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Tootsie - Tootsie

Regia:Sydney Pollack
Vietato:No
Video:Columbia
DVD:
Genere:Commedia
Tipologia:Mass media
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Larry Gelbartdon, McGuire
Sceneggiatura:Larry Gelbart, Murray Schisgal
Fotografia:Owen Roizman
Musiche:Dave Grusin
Montaggio:Fredric Steinkamp, William Steinkamp
Scenografia:Peter S. Larkin
Costumi:Ruth Morley
Effetti:
Interpreti:Dustin Hoffman (Michael Dorsey/Dorothy Michaels), Jessica Lange (Julie Nichols),Teri Garr (Sandy), Dabney Coleman (Ron), Charles Durning (Les), Bill Murray ( Jeff), George Gaynes (John Van Horm), Geena Davis (April),Doris Belack (Rita), Tony Craig (Joel Spector), Sydney Pollack (George Fields, agente di Michael/Dorothy)
Produzione:Mirage - Punch Productions Inc. – Delphi - Columbia Pictures Corporation
Distribuzione:Columbia Tristar Home Video
Origine:Usa
Anno:1982
Durata:

116'

Trama:

Michael Dorsey è un attore, scrupoloso ed intelligente, che per un motivo o per l'altro non riesce a trovare scritture ed è così costretto, per sbarcare il lunario, a lavorare come cameriere. Un giorno, per una serie di circostanze fortuite, si trova a fare un provino travestito da donna e, ironia, della sorte, ottiene una parte importante in un interminabile "serial" alla TV. Arriva il successo e, con questo, i guai. La vita di Dorothy-Michael è frenetica, con un susseguirsi di momenti critici ed equivoci che l'attore riesce a malapena a fronteggiare. Le cose si complicano ulteriormente quando si innamora di Julie, sua partner nei telefilm, la quale però lo crede, come tutti del resto, una donna; nello stesso tempo, Dorthy-Michael è corteggiato da un maturo attore e dal padre di Julie e, in tutto questo, viene definitivamente lasciato da Sandy, la sua ragazza, che non sa più spiegarsi il suo strano comportamento. Alla fine, per uscire da una situazione ormai insostenibile, Michael rivela davanti a milioni di telespettatori, con una geniale improvvisazione, la sua vera identità: e, passato lo stupore iniziale, avrà la fama a lungo inseguita, e soprattutto, l'amore di Julie.

Critica 1:Michael Dorsey, attore di Broadway bravo ma disoccupato perché rompiscatole, raggiunge il successo professionale quando si traveste da donna, Dorothy Michaels poi detta Tootsie. Comincia in farsa, si trasforma in commedia e finisce quasi come un dramma. Riflessione sul mestiere dell'attore: descrizione critica, non priva di veleni satirici, dell'ambiente televisivo: storia di un uomo che, costretto a fare i conti con la componente femminile della propria natura e a vivere in prima persona la condizione di una donna, migliora. Dustin Hoffman, piccola grande donna, è perfetto. Messo sotto come regista, S. Pollack s'è preso una piccola rivincita come attore. 6 candidature agli Oscar (tra cui quella per la sceneggiatura di Larry Gelbart e Murray Shisgal sotto il controllo di Hoffman), ma una sola statuetta per J. Lange. 1° film di G. Davis.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:(…) Tootsie, dietro la sua apparenza ridanciana, paradossale, accattivante, è un film non poco complesso, forse il più complesso dell'intera produzione pollackiana, poiché non si limita ad un solo livello di discorso, ma ne interseca parecchi.
Intanto, la morale sociosessuale. Michael viene presentato subito come un professionista, sì, ma anche come un uomo a due dimensioni (quel poster di Beckett che occhieggia dietro di lei!). La sua realtà - lo intuiamo bene - è quella del teatro, dell'interpretazione, nella quale, come mostrano le primissime immagini, egli eccelle. Persona che professionalmente non si piega al compromesso (il rifiuto di recitare la parte del cap. Tolstoy secondo un movimento scenico che egli ritiene inverosimile), i suoi rapporti personali appaiono infinitamente inferiori: corteggia aggressivamente e dongiovannescamente le donne, non degna di uno sguardo il bambino di uno dei suoi ospiti. Gli unici rapporti umani positivi che intrattiene sono avvalorati, ravvivati da considerazioni d'ordine professionale: il sacrificio cui si sottomette per ottenere il denaro necessario a mettere in scena la commedia del coinquilino Jeff, Love Canal (l'amore è dunque sino a quel momento creazione artistica - e quanto a questo addirittura scadente, a quel che sembra - non sentimento vissuto).
L'assunzione di una falsa identità sessuale è solo superficialmente lo stratagemma per ottenere il lavoro che non ha a causa della sua irriducibilità (e, diciamolo, del suo radicalismo professionale). Se ne deduce logicamente che a un'attrice è permesso un comportamento intollerabile in un attore. Ma ciò non può avvenire senza feedback: Michael si immedesima nella sua parte tanto quanto nella sua identità femminile (non l'aveva detto lui stesso in apertura ai suoi allievi di «non recitare una parte che non era in loro»?) a un punto tale da comprenderne gli statuti (cifr. la discussione con George Fields per la strada prima di essere invitato al party). Per questo egli può dire a Ron, che sta sproloquiando su amore e fedeltà con tipica malafede maschile: «lo ti capisco più di quanto tu non immagini». Ma, si sa, la linea di demarcazione fra realtà (per quanto falsa, come in questo caso) e interpretazione è sottilissima, e Michael diviene davvero Dorothy, rifiuta i testi, improvvisa le sue concioni facendosi vessillo del sesso opposto e cogliendo per questo le simpatie di quel pubblico. La pratica scolastica e alessandrina, così comune in America, di assumere le difese retoriche del punto di vista opposto al proprio diventa qui superamento dell'esercizio, vera identificazione. Michael, insomma, si mette davvero «nei panni» dell'altro, schizofrenizzando la sua vita a vantaggio del nostro divertimento, ma, se solo volessimo, soprattutto della nostra coscienza.
Egli impara così a «conoscere» le donne nell'unico modo possibile: diventando una di loro, abbracciandone ogni abitudine, dal trucco all'ideologia. Costretto a farlo per ragioni economiche, egli è - per così dire - vittima di un'eterogenesi dei fini. Questo non sarebbe un problema se solo Michael non fosse anche un uomo: comportandosi (o quanto meno, sentendo) come tale, la schizofrenia si fa insopportabile. Nascono così le belle scene «omosessuali»: Michael/Dorothy che osserva intenerito Julie mentre la donna a tavola si prende cura della piccola Amy (lui che all'inizio del film non degnava i bambini di uno sguardo) mentre Les lo osserva con non minore tenerezza in una triangolazione di occhiate tanto esilarante quanto, a ben vedere, angosciante; o quella, più diretta, dell'approccio con Julie (une scena peraltro finissima perché non si limita univocamente alla dinamica del gesto di Michael/Dorothy ma lascia intendere anche un attimo di smarrimento da parte dell'altra). Michael, insomma, si costruisce inconsapevolmente una educazione. «Sono stato con te, da donna, un uomo migliore di quanto io sia mai stato da uomo con le donne», dice nell'ultima sequenza a Julie. Adesso si tratta di continuare ad esserlo, suggerisce lui stesso, portando i pantaloni. Ma c'è di più: «Mi manca Dorothy», dice Julie. «È qui», le risponde Michael, suggerendo l'unione di maschile e femminile in chiunque si prenda la briga di coltivarla ed ammetterla. Da questo punto di vista il finale del film è molto più congruente di quello originariamente previsto dalla sceneggiatura: un ragazzino in caccia di autografi doveva avvicinarsi a Michael chiedendo, «Are you anybody?». E l'uomo rispondeva che lui era «everybody», un re, un principe, un commesso viaggiatore, chiunque, perché era un attore. Magnifica celebrazione di un'insostituibile professione, ma debole conclusione di una vicenda che si propone primamente come Bildung.
Questo, peraltro, ci porta ad un altro livello della pellicola. Tootsie, infatti, è anche uno studio sull'Attore.
Il film si apre non a caso proprio sulle lezioni di recitazione impartite da Michael, nonchè sui suoi tentativi di ottenere una parte. La sequenza iniziale era originariamente lunghissima (sembra addirittura mezz'ora) perché tale l'aveva voluta Dustin Hoffman. Fortunatamente ne uscì solo la breve sezione che è nel film. Fortunatamente perché in questo modo essa figura come un'ottima lezione di economia cinematografica. La sequenza infatti assolve a una serie di funzioni. Da un lato essa ci presenta Michael come un professionista esperto, in grado non solo di recitare ma anche di insegnare a farlo. Dall'altro essa, contrastivamente, ci mostra la difficoltà di trovare lavoro per un professionista esperto, e quindi - implicitamente - allude all'amarezza che questo comporta per il personaggio. Inoltre, essa prepara il terreno per la prima sequenza con Fields (uno straordinario Sydney Pollack: ne parleremo fra poco), che a sua volta è l'ideale trampolino per la scelta «femminile» di Michael (un taglio di montaggio ci porta infatti, subito dopo di essa, in una strada centrale in mezzo ai cui passanti cogliamo per la prima volta Dorothy). Infine, come dicevo, in un paio di scene osserviamo l'intransigenza di Michael, pronto ad abbassare o ad alzare la sua statura, a figurare come un vecchio o un ragazzino, ma mai a venire a patti con quello che ritiene stupido, ingiusto, offensivo. Pollack nella parte dell'agente teatrale è perfetto. Nato come attore (studiò durante i '50 al celebre Neighborhood Playhouse di Stanford Meisner), egli coglie in pieno il «carattere» tipico dello show businessman ebraico nuovayorkese, i suoi tic, le sue inflessioni, le incidentali del discorso, il perbenismo e la praticità pragmatica (purtroppo l'aspetto verbale della caratterizzazione si perde completamente nel nostro paese che vanterà magari anche ottimi doppiatori - quante volte abbiamo sentito questa tiritera! - ma che elimina irrevocabilmente ogni possibilità di capire, o anche solo di intuire, quel che unicamente la versione originale può proprorre dell'interpretazione). (…)
Autore critica:Franco La Polla
Fonte critica:Cineforum n. 224
Data critica:

5/1983

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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