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Ragazza di Rose Hill (La) - Femme de Rose Hill (La)

Regia:Alain Tanner
Vietato:No
Video:Panarecord
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:La condizione femminile, Migrazioni, Razzismo e antirazzismo
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Alain Tanner
Sceneggiatura:Alain Tanner
Fotografia:Ryffel Hugues
Musiche:Michel Wintsch
Montaggio:Laurent Uhler
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Jean Philippe Ecoffey (Jean), Marie Gaydu (Julie), Roger Jendly (Marcel), Denise Peron (zia di Jean)
Produzione:Filmograph, Geneve - Gemini Films - G.P.F. 1 Paris
Distribuzione:Athena
Origine:Svizzera
Anno:1989
Durata:

94’

Trama:

Marcel, piccolo proprietario terriero svizzero, sposa per corrispondenza una giovanissima delle Isole Mauritius. Arrivata verso Natale nel Cantone di Vaud, la piccola indigena (Julie) incontra lo sconosciuto, che è paziente e gentile, ma comprende subito che non potrà mai amarlo. Sempre rincantucciata in una stanzetta, essa non solo non dà una mano alla vecchia suocera, ma si rifiuta fermamente all'uomo. Sperdutasi una sera nella nebbia in città, dove è scesa, accetta di essere riaccompagnata alla casa fra i campi da Jean, figlio di un facoltoso industriale. Poi lo rivede, tra i due fiorisce un intenso amore ed il giovanotto trasferisce Julie presso una zia, tanto squinternata, quanto affettuosa. Per il colore della pelle e per la situazione determinatasi, il padre di Jean insiste perchè il figlio tronchi la relazione, la quale si aggrava allorchè Julie rimane incinta. Jean suggerisce l'aborto, lei rifiuta, anzi caccia via il giovanotto, impedendogli di vedere il figlio dopo la nascita, aiutata anche in questo dalla zia. Incapricciato e testardo, Jean non consegue il suo scopo. Frattanto il padre di Jean - appreso che Marcel ha nel frattempo ottenuto il divorzio - si dà da fare con un amico nella Polizia, affinchè la ragazza - perduta la cittadinanza svizzera ed ormai abusiva - venga espulsa e rientri con il bambino all'isola di Rose Hill da dove era venuta. Nel momento in cui alcuni agenti si presentano all'alba da Julie per prelevarla e portarla all'aeroporto, Jean furente piomba sul posto. Elimina a bastonate un poliziotto, ma un altro reagisce e lo uccide con una revolverata.

Critica 1:Penose vicissitudini di Julie, ragazza di colore dell'isola Maurizio, sposata per corrispondenza a un maturo agricoltore del cantone svizzero di Vaud. Dramma in tre atti, il dodicesimo film di Tanner trova la sua ragione d'essere nell'epilogo. Fin troppo programmatico nella sua analisi e denuncia del razzismo (…), ha le sue pagine migliori nel rapporto della bella e fosca Julie con la simpatica e tollerante zia del suo amante.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Il regista Alain Tanner ha spiegato che questo suo film, storia d’un matrimonio che diventa tragedia tra una bellissima principessa nera di un’isola dell’Oceano Indiano e un agricoltore svizzero del Canton Vaud, ha solide radici nella realtà: “Ci sono contadini svizzeri che non trovano moglie perché le ragazze non hanno più voglia di vivere e di lavorare in campagna. Ci sono uomini privi di rapporti sociali, ci sono uomini timidi oppure uomini scemi o anche uomini brutti che nessuna donna svizzera ha voluto. A loro le agenzie specializzate sottopongono album di fotografie, dando loro l’illusione di scegliersi e comprarsi una moglie come si acquista un oggetto sul catalogo d’una organizzazione di vendite per corrispondenza. In più, le donne di colore vengono descritte come obbedienti, docili: si rassegnano infatti a una situazione non molto piacevole perché vengono da situazioni peggiori, perché sono ingenue, perché pensano di cambiare col matrimonio la loro vita. In certi casi, l’unione funziona molto bene. In altri casi no, sfruttamento, classismo, razzismo... ”
È uno di quei problemi umano-sociali che sarebbero perfetti per la filosofia di “Samarcanda”; ma se, rispetto alle storie di vita, l’unico elemento che distingua il cinema dalla televisione è il dare una forma alla vicenda e uno stile al racconto, Tanner c’è riuscito benissimo. Ha fatto qualcosa di anche più interessante d’un film bello e intelligente. Ha trasformato un fatto di cronaca in una narrazione psicologica. Ha ideato una storia interrazziale non manichea, nella quale ciascuno fa i suoi piccoli calcoli: alla violenza bianca provinciale, all’incomprensione rozza e impaziente del marito contadino, fanno riscontro l’egocentrismo naturale e indifferente della principessa nera, la sua pigra e velleitaria irresponsabilità. Tanner ha girato infine alcune tra le più belle sequenze di passione carnale: un affanno, ardore e splendore dei corpi sempre più raro da vedere al cinema.
Autore critica:Lietta Tornabuoni
Fonte critica:La Stampa
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
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