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vita segreta delle api (La) - Secret life of bees (The)

Regia:Gina Prince-Bythewood
Vietato:No
Video:
DVD:No
Genere:Drammatico
Tipologia:Diventare grandi, Giovani in famiglia, Letteratura americana - 900, Natura e ambiente
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori
Soggetto:tratto da romanzo omonimo di Sue Monk Kidd
Sceneggiatura:Gina Prince-Bythewood
Fotografia:Rogier Stoffers
Musiche:Mark Isham
Montaggio:Terilyn A. Shropshire
Scenografia:Warren Alan Young
Costumi:Sandra Hernandez
Effetti:
Interpreti:Dakota Fanning (Lily Owens), Queen Latifah (August Boatwright), Jennifer Hudson (Rosaleen Daise), Alicia Keys (June Boatwright), Sophie Okonedo (May Boatwright), Paul Bettany (T. Ray Owens), Hilarie Burton (Deborah Owens), Tristan Wilds (Zach Taylor), Nate Parker (Neil), Shondrella Avery (Greta), Renée Clark (Doll), Sharon Morris (Violet), Nicky Buggs (Cressie), Bob Hungerford (Frank Posey)
Produzione:Overbrook Entertainment, Donners' Company
Distribuzione:20th Century Fox Italia
Origine:Usa
Anno:2008
Durata:

110’

Trama:

Nella Carolina del Sud del 1964 vive la quattordicenne Lily Owens, cresciuta in una fattoria assieme al padre, un coltivatore di pesche burbero e violento, e alla governante di colore Rosaleen Daise, unica donna ad averle dato affetto. Lily perse la madre all'età di quattro anni, segnando profondamente la sua infanzia. Lily decide di scappare di casa, accompagnata dall'amata governante, la ragazzina inizia un viaggio alla ricerca di se stessa, lungo il suo cammino incontrerà tre sorelle che vivono allevando api. Le tre donne formeranno Lily nel delicato passaggio verso l'adolescenza usando l'esistenza delle api come metafora della vita.

Critica 1:Una ragazzina bianca fugge con la tata nera da un padre manesco e crudele nella Carolina del Sud del 1964 e scopre, nell'ordine: il mondo, il rispetto, le api, il miele, il ballo, la cultura, il divertimento, l'amore. Oltre al ricordo struggente della madre perduta tragicamente da piccola. Tutto grazie a una stramba famiglia formata da tre sorelle di colore che portano ognuna il nome di un mese (May, June, August) e vivono allevando api in una casa rosa confetto molto meno assurda di quanto sembri. Tratto dal best-seller di Sue Monk Kidd, dominato da un gruppo di attrici formidabili e da una regia in miracoloso equilibrio tra fantasia e realtà storica, consolazione e crudezza, La vita segreta delle api è una fiaba che porta impresso su ogni fotogramma gli odori e i colori forti del Sud. Ma anche l'eco di una stagione terribile (le leggi per l'integrazione razziale appena varate dal presidente Johnson erano lettera morta da quelle parti, il film lo ricorda con durezza). Non dite che è mieloso, il miele è nel titolo. Non scambiate per furbizia l'alternanza di registri. Il film parla ai sensi prima che alla mente, nostri e della protagonista. E malgrado qualche scivolata sul fronte drammatico, scioglie un inno ai piaceri della convivenza fra culture diverse non solo convincente, ma adatto anche a un pubblico di giovanissimi.
Autore critica:Fabio Ferzetti
Fonte criticaIl Messaggero
Data critica:

17/4/2009

Critica 2:Tratto dall'omonimo bestseller di Sue Monk Kidd, accostato spesso al classico Il buio oltre la siepe di Harper Lee, La vita segreta delle api ci fa pensare più a una terza accoppiata romanzo/film, quella di Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, per la preponderanza del tema dell'indipendenza e della solidarietà femminile. Le tre sorelle Boatwright, oltre a ricoprire il classico ruolo di "guida" e "ispirazione" di colore per un eroe dalla pelle bianca, sono archetipi di femminilità che prendono tre strade diverse: August (Queen Latifah) è maternità pura, quasi mistica, che non ha bisogno di un uomo; le sorelle che l'affiancano sono complementari a lei e tra di loro: fiera e distaccata la musicista June (Alicia Keys), morbosamente empatica e fragile, come una ferita aperta, May (Sophie Okonedo). La permanenza al loro fianco servirà alle due fuggitive a raggiungere una nuova consapevolezza di sé e del proprio destino. Insieme saranno come le api della colonia delle Boatwright, industriose, coraggiose, gioiose, ma soprattutto non saranno più sole.
La regia di Gina Prince-Bythewood, a cui i produttori/coniugi Will Smith e Jada Pinkett Smith hanno affidato questo progetto, è abbastanza anonima e sembra fin troppo timorosa di imbavagliare le interpretazioni. D'altra parte non si sbaglia con un cast di questo livello: accanto alle magnifiche Latifah e Okonedo (la Keys difetta ancora di mestiere, ma, diciamolo, è bellissima), c'è una Jennifer Hudson molto più naturale e matura che in Dreamgirls, e ovviamente una Dakota Fanning che è un piacere e un privilegio vedere crescere film dopo film.
Per gli uomini lo spazio non è molto, ma quello che hanno è decisamente ben sfruttato, grazie al giovane, energico Tristan Wilds ma soprattutto grazie a Paul Bettany, raffinato attore britannico che rappresenta davvero una scelta curiosa per il ruolo di un ruvido redneck. Nelle scene che a ha disposizione, e in particolare nel confronto finale con la Fanning, scolpisce con pochi tocchi un personaggio complesso e sofferente, un uomo troppo follemente innamorato della moglie per poter amare la sua bambina, e riafferma la rilevanza dell'universo maschile accanto alla soave "comunità delle api".
Autore critica:
Fonte critica:movieplayer
Data critica:

7.4.2009

Critica 3:Non ha certo tutte le sicurezze del mondo la piccola Lily che a 4 anni spara alla madre per errore ed è costretta a passare i seguenti 10 anni con un padre che non le vuole bene e non manca mai di farlo notare. Così quando la misura è colma scappa per intraprendere un viaggio alla scoperta delle proprie radici (sulle orme di uno simile fatto dalla madre) assieme alla sua badante di colore proprio nell'anno della firma della dichiarazione dei diritti civili per gli afroamericani. Ad accoglierla in un nuovo alveo familiare saranno tre sorelle di colore che producono miele, ma nonostante il benessere Lily imparerà che una cosa è firmare un pezzo di carta e una cosa è farlo diventare realtà.
Curioso come la prima scena di La vita segreta delle api sia palesemente identica a quella d'apertura di Mean streets. È l'unico punto di contatto tra un film indipendente e dirompente come quello di Scorsese e quest'opera acquietante e rassicurante che si impone di insegnare allo spettatore il suo punto di vista attraverso le piccole pillole di saggezza poetica messe in bocca ai protagonisti (…). È il modus operandi tipico attraverso il quale l'America riflette e tramanda la propria storia al cinema. Non dal punto di vista del suo svolgimento (o da quello di una sua rilettura come siamo soliti fare noi) ma dal punto di vista sentimentale. L'oggetto del film non sono i fatti che portarono alla firma della dichiarazione dei diritti civili nè le battaglie degli afroamericani (al massimo c'è qualche riferimento pop per inquadrare la questione) ma cosa significò emotivamente tutto ciò. (…)
Autore critica:Gabriele Niola
Fonte critica:mymovies
Data critica:



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