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Nuovomondo -

Regia:Emanuele Crialese
Vietato:No
Video:
DVD:01
Genere:Drammatico
Tipologia:La memoria del XX secolo, Migrazioni
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:
Sceneggiatura:Emanuele Crialese
Fotografia:Agnès Godard
Musiche:Antonio Castrignanò
Montaggio:Maryline Monthieux
Scenografia:Carlos Conti
Costumi:Mariano Tufano
Effetti:Berengere Dominguez, L'Etude et la Supervision des Trucages (L'E.S.T.)
Interpreti:Charlotte Gainsbourg (Lucy), Vincenzo Amato (Salvatore), Aurora Quattrocchi (Donna Fortunata), Francesco Casisa (Angelo), Filippo Pucillo (Pietro), Federica de Cola (Rita), Isabella Ragonese (Rosa), Vincent Schiavelli (Don Luigi), Massimo Laguardia (Mangiapane), Filippo Luna (Don Ercole), Ernesto Mahieux (Dottor Zampino)
Produzione:Fabrizio Mosca, Emanuele Crialese, Alexandre Mallet-Guy per Memento Films – Titti Film – Respiro – Rai Cinema
Distribuzione:01 Distribution
Origine:Francia – Italia
Anno:2005
Durata:

120’

Trama:

L'emigrazione italiana durante il ventesimo secolo raccontata attraverso le vicende di una famiglia siciliana, i Mancuso, che agli inizi del '900 lasciano Agrigento alla volta dell'America. Salvatore, i suoi figli e sua madre, Donna Fortunata, dovranno fronteggiare un nuovo mondo ben diverso da come si erano illusi di trovarlo.

Critica 1:Credevamo di sapere tutto sulla grande emigrazione che ai primi del '900 portò milioni di italiani in America, invece non sapevamo quasi nulla. Credevamo di sapere cosa li muoveva, come erano fatti, come vivevano, parlavano, pensavano. Grazie al cinema, ai libri e alle canzoni conoscevamo le immense difficoltà materiali e morali che dovettero affrontare; a forza di racconti la distanza incolmabile che separava il Vecchio continente dal Nuovo era diventata accessibile, intellegibile, addirittura familiare.
Ed ecco che un film insolito e coraggioso sconvolge tutte quelle false certezze ricreando sotto i nostri occhi la sostanza profonda di quell'esperienza con una precisione e un'inventiva che sono insieme opera di antropologia e di poesia.
Non un gesto o una parola di Nuovomondo sembrano infatti arbitrari o fuori posto. Tutto è storico, autentico, documentato, dal dialetto dei protagonisti agli ingenui fotomontaggi primo '900 che a forza di ortaggi giganti dipingevano l'America come la terra del Bengodi. Eppure la minuziosa ricostruzione d'epoca scompare di fronte al respiro mitico di quello che, come dice giustamente il suo stesso autore, «non è un film politico, non è un film storico, non è un film sociale». Anche se si è documentato per anni e rievoca pagine poco note, vedi le spose comprate a Ellis Island come bestiame, o i test attitudinali praticati in massa sugli immigrati «per proteggere gli americani dal contagio di intelligenze inferiori», primi esperimenti di eugenetica su larga scala, Crialese non fa polemica storica perché non perde mai di vista il vero centro del film. Che non è, malgrado il titolo, il nuovo mondo (del quale non vedremo, intelligentemente, neanche un fotogramma), ma il vecchio. Il mondo che Salvatore e i suoi parenti saliti sul piroscafo perderanno per sempre. Quel mondo contadino e ancora magico che la nostra letteratura e la nostra etnografia hanno raccontato a fondo, ma che il cinema forse non aveva ancora saputo avvicinare con tanta forza poetica e insieme con tanta solida, commovente semplicità (Crialese: «L'uomo che parte è un uomo che porta con sé pochi oggetti e tutti i suoi morti»).
Ed ecco il rapporto viscerale con la terra e con gli animali, che sono asini e capre, compagni di vita e di lavoro, ma anche serpi e lumache, creature dell'inconscio, del disagio, del mistero. Ecco quei rapporti familiari oggi quasi incomprensibili, le gerarchie, il sistema degli affetti e dei doveri, restituiti in uno sguardo o una battuta. Ecco i sogni ingenui e irresistibili, tuffo in un mondo di archetipi che si intona magicamente alla voce di Nina Simone: un anacronismo musicale che è quasi la cifra di questo film nitido e sapiente, potente e insinuante, destinato a "lavorare" dentro lo spettatore per giorni e giorni.
Autore critica:Fabio Ferzetti
Fonte criticaIl Messaggero
Data critica:

22 /9/2006

Critica 2:Dopo l'exploit di Respiro, secondo film del regista siculo-romano di educazione newyorkese, c'era da aspettarsi molto dal suo talento ma le voci sull'ambizione del nuovo progetto facevano temere il passo più lungo della gamba. Crialese ha ripreso in mano un grande tema della nostra storia recente, la massiccia emigrazione italiana di fine Ottocento verso l'America, che in realtà è stato raccontato più da artisti americani di discendenza italiana che non da noi.
Il pregio grande del suo film che ha intitolato Nuovomondo conservandogli però come sottotitolo Golden Door, la porta d'oro, è quello di scegliere, di concentrare l'attenzione, di evitare di allargarsi e disperdersi.
È così che la piccola, microscopica storia di Salvatore e della sua famiglia diventa il simbolo di milioni di storie e di vite, di uomini e donne che hanno messo in gioco tutto, ma proprio tutto, per scommettere su un futuro migliore. I preparativi siciliani con la vendita dei poveri beni e con i rituali mezzo cristiani e mezzo pagani del distacco. L'imbarco e il viaggio per mare tra indicibili disagi materiali e sognanti promesse amorose tra Salvatore e la misteriosa inglesina Lucy. L'arrivo a destinazione e, corpo del film che qui si arresta senza dirci che cosa accadrà dopo e fuori di lì, il lungo e penoso stazionamento nella famosa e famigerata Ellis Island, la porta dell'immigrazione: dove il film ricama sapientemente l'intreccio – sempre sospeso tra aspettativa e delusione o speranza e abbattimento – tra gli incontri combinati di uomini e donne necessari ad essere ammessi o a iniziare una nuova vita, e la sottomissione a quelle inflessibili pratiche igienico-burocratiche sulle quali viene gettata l'ombra di un sospetto di anticipazione delle selezioni genetiche naziste.
Lo sguardo incredulo, disperato ma dignitoso di Salvatore (Vincenzo Amato) di fronte al verdetto della commissione che ammette lui e un figlio ma non l'anziana madre e l'altro figlio perché sordomuto è qualcosa che si fa ricordare.
Ecco, Crialese compone quest'insieme di quadri con molta sapienza, e dichiara la sua cifra alternando piani realistici e piani onirici, questi culminanti nel potente quadro di tutta la povera compagnia immersa con indosso i poveri abiti in un bianco mare lattiginoso e felice. Senza sottoscrivere la maligna e pungente definizione di un collega secondo il quale alcuni promettenti registi italiani – da Crialese a Sorrentino – già al terzo o addirittura al secondo film "non lavorano ma capolavorano", verrebbe solo da obiettare che Nuovomondo è un opera riuscita e con momenti preziosi ma non compatta e omogenea come si vorrebbe.
Autore critica:Paolo D’Agostini
Fonte critica:La Repubblica
Data critica:

22/9/2006

Critica 3:Eccolo qua, il film-rivelazione di Venezia 2006. Ci riferiamo, con un po' di sana ironia, al Leone speciale che la giuria veneziana si è inventata per premiare Nuovomondo, il film di Emanuele Crialese. Giunto al terzo lungometraggio, il regista italiano non è una rivelazione per noi e non dovrebbe esserlo nemmeno per gli stranieri, visto che il primo film Once We Were Strangers era stato realizzato negli Usa e il secondo, Respiro, aveva ottenuto più successo in Francia che in Italia. Ma tant'è: festival e giurie passano, i film restano, e Nuovomondo resterà, perché è davvero un'opera notevole. In un certo senso Crialese ritorna ai temi dell'esordio: Vincenzo Amato, il suo attore-feticcio, è nuovamente un emigrante, e il film rievoca i tempi in cui noi italiani eravamo gli «str nieri» che andavano in giro per il mondo a procurarsi il pane. Stavolta, anziché nella New York moderna, siamo nella Sicilia del primissimo '900 dalla quale parte per le lontane Americhe l'intera famiglia Mancuso: madre, figlio e due nipoti già adulti, uno dei quali è - o almeno pare - sordomuto. Il film si apre in un tempo senza tempo, segnato da riti preistorici: padre e figlio scalano un monte tenendo un sasso in bocca (allusione a vecchi rituali mafiosi?) per chiedere alla Madonna se sia il caso o meno di partire, mentre la vecchia matriarca estrae il malocchio da una fanciulla assatanata.
Presa la decisione di emigrare, i Mancuso raggiungono il porto dal quale una nave li porterà in America. Si aggrega loro, nel viaggio, una donna inglese dall'oscuro passato, che all'arrivo a New York chiederà a Mancuso di sposarla per poter entrare negli States. La seconda metà del film è una ricostruzione scrupolosissima, a metà fra il documentario etnografico e il Castello di Kafka, delle procedure complicate e surreali che i viaggiatori debbono affrontare a Ellis Island, l'isola-lager a poche miglia di mare dalla statua della Libertà. Test attitudinali e analisi cliniche che sconfinano nel razzismo, e che hanno come scopo – ben prima di Hitler – la selezione degli «eletti» al fine di creare una presunta «razza» americana perfetta. I Mancuso e gli altri disperati che hanno viaggiato con loro non vedono mai, almeno nel film, l'America: debbono limitarsi a sbirciarla dalle vetrate di Ellis Island, osservando esterrefatti i grattacieli e domandandosi dove diavolo staranno le bestie, in quelle case «che toccano il cielo».
Nuovomondo è un film volutamente claustrofobico, che restituisce perfettamente l'ansia di un viaggio verso l'ignoto e l'esclusione di fronte a un nuovo mondo ricco, chiuso e feroce. Al tempo stesso, Crialese si concede fughe nell'onirico – come la nuotata finale in un oceano lattiginoso – che scavano nell'inconscio collettivo dell'emigrazione italiana. Il film è bello e importante. (…)
Autore critica:Alberto Crespi
Fonte critica:L'Unità
Data critica:

22/9/2006

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

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