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Rapporto confidenziale - Confidential Report

Regia:Orson Welles
Vietato:No
Video:Roadmovies, Ciak Video
DVD:Password
Genere:Avventura
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Orson Welles, tratto dal suo romanzo "Monsieur Arkadin"
Sceneggiatura:Orson Welles
Fotografia:Jean Bourgoin
Musiche:Paul Misraki
Montaggio:Renzo Lucidi
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Robert Arden (Guy Van Stratten), Gregoire Aslan (Bracco), Mischa Auer (il professore), Suzanne Flon (Baronessa Nagel), Patricia Medina (Mily), Paola Mori (Raina Arkadin), Katina Paxinou (Sophie), Michael Redgrave (Burgomil Trebitsch), Akim Tamiroff (Jacob Zouk), Peter Van Eyck (Thaddeus), Jack Watling (Marchese di Rutleigh), Orson Welles (Gregory Arkandin)
Produzione:Cervantes Film Organisation - Sevilla Studios (Spa-Gna)/Film Organisation (Francia) Mercury Produc.
Distribuzione:Cineteca Griffith
Origine:Usa
Anno:1955
Durata:

100’

Trama:

Gregory Arkadin, temuto e potente multimilionario con la passione per le feste in maschera commissiona ad un uomo un rapporto confidenziale su se stesso. Egli sostiene di aver perso la memoria ad un certo punto della sua vita, di essersi ritrovato con dei soldi ed aver fatto partire da lì la sua mirabolante ascesa al potere economico, ma non sa che sia successo prima, e come sia entrato in possesso di quei soldi. Arkadin è uomo ombroso, gretto e senza scrupoli, non esita ad uccidere chi conosce qualcosa del suo passato, la stessa figlia lo chiama "l'orco", agisce per vie oscure e con molta premura senza che si capiscano le vere finalità di questa ricerca sul suo passato.
Arkadin è l'ennesima declinazione di quella figura potente e debordante, shakespeariana in molti sensi, che affascina Welles da sempre, quel misto di intelligenza, audacia, spietatezza, finalizzata alla conquista ed al consolidamento del potere, fiero interprete delle cose del mondo, degli affari e delle cure degli uomini sopra i quali sostiene di ergerssi ma nella cui massa non può che ricadere (significativa la scena all'aeroporto quando non riesce a partire). Sono figure che si risolvono sempre in un universo di tenerezza, appesi ad affetti labili, le uniche cose che non riescono a controllare.

Critica 1:Arkadin, un miliardario magnate della finanza, assume avventuriero per ritrovare vecchi complici dei suoi delitti e ammazzarli a uno a uno. Come summa dei più eterogenei motivi wellesiani è esemplare: c'è il barocco più sfrenato e il gotico più allucinato, il romanticismo nero inglese e l'espressionismo tedesco. E il consueto repertorio di alta acrobazia stilistica con una memorabile galleria di personaggi. Conosciuto anche come Mr. Arkadin, primo titolo originale, poi cambiato in Confidential Report. O. Welles curò anche i costumi e doppiò alcuni degli attori tra cui M. Auer. Fu girata anche una versione spagnola con un altro montatore e qualche attore diverso.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Rapporto Confidenziale (conosciuto anche con il titolo originale di Mr Arkadin) è forse uno dei film di Orson Welles più bistrattati dalla critica: giudicato spesso troppo frammentario o affrettato, e con un eccessivo utilizzo di campi e controcampi, il film presenta in realtà alcune delle caratteristiche chiave dell’opera wellesiana, perennemente in bilico tra grandiosità e fallimento, magia e impostura.
Il film narra di come il ricchissimo e potentissimo Gregory Arkadin decida di assoldare lo squallido avventuriero Van Stratten, pericoloso pretendente dell’amata figlia Raina, per stilare un rapporto confidenziale sul suo passato. Arkadin sembra infatti soffrire di una strana forma di amnesia, che ha cancellato ogni traccia del se stesso di ieri dalla sua mente, e compito di Van Stratten dovrà essere quello di ricostruire chi fosse prima di diventare ciò che è adesso. Ovviamente, Arkadin conosce benissimo il proprio passato, tanto da volerlo spazzar via insieme ai pochi testimoni ancora rimasti in vita in grado di smascherarlo per quello che è stato e forse è ancora: un barbaro parassita senza scrupoli che si nutre di corruzione. Nato come possibile svelamento di un segreto, il Rapporto Confidenziale si rivelerà dunque essere la messa in scena di un segreto che è finzione, rintracciata con cura da un ignaro Van Stratten come mero esecutore di un destino già scritto, rispondente al nome — vero o falso che sia — di Mr. Arkadin, abile manovratore delle esistenze altrui.
Costruito su un’atmosfera chiaroscurale e claustrofobica, con un ritmo farraginoso che sta quasi a indicare il disfarsi delle fila dell’identità di Arkadin mano a mano che la verità viene svelata sotto gli occhi dell’incauto e inconsistente Van Stratten, Rapporto Confidenziale è prima di tutto il dramma di un Faust moderno, corrotto, freddo e crudele, ma tuttavia sentimentale, incapace di rivelare il proprio segreto all’unica persona da lui amata, la figlia, per non soccombere al peso del suo giudizio, e per non vedersi negata quella verità tanto faticosamente e appassionatamente realizzata.
Al di là degli innegabili difetti, imputabili soprattutto agli assillanti e permanenti problemi economici a cui Welles dovette far fronte in tutto l’arco della sua carriera (riprese travagliate in diverse location sparse per il mondo, montaggio arbitrario contrario ai voleri del regista e tagli in fase di postproduzione), il film resta memorabile soprattutto per alcune trovate geniali che rimarranno indelebilmente impresse nella memoria collettiva: innanzitutto, l’uso del grandangolo, che se verrà perfezionato in chiave stilistica nel capolavoro L’infernale Quinlan (Touch of Evil, 1958), trova tuttavia in Rapporto Confidenziale una sua peculiarità narrativa volta ad accentuare l’effetto deformante e delirante di un’indagine che, come scrisse Rohmer in un articolo apparso sui Cahiers du Cinéma, denota una “verità che si sgretola nelle mani di chi conduce l’inchiesta”, perso in un ingranaggio più grande e complesso di lui. Notevoli in tal senso sono le sequenze del ballo, in cui le maschere riproducono l’universo angosciante e mostruoso dei quadri di Goya, così come resta per sempre vivida nella memoria la carrellata del bestiario umano proveniente dal passato di Arkadin, presenze comprimarie tra cui spiccano Mischa Auer, Michael Redgrave e Akim Tamiroff, “briciole di un passato che crolla come un castello di sabbia” (è sempre Rohmer che scrive).
Ma il castello — quello vero, dove viene ordita la finzione dell’inchiesta — sta anche a simboleggiare lo sguardo minaccioso di Arkadin, che troneggia su Barcellona e sul mondo come colui che lo possiede, controllando e manovrando le esistenze altrui per construire se stesso e la propria fortuna sulle macerie di ieri. Chi sia Gregory Arkadin — l’imbroglione Vasha Atabass, forse polacco, russo o georgiano — in realtà ha poca importanza. Sicuramente è un falsario e dunque, nel linguaggio di Orson Welles, un artista. Un “gran mago di cerimonie”, ma nello stesso tempo un uomo profondamente animato da una passione, quella dell’invenzione di se stesso.
Autore critica:Sacha Rosel
Fonte critica:trillermagazin.it
Data critica:

12/5/2005

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



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