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Passeggera (La) - Pasazerka

Regia:Andrzej Munk
Vietato:No
Video:Mondadori
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:La memoria del XX secolo, Razzismo e antirazzismo
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Andrzej Munk, Zofia Posmysz Piasecka
Sceneggiatura:Andrzej Munk, Zofia Posmysz Piasecka
Fotografia:Krzysztof Winiewicz
Musiche:Tadeusz Baird - "Concerto per Violino In Mi Maggiore" Di J.S. Bach
Montaggio:Zofia Dwornik, Witold Lesiewicz
Scenografia:Jerzy Possack
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Aleksandra Slaska, Anna Ciepielewska, Janusz Bylczynski, Maria Koscialkowska, Jan Kreczmar, Irena Malkiewicz, Leon Pietraszkiewicz, Marek Walczewski
Produzione:P.P. Film Polski, Wff Lodz
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Polonia
Anno:1960
Durata:

62'

Trama:

Primi anni '60 su una nave in rotta da Amburgo verso il Canada. Lisa, una passeggera tedesca, guardiana nel campo di concentramento di Auschwitz durante la guerra, crede di vedere tra gli altri passeggeri Marta, una delle prigioniere ebree che sorvegliava allora, con la quale aveva cercato di instaurare un rapporto e che aveva trattato particolarmente bene, ricevendo in cambio solo un odio profondo. Confida la cosa al marito e andando in dietro con la memoria gli racconta gli avvenimenti del passato.

Critica 1:E' l'ultimo film di Andrzej Munk, che morì in un incidente d'auto nel corso delle riprese. Durante una crociera una tedesca che fu guardiana di un Lager crede di riconoscere sulla stessa nave una delle prigioniere ebree di allora, una donna che lei aveva trattato particolarmente bene ricevendo in cambio un odio profondo. Andando con la memoria a quei giorni la tedesca si rende conto di aver sempre voluto schiacciare la forte personalità dell'altra e convincerla a tradire i compagni, e capisce perciò la sua avversione. L'incompiuta opera postuma è uno fra i più duri documenti sulla vita nei Lager nazisti, soprattutto per l'analisi dei rapporti fra carceriere e prigioniero, fra criminale e vittima, fra aguzzino e torturato. Il duello fra le due donne sovrasta tutta la storia.Il 20 settembre 1961, tornando dal set della Passeggera, Andrzej Munk morì in un incidente automobilistico. Non aveva ancora 40 anni. Per celebrare l’ottantesimo della nascita e il quarantesimo della morte, la Mostra di Venezia ha voluto giustamente organizzare una retrospettiva completa di Munk, un grande regista polacco poco noto fuori dei confini del suo Paese, da troppi anni dimenticato, ricordato soprattutto per quel film, di cui, fra l’altro, non era soddisfatto, rimasto incompiuto, completato da Witold Lesiewicz nel 1963, premiato al Festival di Cannes nel 1964. Un film certamente esemplare, non foss’altro per essere riuscito a descrivere l’universo concentrazionario di Auschwitz dall’interno, con grande discrezione, attraverso la dolorosa confessione di un auguzzina e il delicato rapporto fra vittima e carnefice (in modi e forme ben più sottili e profondi, ad esempio, del Portiere di notte della Cavani). Ma un film che non soltanto non esaurisce la politica dell’autore, ma anzi, per molti versi, se ne discosta.
Autore critica:Gianni Rondolino
Fonte criticaLa Stampa
Data critica:

29/8/2001

Critica 2:(…)l'ultimo lavoro di Andrzej Munk (è) La passeggera (Pasazerka, 1963), rimasto incompiuto per la morte del regista polacco in un incidente stradale: su di un transatlantico in pieno oceano una passeggera, Liza, ha l'impressione di riconoscere in un altra ospite della nave, Marta, in passato sua prigioniera ad Auscwitz. Da questo momento in poi la memoria inizia a visualizzare quei tristi accadimenti. Il film, la cui peculiare struttura attuale data dall'alternanza di immagini fisse per il tempo odierno e la live action per i flash-back, è il frutto del lavoro filologico attuato da alcuni collaboratori (primo tra tutti il regista Witold Lesiewicz) sul materiale girato dal regista e non si esaurisce in un pamphlet sugli orrori concentrazionari ma è un'impietosa riflessione sull'indeterminabilità del confine che divide la vittima dal carnefice. Complice anche la brusca interruzione della vita di Munk (un ulteriore arresto), La passeggera termina celandoci molte delle circostanze che hanno sostanziato l'odio di Marta nei confronti di Liza che pure ha fatto di tutto per aiutare la deportata a meglio sostenere quell'orrenda esperienza, e si ammanta così di un'inaccessibile definitezza che ne determina il fascino. Andrzej Munk riesce in questa pellicola a distillare le molteplici istanze della sua breve, ma intensa riflessione filmica. Prima allievo («…sostenni tutti gli esami da operatore, ma alla fine mi diplomai in regia») e poi insegnante presso la prestigiosa Scuola cinematografica nazionale di Lódz, sorta nell'omonima città perché più vicina alla capitale polacca uscita in macerie dal secondo conflitto mondiale, Munk era pervaso da una vivacità ed un'irrequietezza che contraddistinsero sempre tutto il suo operato. Roman Polanski così ricorda il suo mèntore: «nonostante l'aspetto quanto mai conservatore,…Munk era un vero gaudente e per noi erano una vera gioia il suo senso dell'umorismo, il suo spirito cosmopolita e il suo straordinario talento». Talento che dispiegava nella continua ricerca delle potenzialità insite nella straordinaria alchimia della combinazione audiovisiva. Non solo l'immagine infatti, veniva dispiegata da Munk in tutta la sua gamma espressiva ma anche, e in maniera ancora pioneristica sui tempi, il suono: e questo sin dalle sue primissime esperienze documentaristiche.
Autore critica:Andrea Grieco
Fonte critica:www.cinemastudio.com
Data critica:



Critica 3:
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Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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