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Cabiria -

Regia:Giovanni Pastrone
Vietato:No
Video:Mondadori Video, San Paolo Audiovisivi
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Gabriele D'annunzio, Giovanni Pastrone, Emilio Salgari
Sceneggiatura:Giovanni Pastrone
Fotografia:Augusto Battagliotti, Natale Chiusano, Segundo De Chomon, Giovanni Tomatis
Musiche:Manlio Mazza, Ildebrando Pizzetti
Montaggio:
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Italia Almirante Manzini, Carolina Catena, Vitale De Stefano, Ignazio Lupi, Umberto Mozzato, Bartolomeo Pagano, Lydia Quaranta, Dante Testa, Emilio Verdannes
Produzione:Itala Film Torino
Distribuzione:Cineteca Nazionale - Cineteca di Bologna
Origine:Italia
Anno:1914
Durata:

114'

Trama:

Durante la seconda guerra punica (219 a.C.) la piccola Cabiria, rapita e venduta come schiava a Cartagine, sta per essere sacrificata al dio Moloch, ma viene salvata da un patrizio romano e dal suo schiavo Maciste.

Critica 1:La sceneggiatura è attribuita a Gabriele D'Annunzio che, in realtà, si limitò a inventare i nomi dei personaggi e a scrivere le didascalie (per 50000 lire in oro!); la sua fonte segreta è probabilmente il romanzo di Emilio Salgari Cartagine in fiamme. E il più costoso, grandioso, famoso film storico italiano del muto, ed ebbe grande influenza anche su Hollywood (De Mille, Griffith) per le innovazioni tecniche e stilistiche come l'uso sistematico della carrellata. Il personaggio di Maciste, impersonato dallo scaricatore di porto genovese B. Pagano, divenne mitico, ispirando una lunga serie di film. Oggi, specialmente sul teleschermo che lo umilia, può sembrare un po' ridicolo e ingenuo, ma bisogna considerarlo un monumento storico. Molte sequenze il sacrificio a Moloch, Annibale sulle Alpi, Archimede a Siracusa tengono ancora. Come capita con quasi tutto il cinema muto, la lunghezza del film varia da copia a copia.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Il secondo decennio del Novecento si apre, per il cinema italiano, all'insegna dei “colossi”. Il 1912 vede il successo di Quo vadis?, che Enrico Guazzoni ha tratto dall'omonimo romanzo di Henryk Sienkiewicz. Il 1914 è l'anno del trionfo di Cabiria, il “colosso” della torinese Itala Film che aveva tenuto occupate per dodici mesi schiere di tecnici, operai e comparse sulle Alpi occidentali, in Sicilia, in Tunisia e negli Studi della società: le due “prime” italiane (il 18 aprile a Torino e il 24 a Roma) spianano clamorosamente la via a una diffusione capillare e duratura in tutto il mondo.
Del cinema muto italiano Cabiria costituisce, nel bene e nel male, l'emblema più riconoscibile. Ingegnosità tecnica (scenografie imponenti e accurate, uso sagace della illuminazione artificiale, movimenti della macchina da presa - panoramiche e carrelli - sfruttati per la prima volta in funzione espressiva, disposizione non coreografica ma “realistica” delle masse), magniloquenza della recitazione nello stile operistico, costruzione narrativa di ampio respiro, ideologia ispirata a un nevrotico nazionalismo da paese di fragile (e recente) formazione capitalistica: questi gli elementi che l'impresario Giovanni Pastrone (nei titoli si firmò, dannunzianamente, Piero Fosco) riuscì a far confluire in una prodigiosa unità.
Pastrone (Asti 11 settembre 1883 - Torino 27 giugno 1959) era direttore della Itala Film e regista alle prime armi (aveva soltanto tre film alle spalle, fra cui una Caduta di Troia). Concepì Cabiria sotto l'impressione dell'entusiasmo patriottico suscitato dall'impresa coloniale (1911-12) che aveva condotto l'Italia a una precaria occupazione della Libia. Per quella campagna male organizzata sì erano evocati - l'aveva fatto persino il generale Caneva, comandante della spedizione, in un proclama alle truppe - i fantasmi dell'antica Roma. La borghesia nazionale era alla ricerca di nobili, ma improbabili, antenati. O, più semplicemente, tentava di mettere la storia al proprio servizio. Nato sotto il segno (propagandistico) di Roma, Cabiria mobilitò gli elefanti (di Annibale) nella traversata delle Alpi e una flotta di triremi (romane) all'assedio di Siracusa. Per farlo, prese materia e spunti da uno scrittore per ragazzi, Emilio Salgari (Cartagine in fiamme), dal Flaubert di Salammbô, e dagli innumerevoli romanzi storici dell'Ottocento. Svolse, con abbondanza di incidenti e contorsioni, la storia patetica di una fanciulla, (Cabiria, ossia la “figlia del fuoco”, immaginò D'Annunzio, che diede il nome ai personaggi e scrisse le didascalie), negli anni seconda guerra punica (219-201 a.C.). Scampata all'eruzione dell'Etna e rapita dai pirati, finisce schiava a Cartagine, dove rischia di esse immolata al fiammeggiante Moloch, nel tempio custodito dal gran sacerdote. La salvano il romano Fulvio Axilla e il suo schiavo Maciste (negro e gigantesco), i quali sono costretti a vivere nascosti in territorio nemico. Libera, tenta la fuga con i suoi salvatori. Mentre Fulvio si dilegua e Maciste è incatenato nonostante un'epica lotta, Cabiria è soccorsa da Sofonisba, di cui diviene schiava. La guerra fra Roma e Cartagine, intanto, prosegue: Annibale marcia verso Roma, la flotta romana è incendiata da Archimede con gli specchi (una delle scene più emozionanti del film), scendono in campo Scipione e Massinissa, re dei Numidi. A Cartagine si consumano le intricate avventure di Cabiria (che ha perduto la sua protettrice Sofonisba, morta suicida), di Fulvio e di Maciste. Quest'ultimo affronta il gran sacerdote nel tempio, gli impedisce di gettare Cabiria nel fuoco (la fanciulla era stata destinata per la seconda volta al sacrificio) e corre con lei da Fulvio. Una trireme li porterà a Roma, Cabiria e Fulvio innamorati, Maciste devoto custode dei suoi padroni.
Il delirio liberty di questo “colosso” uscito dalla mente di un piccolo borghese nazionalista (orgoglioso, infatuato, intraprendente, astuto) corre per gli schermi del mondo alla vigilia della prima guerra mondiale. Trasuda eroismo e melodramma, genialità tecnica di artigiano meticoloso ed estro economico di industriale d'assalto: un impasto stranamente coerente, che contribuirà a stabilire i codici (linguistici e produttivi) dello spettacolo cinematografico nell'area del mercato capitalistico.
Autore critica:Fernaldo Di Giammatteo
Fonte critica:100 film da salvare, Mondadori
Data critica:

1978

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:Cartagine in fiamme
Autore libro:Emilio Salgari

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