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Niente per bocca - Nil by Mouth

Regia:Gary Oldman
Vietato:14
Video:Filmauro Home Video
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Disagio giovanile, Giovani in famiglia
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Gary Oldman
Sceneggiatura:Gary Oldman
Fotografia:Ron Fortunato
Musiche:Eric Clapton
Montaggio:Brad Fuller
Scenografia:Hugo Luczyc-Wyhowski
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Kathy Burke, Chrissie Cotterill, Charlie Creed-Miles, Edna Dore, Leah Fitzgerald, Jamie Foreman, Ronnie Fox, Neil Maskell, Jon Morrison, Laila Morse, Steve Sweeney, Ray Winstone
Produzione:Douglas Urbansky, Gary Oldman, Luc Besson
Distribuzione:Filmauro
Origine:Gran Bretagna
Anno:1998
Durata:

112'

Trama:

In un quartiere povero nei sobborghi a sud di Londra vive una famiglia di modestissima estrazione: Janet, cinquant'anni, fa l'operaia ed è l'unica a portare a casa dei soldi. Con lei vive l'anziana madre Kath. Ci sono poi i figli di Janet, Billy e Valery di venti e trenta anni. Valery è sposata con Ray, uomo violento e nervoso che passa il tempo a riempirsi di cocaina e a picchiare la moglie; Billy è in preda all'eroina e si lascia andare a piccoli furti. Valery ha una bambina, Michelle, ed è in attesa di un altro figlio. Un giorno Ray accusa Billy di avergli rubato bustine di coca e lo caccia fuori di casa. Imbottito di alcool, Ray rinfaccia alla moglie di averlo tradito con un conoscente e la riempie di calci e pugni, causando la perdita del bambino. Valery racconta di essere stata investita da un pirata della strada, ma quando esce dall'ospedale , va a casa della mamma con la piccola Michelle e lì respinge i tentativi di riconciliazione di Ray, arrivato dopo avere distrutto tutto a casa. Intanto giunge la notizia che Billy è stato arrestato. Allora la famiglia si stringe attorno a lui e, mentre decidono di andarlo a trovare in carcere, anche Ray viene di nuovo accolto in casa.

Critica 1:Londra é sporca e cattiva nelle . sua periferia, laggiù a Sud- Est. C'è chi spaccia e chi si buca; tutti bevono senza sosta nelle lunghe notti al pub. Con la macchina da presa in mano, Gary Oldman, attore capace di passare da Shakespeare ai kolossal di fantascienza, torna sui luoghi della sua aspra infanzia e si inventa (ricorda?) un gruppo di famiglia in cui non é facile cavarsela. Già il titolo scelto è duro e secco. Niente per bocca può voler dire diverse cose. È infatti un'espressione del gergo mafioso che invita all'omertà (non parlate mai del vostro clan), ma é anche l'avviso medico che viene messo sul letto dei malati terminali; e poi é la regola suicida dei ragazzi che preferiscono farsi di eroina, direttamente sparata in vena. Oldman racconta di una coppia, coi suoi più stretti parenti. Il grosso Ray ama a modo suo la sfiorita Val, ma nelle notti di sbronza e ira la picchia a sangue; Billy fratellino di Val, pensa soltanto a procurarsi la roba, e gira per le strade rubando o chiedendo spiccioli. La mamma e la nonna di Val e Billy non sanno trovare una via di uscita; così si va avanti giorno per giorno asportando uno scontro violento o la prigione. Oldman guarda a certo cinema inglese arrabbiato (non l'impegnato Ken Loach, ma il romantico Stephen Frears) concedendosi nella seconda parte un lirismo alla Terence Davies. In due strazianti monologhi sia il rozzo Ray sia lo sbandato Billy confesseranno infatti il loro bisogno d'amore, lo sconforto per un padre che non li ha voluti, la coscienza della solitudine come condanna. Andatosene a Hollywood con l'amico Luc Besson (uno dei produttori del film) Gary Oldman sembra indicare la possibilità di una via d'uscita. Ma non eccede in retorica od ottimismo. La faccia piena di pugni di Val (Kathy Burke, premiata nel '97 a Cannes) resta il simbolo dominante della condizione umana; almeno in questi tempi, in questi luoghi.
Autore critica:Claudio Carabba
Fonte criticaSette
Data critica:

4/6/1998

Critica 2:L'autobiografia al cinema é qualcosa di più di un genere. In questi giorni, nei cinema italiani, potete dare un'occhiata a due film di provenienza differente ma con un tratto, decisivo, in comune: due giovani attori di successo che, all'esordio come registi, fanno i conti con quel "mostro" imprescindibile chiamato famiglia. Vincent Gallo viene dagli Stati Uniti e il suo Buffalo '66 è un'opera prima notevolissima, diversissima dagli standard del cosiddetto “cinema americano indipendente”. Gary Oldman proviene invece dai quartieri popolari a sud di Londra e con Niente per bocca si inserisce nella vivacissima tradizione del realismo britannico degli anni Novanta: non è un film particolarmente originale, deve molto a maestri come Ken Loach e Mike Leigh, ma ha quella potente carica di verità che il proletariato inglese riesce a comunicare attraverso il cinema; e ha, come sempre nei film che arrivano da Londra e dintorni, un cast di attori sconosciuti e semplicemente geniali. Per arrivare a raccontare - cambiando nomi e fatti, ma non lo spirito - la storia della propria famiglia, Oldman ha dovuto percorrere una pesante odissea personale. È fra i giovani attori britannici più apprezzati (ricordiamo Dracula di Coppola, come protagonista; ma le sue partecipazioni hollywoodiane, per lo più in ruoli di cattivo, non si contano), ma la vita lo ha segnato duramente: suo padre abbandonò la famiglia quando Gary aveva 7 anni ed è morto alcolizzato, sua madre ha lavorato come una schiava per crescere lui e le sue sorelle. Lo stesso Oldman, anche all'apice del successo, ha avuto gravi problemi di alcool e Luc Besson, che lo ha diretto in Léon, gli ha prodotto Niente per bocca solo dopo essersi assicurato che Gary fosse “pulito”. La storia: Ray e Valerie sono sposati; hanno una bambina, lei aspetta un secondo figlio. Valerie ha anche un fratello: Billy, giovane, capello punk, eroinomane perso. ll film segue le vite inutili di Ray e di Billy: il primo è un balordo che sogna un colpo con cui sistemarsi, il secondo trascorre le giornate all'affannosa ricerca della dose. Ma pian piano, Oldman fa emergere le figure tragiche della stessa Valerie, di sua madre Janet e della nonna che trascorre le giornate davanti alla tv: sono le donne a sopportare la violenza di questi uomini perennemente sporchi e ubriachi, e al tempo stesso a perpetuare i valori - orribili, ma forti - su cui questo proletariato costruisce le proprie vite. Il film è tetro, fosco, una tragedia dell'alcool e della droga da cui si esce prostrati: ma pensate, quando lo vedrete, che per Gary Oldman riuscire a girarlo ha significato continuare a vivere.
Autore critica:Alberto Crespi
Fonte critica:l'Unità
Data critica:

31/5/1998

Critica 3:
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