arrotonda il salario rubacchiando qua e là, il quale dapprima offre aiuto in cambio di denaro, poi siccome di fondo è un brav'uomo si coinvolge nel loro dramma, rischiando non poco per proteggerli e salvarli. Una specie di figura alla Schindler (uno dei 6000 polacchi riconosciuti come 'Giusti tra le nazioni') che la Holland, cineasta polacca residente da anni in Usa, rievoca sulla base del libro “Nelle fogne di Lvov” di Robert Marshall in una pellicola dalle livide atmosfere. In gran parte ambientato nel buio pesto dei sotterranei spezzato dai provvisori fasci di luce delle lanterne, In Darkness è anche una dolente elegia dei contrapposti istinti di sopravvivenza e solidarietà insiti nella umana natura. Bravi gli attori a partire da Socha/ Robert Wieckiewicz, peccato per un finale che arriva un po' troppo sbrigativo.
Autore critica:Alessandra Levantesi Kezich
Fonte criticaLa Stampa
Data critica:

24/1/2013

Critica 2:Il cinema internazionale torna a raccontare episodi fino ad ora sconosciuti della persecuzione contro gli ebrei durante la seconda guerra mondiale e si immerge nella rete fognaria di Leopoli, a quei tempi dentro i confini straziati della Polonia. Agnieszka Holland dirige In Darkness, da un libro di Robert Marshall “Nelle fogne di Lvov” storia vera di Leopold Socha (Robert Wieckiewicz, ha debuttato in Peniyydurkedi Skolimowski) operaio delle fogne che adopera anche come nascondiglio per le sue refurtive di ladruncolo e che in cambio di denaro accetta di nascondere un gruppo di ebrei fuggiti dal ghetto, tra le arcate buie e i liquami a rischio della sua vita. (...) La capacità incomparabile del cinema polacco di rendere le sale cinematografiche assemblee allargate di discussione emergerà anche negli anni successivi (quelli dello stato di guerra a partire dall'81), quando diventa palese che nazisti e campi di concentramento e tutto quanto successe a partire dal fatidico '39, anno dell'invasione della Polonia, raccontano un altro tipo di occupazione e di pesante di ingerenza nella vita del paese. (...) La produzione avrà dovuto fare i conti con la determinazione della regista, decisa a girare il film non in lingua inglese, ma mantenendo tutti i diversi linguaggi che si incrociano, dall'ucraino, al polacco specifico di Leopoli, al tedesco – tutte raffinatezze che non riguardano il pubblico italiano – e in più a dilatare il racconto il più possibile, per dare la netta sensazione di emergere infine all'aperto, quasi senza fiato.
Autore critica:Silvana Silvestri
Fonte critica:Il Manifesto
Data critica:

24/1/2013

Critica 3:
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