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Incontri ravvicinati del terzo tipo - Close Encounters Of the Third Kind

Regia:Steven Spielberg
Vietato:No
Video:Columbia Tristar Home Video
DVD:
Genere:Fantascienza
Tipologia:Spazio critico
Eta' consigliata:Scuole elementari; Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Steven Spielberg
Sceneggiatura:Hal Barwood, Jerry Belson, John Hill, Matthew Robbins
Fotografia:William A. Fraker , Douglas Slocombe, Vilmos Zsigmond
Musiche:John Williams
Montaggio:Michael Kahn
Scenografia:Joe Alves
Costumi:
Effetti:Future General Corporation, Kevin Pike, Douglas Trumbull
Interpreti:Richard Dreyfuss (Roy Neary), François Truffaut (Claude Lacombe), Teri Garr (Ronnie Neary), Melinda Dillon (Jillian Guiler), Bob Balaban (David Laughlin), Philip Dodds (Jean Claude), Justin Dreyfuss (Tony Neary),Cary Guffey (Barry Guiler), Lance Henriksen (Robert), Warren Kemmerling (Wild Bill), J.Patrick McNamara (capo del progetto)
Produzione:Columbia Pictures Corporation - Emi Films
Distribuzione:Columbia - Cineteca del Friuli
Origine:Usa
Anno:1977
Durata:

135'

Trama:

Superato il primo tipo di incontro con gli Ufo (avvistamento), stabilito con certezza anche il secondo (raccolta di prove tangibili), gli Stati Uniti decidono di organizzare il terzo (contatto con gli occupanti). A tale scopo, sotto la direzione dello specialista ufologo francese Claude Lacombe, predispongono una piattaforma presso la Torre del Diavolo (un'isolata montagna del Wyoming) e ne evacuano la popolazione per ragioni di sicurezza, ma senza dare spiegazioni. Mentre il progetto Mayflower procede, nella zona di Muncie (Indiana) gli Ufo appaiono. Tra le persone più colpite la giovane Jillian Guiler, cui gli extraterrestri rapiscono il piccolo Barry, e l'elettrotecnico Roy Neary. Questi costringe la moglie Ronnie con i tre figli ad abbandonarlo, essendo le sue reazioni incomprensibili. Poi, con Jillian, sale sulla Torre del Diavolo nel mirabolante "rendez-vous" fatto in base a suoni e luci. Dalla nave spaziale scendono diverse persone scomparse nel passato; riappare il piccolo Barry. Sulla nave salgono, per stabilire un contatto lungo e costruttivo, alcuni scienziati e lo stesso Roy Neary.

Critica 1:Dopo due contatti (avvistamento, reperimento di tracce) con gli UFO si aspetta il loro arrivo in una zona del Wyoming. Un padre di famiglia, una donna il cui bambino è misteriosamente scomparso e uno scienziato francese stanno all'erta. E l'UFO atterra. La componente tecnica è straordinaria: fotografia di Vilmos Zsigmond (unico premio Oscar su 4 candidature), effetti speciali di Douglas Trumbull, i pupazzi semoventi di Carlo Rambaldi, il più grande set (l'interno di una vecchia aviorimessa per dirigibili) mai usato, la sapiente costruzione drammatica in due tempi affidata alla suspense, tipica del cinema spielberghiano. Ma c'è qualcosa di più: una indubbia carica mitica di timbro junghiano, un discorso sulla pace e l'amicizia con razze extraterrestri. E l'opera di un sognatore per sognatori. Nel 1980 S. Spielberg mise sul mercato un'edizione di 152 minuti con sequenze all'interno dell'astronave.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Incontri ravvicinati non ha una stringente struttura mitica; è piuttosto una rincorsa al mito, che si realizza sottoponendo ad una serie di trasformazioni successive i "mitemi" della tradizione cristiana e tutto il bagaglio delle "scene primarie" dell'immaginazione letteraria e cinematografica americana. Le unità mitiche che vengono sottoposte alla trasformazione (in direzione tecnologica) appartengono alla più epidermica "effettistica" della mitologia sacra.
Abramo, Mosè, Saul, la montagna come luogo di ascesi, la luce che discende come lo Spirito Santo, gesticolazione rituale, volti estatici di santi, folgorazioni, Fede, Grazia, segni ricorrenti del simbolismo cristiano (il numero dodici, i colombi) la babele linguistica, e per concludere il "rendez-vous" pasquale con l'Alieno che scende benedicente e crocifisso. Anche la logica significante del mito è pienamente sfruttata, qui come del resto in Guerre stellari.
Il valore intrinseco attribuito ad un mito dipende dal fatto che gli avvenimenti di cui parla e che si ritiene debbano svolgersi in un certo momento ("tanto tempo fa" nel mito arcaico; "oggi o domani" nel mito moderno) formano anche una struttura permanente. Quest'ultima si riferisce simultaneamente al passato, al presente, al futuro. Lucas e Spielberg nei loro miti artificiali, per stabilire questa dimensione permanente e la sua funzione mediatrice, saldano nella scenografia e nei codici il passato della tradizione e il futuro della tecnologia, le cadenze del western e l'epopea cavalleresca (Lucas), il significato immutabile dell'ideologia cristiana e la cornice quotidiana dell'America rurale (Spielberg). Ma se i miti hanno un senso - scrive Lévi-Strauss - questo non può consistere negli elementi isolati (mitemi) che entrano nella composizione, ma nella maniera in cui gli elementi sono combinati.
Il mito della Forza Cosmica di Guerre stellari e quello (più teoricamente protetto) dei Mondi Possibili di Incontri ravvicinati si realizzano in un sapiente "mélange" di mitemi, amalgamati da veri e propri "fasci di relazioni", il primo sull'asse portante della netta e cosmologica opposizione Bene/Male, il secondo sulla sospensione preparatoria della "science fiction" (per accordare tutti gli elementi necessari al gran finale). Il successo dei due film e la loro capacità di comunicazione quasi planetaria sono probabilmente dovuti a questi "fasci di relazioni" che organizzano, su materiali di partenza molto eterogenei, una struttura narrativa e culturale (un mito pressapoco) di presa emotiva immediata sul pubblico più vasto. Come già accadeva per Guerre stellari, anche Incontri ravvicinati si adagia senza sussulti nella generale tendenza del cinema USA alla svalorizzazione di Ragione, Scienza e Storia, con cui si tenta di aprire nelle coscienze la strada al progressivo trasferimento dei destini dell'uomo e del pianeta nelle braccia di una forza esterna e soprannaturale, che nel film di Spielberg si materializza negli Ufo.
I problemi dell'uomo si accumulano gli uni sugli altri senza che la scienza e il suo apparato tecnologico li possano risolvere. Il pianeta si avvia ad una catastrofe ecologica ed energetica umanamente forse non più controllabile. Ma "noi non siamo soli". La speranza è dunque nello spazio esterno. Ma se la speranza è nelle stelle (nello spazio etico della Galassia.o in quello più contattabile di Incontri ravvicinati) occorre un medium per materializzarla, e il megafilm lo prospetta nella tecnologia (e come poteva essere diversamente in un cinema che proprio alla tecnologia deve la sua capacità d'incantare?).
Il recupero in positivo della tecnologia non è però fatto in termini storici o politici, ma in una dimensione mistico-religiosa in cui la tecnica, corretta e nutrita dal mito, apre all'uomo nuovi orizzonti di speranza e offre al turbamento psichico delle masse un adeguato sistema protettivo: il mito con una forte connotazione tecnologica.
Lo sciamano continua ad andar bene, ma se si presenta con un sofisticatissimo apparato tecnico (come quello degli Alieni di Spielberg) va molto meglio.
Dopo aver ricordato e rinvigorito l'irrazionale positivo, il cinema USA riporta ora l'attenzione sul principio positivo, le forze del Bene, sempre in lotta col Maligno, specialmente qui, su questo nostro povero pianeta.
Sostanza religiosa, dimensione mitica, struttura della favola. Manca solo la cornice spettacolare della "science fiction" e il prodotto, tra grandiosi effetti speciali, turbinio di luci, e il suggestionante effetto di dilatazione che è proprio della "science fiction", è pronto per offrirsi all'irresistibile piacere della visione. (…)
Autore critica:Gualtiero Pironi
Fonte critica:Cineforum n. 172
Data critica:

3/1978

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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