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Idioti - Idioterne

Regia:Lars Von Trier
Vietato:No
Video:Video Club Luce
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Spazio critico
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Lars Von Trier
Sceneggiatura:Lars Von Trier
Fotografia:Lars Von Trier
Musiche:Camille Saint-Saens
Montaggio:Molly Malene Stensgaard
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Jens Albinus (Stoffer), Anne-Grete Bjarup Riis (Katrine), Hans Henrik Clemensen (Anders, marito di Karen), Regitze Estrup (Louise, sorella Di Karen), Christian Friis (Rocker), Anne Louise Hassing Susanne), Anders Hove (padre di Josephine), Bodil Jorgensen (Karen), , Knud Romer Jorgensen (Axel), Nikolaj Lie Kass (Jeppe), Lone Lindorff (madre di Karen), Troels Lyby (Henrik), Luis Mesonero (Miguel), Katrine Michelsen (Nana), Louise Mieritz (Josephine), Lotte Munk (Britta, sorella di Karen), Henrik Prip (Ped)
Produzione:Vibeke Windelov - Zentropa Entertainments2 Aps e Dr Tv - Danish, Broadcasting Corporation - Liberator Prod.Ssrl - Le Sept Cinema - Argus Film Produktie - Vpro Television - Zdf/Arte
Distribuzione:Istituto Luce
Origine:Danimarca
Anno:1998
Durata:

107’

Trama:

Un gruppo di giovani si riunisce in un piccolo paese della Danimarca con un obiettivo molto particolare: hanno deciso di fare gli "idioti", di assumere comportamenti da ritardati mentali e presentarsi così nei ristoranti, nelle case, in altri luoghi del quartiere. Casualmente a loro si unisce Karen che, all'inizio perplessa, si lascia poi coinvolgere dalla situazione. Il gruppo alloggia nella grande villa che Stoffer ha ricevuto in consegna dallo zio perché ne curi la vendita. Arrivano dei compratori, che vengono scoraggiati dalla prospettiva della vicinanza di una casa di ricovero per handicappati mentali. Arriva lo zio per controllare il lavoro svolto, ma capisce che qualcosa non va, ammonisce il nipote e va via. Il gruppo va di casa in casa, e, una volta, riceve la visita di un emissario di un comune vicino che fa la proposta di trasferire in quel territorio gli handicappati in cambio di una somma di denaro. Stoffer respinge il funzionario con violenza e a sua volta cade in preda ad un attacco di bile. Ripresosi, accoglie la proposta degli altri di organizzare una festa per il proprio compleanno. Il gioco finale lo sceglie lui, ed è quello dell'ammucchiata. Non tutti intendono partecipare. Anzi tra Josephine e Jeppe nasce un timido, ma forte sentimento d'affetto. Poco dopo arriva il padre di Josephine che, nonostante i tentativi di alcuni, porta via la figlia che ha problemi psichici. Per il gruppo è un brutto momento. Stoffer ritiene che sia il momento che ciascuno torni nelle proprie sedi e lì si comporti da idiota. Tocca ad Axel, che però rifiuta di presentarsi da moglie e figlio in vesti di scemo. Tocca allora ad Henrik, che è insegnante e sul momento accetta. Ma, una volta in aula con alcune anziane colleghe davanti, non ce la fa e si comporta come sempre. Karen allora ringrazia tutti, dice che è il momento di tornare a casa e chiede a Susanne di accompagnarla. La madre e le sorelle la accolgono con freddezza: Karen ha perduto il figlio piccolo, e non ha avuto la forza di presentarsi al funerale. Arriva il marito, che quasi non la guarda. Si mettono a tavola. Tutto è gelo, e allora Karen fa l'idiota. Il marito le dà uno schiaffone. Susanne la prende per mano e insieme lasciano la casa.

Critica 1:Il Dogma dice : tu non non userai set costruiti, musica da film, supporti per la macchina da presa, trucchi o filtri; girerai a colori, in 35 mm e dal vivo; e, soprattutto, tu non firmerai, non sarai Artista, non creerai Opere. Perché, dopo cent'anni, il cinema è diventato una menzogna imbellettata, e per ritornare a non essere pura illusione deve passare per un voto di castità. La castità è nell'occhio di una macchina a mano, nella percettibile inquietudine di un gruppo di giovani attori costretti a infrangere le regole della recitazione, nel dolore di una stoffa "al limite". La storia di Idioti di Lars Von Trier (secondo nato, dopo Festen di Vinterberg, dalle velleità ironiche e provocatorie del manifesto danese Dogma 95) è quella di un gruppo di giovani riunitisi a vivere in una casa di periferia per tentare di praticare l'idiozia, di rinunciare al controllo non secondo le "regole della follia" (tutto sommato, più tradizionali), ma secondo gli impacci, la maldestrezza, l'impresentabilità dell'idiozia. Gli idioti disturbano nei ristoranti, scandalizzano il vicinato e gli assistenti sociali, corrono nudi per strada, si abbandonano alle ammucchiate. Gli idioti soffrono, quando si chiedono perché fanno gli idioti e fino a che punto siano in grado di condurre la loro "anormalità". Non sono goliardici; sono disperati, stufi, sempre più svuotati. Finché un giorno, alla fine, l'ultima arrivata (Karen, che si è allontanata dalla famiglia dopo che il suo bambino è morto) riesce a superare l'ultima soglia possibile: stretta tra la propria disperazione e l'incomprensione dei parenti, fa l'idiota in mezzo a loro, nel suo ambiente "normale". Un dolore muto e assoluto, che dà un senso alle provocazioni, la libertà, forse le velleità dei momenti precedenti. È come se Von Trier avesse portato la Bess estrema e melodrammatica di Le onde del destino nella realtà e nella prosa del "cinema-verità". Come se si potesse davvero ancora credere a una nuova innocenza del cinema.
Autore critica:Emanuela Martini
Fonte criticaFilm TV
Data critica:

26/1/1999

Critica 2:Una decina di giovani fanno finta d'essere handicappati mentali, ritardati, spastici, e mimano alcuni comportamenti di una delle forme di sofferenza socialmente più diffuse: fanno gesti sconnessi, sbavano, sputano, piangono, fanno sesso promiscuo, s'impiastricciano con il cibo, vomitano, tengono la testa per traverso, mugolano, camminano sussultoriamente oppure si spostano sulla sedia a rotelle. Provocazione, in Idioti? Certo. Il gran regista danese quarantatreenne Lars von Trier, autore premiato di "Europa", "Il regno", Le onde del destino, immagina che il gruppo, riunito in una grande villa vuota, voglia cercare "il piccolo idiota presente dentro ciascuno di noi", intenda studiare limiti e meriti dell'idiozia sperimentandola e vivendola direttamente. L'intenzione dichiarata di von Trier sarebbe quella di rendere omaggio alla anormalità, d'indurre gli spettatori a rinunciare al soffocante autocontrollo quotidiano, di esemplificare il rifiuto della razionalità e dei rapporti sociali educati; ma è lui il primo a non prendere sul serio le elucubrazioni di Idioti, a mostrare la futilità cialtrona dei suoi protagonisti mettendoli a confronto con il dolore vero di altri personaggi. Nel film, una donna spezzata dal dolore per la morte del suo bambino càpita nella comune dei falsi idioti, osservatori e attori dell'idiozia; assiste alle loro esercitazioni caotiche e impressionanti, ascolta le loro teorie; vede una del gruppo, autentica grave malata di nervi, venir portata via dal padre; vede il progetto disfarsi, i finti handicappati disperdersi. Torna a casa sua, ma non resiste alla tetra aridità del marito e dei parenti, ai silenzi domestici densi di giudizi, rancori e ipocrisie. Se ne va. Non crede che "gli idioti sono gli uomini del futuro", ma le imitazioni dell'idiozia le hanno insegnato la libertà della spontaneità e quella libertà l'ha lasciata sperare in una possibile felicità. Trasgressione massima perché si esercita sulla malattia, attacco violento al conformismo, ma anche alla disciplina sociale, pamphlet anarchico, rappresentazione capace di far sentire molto a disagio, Idioti è un film diverso da tutti, assolutamente riuscito rispetto a quanto si proponeva, ed è realizzato benissimo secondo le regole di naturalezza e assenza d'artificio di Dogma 95, unica nouvelle vague europea oggi esistente.
Autore critica:Lietta Tornabuoni
Fonte critica:La Stampa
Data critica:

23/1/1999

Critica 3:Al festival di Cannes Idioti durava 117 minuti. Ora ne dura 114. Nei 3 minuti tagliati c'era un'immagine di sesso esplicito che avrebbe portato al divieto ai minori di 18 anni. Ma quell'immagine durava sì e no 3 secondi, all'interno di una. scena - quella dell'orgia - per nulla sconvolgente. É scomparsa l'intera scena, e il fatto che Lars Von Trier abbia dato il suo assenso non ci obbliga certo a dare il nostro. É stata un'autocensura eccessiva, soprattutto per un film che bene o male nasceva nel segno dell'eccesso. Prodotto e girato secondo i dettami dell'ormai famoso «Dogma '95», una dichiarazione d'intenti alla quale si atteneva anche Festen, da poco uscito in Italia, (in breve: storie contemporanee, presa diretta, niente effetti speciali, assoluta identità cinema-vita), il quinto film del danese Lars Von Trier non è tanto un film sull'idiozia quanto sull'ipocrisia: la prima serve a smascherare la seconda. Nella sequenza iniziale vediamo tre ragazzi che entrano in un ristorante e, comportandosi da handicappati fisici e mentali, «provocano» gli avventori creando situazioni di estremo imbarazzo. Scopriamo immediatamente che i tre fingono: fanno parte di un gruppo che vive in una sorta di comune, e ha scelto come scopo di vita la simulazione dell'handicap come grimaldello per far esplodere le convenzioni sociali. Karen, che li ha visti al ristorante, si unisce a loro. Ben presto la sua famiglia (borghese e rispettabile) tenterà di riprendersela. La «comune» suddetta non è un'isola felice: funziona in modo gerarchico e prevede il rispetto di rituali precisi. cosa sceglierà Karen, l'idiozia coatta (ovviamente nel senso dostoevskiano, «poetico» del termine) o la normalità? Programmaticamente sgradevole, Idioti non è un film semplice, e per chi ha problemi nei riguardi dell'handicap può risultare intollerabile. Però ha un pregio: non è manicheo, non idealizza né la brutale utopia degli «idioti» né il mondo normale che sta al di fuori. in realtà è un film molto nordico, molto scandinavo, che scardina la rispettabilità attraverso regole e rituali altrettanto rigidi. Ricorda, almeno nello spirito, certi film del Bergman più estremo, come Il silenzio o Persona. A far la differenza è lo stile: macchina a mano, illuminazione approssimativa come il «Dogma» impone, fotografia sgranata stile video. Non è il film più bello di Von Trier (Le onde del destino rimane migliore), ma è certo il suo più estremo.
Autore critica:Alberto Crespi
Fonte critica:l'Unità
Data critica:

24/1/1999

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
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