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Strange Days -

Regia:Kathryn Bigelow
Vietato:14
Video:20th Century Fox Home Entertainment
DVD:20th Century Fox
Genere:Drammatico
Tipologia:Spazio critico
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:James Cameron
Sceneggiatura:James Cameron, Jay Cocks
Fotografia:Matthew F. Leonetti
Musiche:Peter Gabriel, Graeme Revell
Montaggio:Howard E. Smith
Scenografia:Lilly Kilvert
Costumi:Digital Domain
Effetti:Ellen Mirojnick
Interpreti:Ralph Fiennes (Lenny Nero), Angela Bassett (Cornette), Juliette Lewis (Faith Justin), Tom Sizemore (Max Peltier), Michael Wincott (Philo Gant), Vincent D'onofrio (Burton Steckler), Glenn Plummer (Jeriko One), Brigitte Bako (Iris), David Carrera (Duncan), Richard Edson (Tick), William Fichtner (Dwayne Engelman), Todd Graff (Tex Arcana), Jim Ishida (Sig. Fumitsu), Michael Jace (Wade Beemer), Nicky Katt (Joey Corto), Louise Le Cavalier (Cindy), Dex Elliott Sanders (Curtis), Josef Sommer (Palmer Strickland), Joe Urla (Keith)
Produzione:Lightstorm Entertainment
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Usa
Anno:1995
Durata:

139’

Trama:

Il 30 dicembre 1999, alla vigilia del nuovo millennio, in tutto il mondo si evidenzia una "escalation" di tensione: soprattutto a Los Angeles, una città violenta e caotica, dove la più recente ed illecita forma di divertimento si basa sulla possibilità di rivivere l'esperienza altrui acquistando dei "clips" contenenti, registrati con tecnica digitale, frammenti di particolari momenti di vita. Qui Lenny Nero, ex poliziotto e ricettatore di "sogni" rubati, come spacciatore vende questi "clips" divenuti, ormai, la più richiesta droga capace com'è di penetrare nei meandri della natura umana (sesso, emozioni e violenza). Quando un anonimo fa pervenire a Nero la registrazione della morte di Iris (una giovane adibita ad un lavoro di collegamento per Lenny registrando "clips") questi ne diviene, suo malgrado, emotivamente complice. In questo particolare momento Lenny può fidarsi di due sole persone: di Lornette Mason, soprannominata Mace, alla quale si rivolge perché lo aiuti a muoversi in sicurezza (Mace è una donna di grande forza che si guadagna da vivere facendo la "guardiaspalle" a ricchi e potenti clienti accompagnandoli con la sua limousine corazzata) e di Max Peltier, un ex poliziotto che sopravvive grazie ad una modesta pensione d'invalidità ed una notevole dose di personalissimo cinismo. Frattanto l'esecuzione sommaria di Jeriko One, divo del "rap" ed attivista militante, spinge le tensioni razziali ancor più verso il punto di rottura. Lenny, Max e Mace devono operare in questo ambiente ed in questa perversa realtà. L'ipotesi che più spaventa Lenny è che chiunque abbia ucciso Iris possa eliminare Faith Justin, una cantante emergente del "Retinal Fetish Nightclub" e simbolo vivente (come ossessionante memoria) dei passati giorni felici trascorsi con lei. Ma costei ha ormai dimenticato quei ricordi: quali che fossero i sentimenti per lui, essi fanno parte di un passato cui lei ha rinunciato e che soltanto Lenny si ostina a conservare per sè, gelosamente. Ma il passato continua a mescolarsi con il presente: più Lenny si avvicina alla verità riguardo agli omicidi più la sua vita è in pericolo. Non deve fare altro che convincere Faith ad aiutarlo per salvare la donna che ama ed evitare di essere ucciso nelle tenebre della notte. Tuttavia Lenny riesce a restare incolume durante le peripezie che è costretto ad affrontare per scoprire la colpevoleza di due poliziotti in divisa.

Critica 1:Un film che sembra di fantascienza e che invece ci racconta terrori e tristezze quotidiane; un delirio visuale costruito con precisione matematica che ci restituisce i nostri sogni più tremendi e le nostre realtà più squallide; le ingiustizie, le tensioni, le delusioni di una società che non si riconosce più, tutte riportate in una città buia e piovosa, dove la luce del giorno si accende solo nella memoria del passato; un percorso agghiacciante attraverso i nostri impulsi più perversi, il piacere di guardare, l'ansia di riprendere, come gusto incessante della violenza e della morte. Strange Days di Kathryn Bigelow è questo e molto altro ancora. E' un film che ricorda bene la storia del cinema (da Peeping Tom di Powell a Blade Runner di Scott), ma che non diventa mai citazione e che non dimentica mai l'umanità dei suoi personaggi e la realtà della quale si nutre. Attraversato dalla fragilità dolorante di Ralph Fiennes, dalla forza rigorosa di Angela Bassett e dall'ambiguità disperata di Juliette Lewis, è uno dei film del decennio.
Autore critica:Emanuela Martini
Fonte criticaFilm TV
Data critica:



Critica 2:Come finirà il XX secolo? Da quando George Orwell intitolò 1984 una previsione catastrofica dell’avvenire del mondo e poi non accadde niente, con certe profezie bisognerebbe mantenersi sul vago; ma in Strange Days la regista Kathryn Bigelow esorta a prepararsi al peggio per la notte del Capodanno del 2000. Sarebbe proprio il caso di fare gli scongiuri: e invece il popolo dei cinefili della Mostra di Venezia, sempre un po’ masochista, è andato in estasi per questa mini-apocalisse e per la sua creatrice aitante e autorevole, ex- moglie del James Cameron di Terminator e tuttora dipendente dalla sua poetica della fantasmagoria pantografata. Sicché gli ultrà del Lido non hanno esitato a impiccare in effigie il direttore Gillo Pontecorvo colpevole, secondo loro, di non aver invitato in concorso un capolavoro. In realtà le cose erano andate diversamente: il bravo Gillo aveva supplicato la 20th Century Fox di lasciargli mettere Strange Days in gara per il Leone e si era visto opporre un rifiuto per non pregiudicare l’uscita negli Usa. Nella quasi certezza di un clamoroso successo, atto a ripagare gli altissimi costi di produzione, che invece il disinteresse del pubblico ha mandato in rosso; e non parliamo dell’accoglienza critica. Su “Time” Richard Corliss ha definito Strange Days “megaviolento e criminalmente stupido”, concludendo che il film “ha un certo occhio per la immagini sapienti, magari avesse anche un cervello”. Però la pugnalata alla schiena dei cinefili nostrani è venuta dalla loro Bibbia mensile, i parigini “Cahièrs du Cinéma”, che dopo aver deprecato “certe battute degne di un Van Damme di serie b” scrivono fra l’altro: “Film abbastanza antipatico, annegato in una colonna sonora che abbruttisce e sembra sostenere in permanenza le incoerenze della narrazione e della messa in scena”. Poco convinto davanti agli entusiasmi esagerati, non condivido neppure queste stroncature radicali: Strange Days non è certo un film nuovo in assoluto, per citare i suoi precedenti letterari ci vorrebbe un volume: e tuttavia c’è nella Bigelow, accanto a un indiscutibile talento nell’assemblaggio degli effetti, un’assimilazione nevroticamente aggiornata del caleidoscopio di una realtà audiovisiva sparata dentro velocissimi processi di trasformazione. Basti vedere come è elaborato nel film lo spunto cronachistico del celebre filmato del pestaggio di Rodney King da parte della polizia, un documento giudiziario che provocò l’esplosione dei ghetti neri. Qui è in ballo il dischetto con l’uccisione di un leader di colore, prova regina finita nelle mani del mercante di sogni Ralph Fiennes: un ex poliziotto della “scuola dei duri”, romanticamente afflitto dall’abbandono dell’amante Juliette Lewis. Il tipo traffica una nuova specie di droga sotto forma di immagini tratte direttamente dalla corteccia cerebrale, che possono far rivivere in diretta esperienze impensabili o morbose. La situazione diventa allarmante quando il protagonista entra possesso del dischetto che prova la colpevolezza di un paio di poliziotto-felloni; e se non fosse per l’aiuto dell’intrepida e concretissima Angela Bassett, che finirà per soppiantare la fedifraga Juliette, il nostro ci lascerebbe le penne. Invece tutto finisce bene per l’intervento paternalistico di un pezzo grosso della polizia, il che attenua il pessimismo del film lasciando sperare che nella barbarie del Terzo Millennio brillerà ancora qualche luce di integrità.
Autore critica:Tullio Kezich
Fonte critica:Corriere della Sera
Data critica:



Critica 3:E’ il penultimo giorno del penultimo anno del millennio, il 30 dicembre 1999. A Los Angeles la gente aspetta il ventunesimo secolo soltanto come un altro spettacolo: qualcosa di nuovo e scottante da seguire subito in tv. Strange days, strani giorni, raccontati da Kathryn Bigelow con quel misto di barbarie, eleganza, struggimento e sadismo che ne fanno la regista americana più originale del momento. Il caos delle rivolte etniche e sociali viene tenuto sotto controllo o quasi dalla polizia in perenne assetto e spiegamento di guerra. La nuova droga comprata e venduta clandestinamente consiste in compact disc che, usati con l’opportuna apparecchiatura, permettono di vivere pienamente (con vista, udito, gusto, tatto, olfatto) visioni e sensazioni estreme altrui, di provare esattamente cosa vuol dire rapinare un ristorante, essere una sedicenne sotto una doccia calda, fare l’amore con uno bello. Lenny Nero (Ralph Fiennes), ex poliziotto, il più cattivo spacciatore di dolore, piacere, gioia, orrore delle vite altrui, il più abile commerciante di questo Cinemascope della mente e dei sensi, è un voyeur: come tutti, più di tutti. Ma casca male con un dischetto in cui alcuni poliziotti ammazzano un leader nero (un’allusione ai quattro agenti di Los Angeles che ammazzarono l’automobilista nero Rodney King e che vennero identificati attraverso il film girato da un videoamatore). La necessità dei poliziotti colpevoli di impadronirsi di quel dischetto provoca omicidi, fughe, trappole, cacce all’uomo. Da qui il film diventa più consueto: sempre che possa venir considerato consueto un lieto fine che ha per sfondo un’immensa manifestazione per festeggiare il Duemila anche con scontri razziali e che vede i cattivi autopunirsi o venir puniti. Scritto e sceneggiato da James Cameron, il regista di Terminator e di True Lies che è stato marito di Kathryn Bigelow, ispirato in parte a Total Recall, il thriller futuristico superviolento e apocalittico acquista dallo stile sensazionale dell’autrice tutta la sua malinconia e tutto il suo fascino da fine secolo. Negli ambienti degradati, nelle scene d’azione brutalmente dinamiche, sopravvivono emozioni archetipiche: la paura di morire, il tradimento dell’amicizia, la protezione materna della forte nera Angela Bassett, l’amore incancellabile per la cantante Juliette Lewis divenuta amante del nemico, il timore dell’oscurità, le sfide romantiche. Un film memorabile, in cui Ralph Fiennes segue il suo percorso letale con impassibilità e Juliette Lewis si conferma straordinariamente seducente, brava.
Autore critica:Lietta Tornabuoni
Fonte critica:La Stampa
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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