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Otello - Otello

Regia:Orson Welles
Vietato:No
Video:Columbia, Elle U Multimedia
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Letteratura inglese - 500/600, Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto dal dramma omonimo di William Shakespeare
Sceneggiatura:Orson Welles
Fotografia:Anchise Brizzi, George Fanto, Alberto Fusi, Aldo Graziati, Oberdan Troiani
Musiche:Alberto Barberis, Angelo Franceso Lavagnino
Montaggio:Renzo Lucidi, William Morton, Jean Sacha, John Shepridge
Scenografia:Alexander Trauner
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Nicholas Bruce, Suzanne Cloutier, Fay Compton, Robert Coote, Joseph Cotten, Jean Davis, Doris Dowling, Hilton Edwards, Joan Fontaine, Michael Lawrence, Michael Mcliammoir, Orson Welles
Produzione:Orson Welles per la Mercury Productions (U.S.A.)- Scalera Film (Roma) - Les Films Marceau (Parigi)
Distribuzione:Cineteca del Friuli - Bim
Origine:Italia
Anno:1953
Durata:

98'

Trama:

Il moro Otello, generale della Serenissima, ama Desdemona, nobile donzella veneziana, che ricambia il suo affetto. Malgrado l'opposizione del padre di Desdemona, i due innamorati si sposano. Mentre la sposa viene condotta a Cipro, Otello affronta e batte la flotta ottomana: sbarcato nell'isola festeggia, ad un tempo, la vittoria delle sue armi e il coronamento del suo sogno d'amore. Il perfido Jago, che gode la fiducia del generale, accomuna nel suo odio Otello e Cassio, giovane ufficiale, nominato governatore. L'odio e l'ambizione insoddisfatta suggeriscono a Jago un piano diabolico. Con arte subdola riesce ad insinuare il sospetto nell'animo buono ed ingenuo d'Otello, facendogli credere che Cassio corteggia Desdemona e che essa gradisce le sue premure. Un fazzoletto, che Jago ha rubato a Desdemona e messo in mano a Cassio, sembrerà ad Otello, fremente di gelosia, una prova sicura del tradimento. Egli fa uccidere Cassio e soffoca la sua sposa innocente nel suo letto: avute le prove dell'innocenza di Desdemona, Otello, disperato, s'uccide. Jago sconterà con la vita i suoi tradimenti.

Critica 1:Dal dramma (1604-05) di William Shakespeare. Il film girato da O. Welles fuori dagli Stati Uniti tra innumerevoli traversie per mancanza di denaro. Incompreso quando uscì per la sua resa sanguigna e barbarica, espressionisticamente dilatata e frantumata, del dramma shakespeariano. Influenzato da Ejzenštejn. Vi compaiono Joseph Cotten come senatore e Joan Fontaine come paggio. Palma d'oro a Cannes ex aequo con Due soldi di speranza. Geniale.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:(…) “Vi prego, quando, nella vostra lettera, narrerete questi foschi eventi, di darmi per quello che sono, non attenuate la verità, e non aggravatela con malizia; parlate di uno che nel troppo amore non ha saputo esser savio, di uno che non era facile a ingelosirsi ma che, aizzato, perdeva ogni ritegno (...); di uno dai cui occhi abbagliati piovevano lagrime come dai pini le gocce d'incenso”. Nella vecchia traduzione di Paola Ojetti (non ho a disposizione i dialoghi del film) le parole che Otello pronuncia prima di darsi la morte con un pugnale si attagliano perfettamente, oltre che al personaggio, al suo interprete regista, e lo sguardo umile e accorato che Welles nell'occasione ci lancia dallo schermo ha il sapore di un presagio e il senso di un commiato, entrambi caratterizzanti da sempre l'intera sua opera cinematografica.
Non è la sola volta in cui Orson gioca a esporsi, in un misto di narcisismo e masochismo che a posteriori induce a riflettere. (…) La grandezza di Welles attore, prima ancora che regista, si misura in Othello sul metro della misura. Non è uno scioglilingua e nemmeno una tautologia. È la potenza della sua presenza fisica, ancora possente senza essere pletorica, commista a una sorta di umiltà di fondo: quella che deriva al personaggio dal fatto di essere moro" (come quella che deriva a Shylock dal fatto di essere ebreo in una Venezia più o meno analoga). Nei suoi rapporti con il potere, nei suoi rapporti con le forze in campo (o messe in campo contro di lui), nei suoi rapporti con l'amore, il personaggio è un "diverso" consapevole di esistere come tale, in un misto di umiliazioni patite e di arroganze esibite, di ire sopite e di obnubilamenti improvvisi, di calcoli astuti e di slanci generosi: il tutto sotto l'insegna di una precarietà esistenziale e di un dissolvimento in atto. Lo stile frammentato (un po’ per libera scelta, un po’ per esigenze pratiche e produttive) anziché disperdere l'impressione la accentua. Othello pare in scena dalla prima all'ultima inquadratura, anche quando materialmente è assente: di lui si parla in continuazione, per lui (o contro di lui) si agisce, a lui si adegua il sovrabbondante impianto scenico, ora barocco ora espressionista.
Ascoltare Welles in originale - come Othello finalmente consente e come, a livello di massa, la televisione ormai ampiamente permette: basti pensare a The Magnificent Ambersons - è la controprova del tono adottato. Magni-loquente ma non enfatica, spesso sommessa e quasi flautata, frequentemente accompagnata da accentazio-ni di mestizia e di intima sofferenza, la voce che proma-na da quella poderosa cassa toracica gonfiando le gote e lasciandosi emettere attraverso quelle turgide labbra è una dimensione della chiave adottata per una messa in scena di grande suggestione non disgiunta da grande umanità. Grazie a questa voce, le passioni appartengono al panorama, le metafore si traducono in immagini, gli eccessi rientrano nel piano della normalità. Il Moro di Venezia assume così i contorni di qualcuno che si distingue dagli altri non per sovrabbondanza ma semmai per difetto: e il suo "difetto" è quella capacità di "comprensione", di assunzione su di sé dei mali esistenziali, che manca viceversa a chi lo circonda. Il vero guaio del mondo sta nell'invidia, non nella gelosia; sta nelle lente spire del complotto, non negli improvvisi scatti della violenza; sta nella meschinità ben paludata, non nella istintività ancorché sregolata.
Leggere Othello, l'interpretazione che ne dà Welles, come un contributo alla sua autobiografia è ancor più legittimo se si pensa al contesto delle riprese e al risultato finale. Nonostante le interruzioni, le dispersive locations, lo snervante protrarsi nel tempo della visualizzazione e quel tanto di improvvisato o di raccogliticcio che contraddistingue spesso l'opera del regista (ora come espressione di una mente inquieta, ora come divertissement da eterno fanciullone), la cifra stilistica di questo film shakesperiano (e l'aggettivo serve anche a indicare una sostanziale, talora persino pedissequa, fedeltà al testo originale) è di un'encomiabile unitarietà, e il parallelo con la vita si fa così ancora più intenso. Le 1500 inquadrature che affollano un'ora e mezzo di pellicola, con una media di durata di 4 secondi l'una, si configurano come flash, non assumono la dimensione di "materiale intellettuale", bensì si dispongono (elementi di un continuum, di una summa esistenziale. Inquadrature sghembe, composizioni elaborate, prospettive audaci, tormentati movimenti di macchina, giochi asimmetrici di campi e controcampi, toni luministici a effetto, calcolatissime insistenze di acque e di cieli impongono la loro presenza a livello di frammento (si tratti di un trailer o di una serie di foto di scena) letteralmente si annullano nell'insieme, che è un tuffo nella moderna psiche prima ancora che nelle antiche architetture.
La stessa "geografia ideale” che si presta a curiose citazioni e ad aneddoti (Iago che passa da una chiesa Torcello a una cisterna portoghese ...), non assume rilievo di possibile identificazione, presente per esempio - un po' a livello di cartolina illustrata - in Giulietta e Romeo di Castellani, bensì viene a costituire un unicum giustamente indecifrabile. Quasi come il fazzoletto, la candida pezzuola, di Desdemona (d'ora in poi, per favore, pronunciare Desdemòna!) che altro non è se non la reincarnazione di un bocciolo di rosa, un tempo chiamato Rosebud.
Autore critica:Lorenzo Pellizzari
Fonte critica:Cineforum n. 321
Data critica:

1-2/1993

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:Otello
Autore libro:Shakespeare William

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