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Matrimonio di Lorna (Il) - Silence de Lorna (Le)


Regia:Dardenne Jean-Pierre, Dardenne Luc

Cast e credits:
Soggetto: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne; sceneggiatura: Jean-Pierre Dardenne, Jean-Luc Dardenne; fotografia: Alain Marcoen; montaggio: Marie-Hélène Dozo; scenografia: Igor Gabriel; costumi: Monic Parelle; interpreti: Arta Dobroshi (Lorna), Jérémie Renier (Claudy), Fabrizio Rongione (Fabio), Alban Ukaj (Sokol), Morgan Marinne (Spirou), Anton Yakovlev (Andreï), Grigori Manoukov (Kostia), Mireille Bailly (Monique Sobel); produzione: Jean-Pierre e Luc Dardenne, Denis Freyd, Andrea Occhipinti per Les Films Du Fleuve-Archipel 35-Lucky Red-Rtbf, Arte/Wdr-Gemini Film-Mogador Film; distribuzione: Lucky Red; origine: Francia-Gran Bretagna, 2008; durata: 105’.

Trama:Lorna è una ragazza albanese che, pur di realizzare i suoi sogni e vivere in Belgio, si adatta a sposare un giovane drogato. La sua è una decisione consapevole e cinica perché lei spera che, una volta morto suo marito per un'overdose, lei possa essere finalmente libera di fare ciò che desidera. Ma il suo giovane marito, invece, vuole continuare a vivere...

Critica (1):I fratelli Dardenne sanno come fare male. Non è colpa loro, anzi è il loro vero talento. Da una quindicina d'anni infatti i registi belgi della Promessa, Il figlio, Rosetta, L'enfant, gli ultimi due premiati con la palma d'oro proprio qui a Cannes, prendono il mondo in cui viviamo, un mondo infinitamente complesso e insieme incredibilmente opaco, monotono, indecifrabile, e lo riducono a pochi segni essenziali che ne svelano tutta la crudeltà. Crudeltà dei rapporti di potere e di dominio mascherati da vita quotidiana. Crudeltà delle regole non scritte della sopravvivenza, che sottomettono anche la sfera più intima della nostra esistenza alle leggi implacabili dell'economia. Crudeltà, infine, di un mondo che a forza di razionalizzare, informatizzare, burocratizzare ogni aspetto e momento del nostro passaggio in questo mondo, ha imparato a difendersi da tutto ciò che ha una forza e un'identità personali, fino quasi a cancellarne i connotati.
È ciò che si prova davanti a Le silence de Lorna (…), una storia semplice e astratta come un teorema e insieme così potente e piena di vita da lasciare senza fiato come capita solo alla grande arte (sarà banale ma è inevitabile pensare alla grande pittura fiamminga, Vermeer in testa, che evocava un'intera epoca con uno o due personaggi in un interno).
La Lorna del titolo è un'albanese che vive a Liegi. Una ragazza graziosa e di poche parole, un'immigrata come ce n'è a milioni, che però conduce uno strano ménage. La sera rincasa da un giovane a cui non concede la minima confidenza, che invece sembra avere massimo bisogno di lei, delle sue cure e attenzioni. Quel giovane, Claudy (Jéremie Rénier, fedelissimo dei Dardenne), infatti è suo marito, ma è un marito per finta, sposato solo per avere la cittadinanza belga. E poiché è un tossicomane che cerca disperatamente di curarsi, Lorna sa che non resteranno insieme a lungo. Un misterioso tassista italiano infatti (Fabrizio Rongione) già progetta un nuovo matrimonio con un russo, che a sua volta otterrà da lei la cittadinanza belga e che naturalmente paga bene. Quanto a Claudy, nessun problema: è un tossico, i tossici fanno spesso una brutta fine. Basta tenerlo sempre in bilico fra "scimmia" e disintossicazione, un'overdose fa presto a capitare. E la burocrazia, con i suoi registri e i suoi computer, è facile da ingannare.
La tenera Lorna insomma, che la sera telefona trepidante al fidanzato albanese con cui progetta di aprire un bar, è un'assassina, almeno in potenza. Ma in cuor suo spera di cavarsela con un divorzio, dunque a un certo punto inizia a procurarsi lividi enormi per provare che il marito la picchia, glielo dice addirittura, perché Claudy è come un bambino bisognoso di tutto, picchiami così divorziamo e anche tu incassi una bella indennità, ma lui proprio non ce la fa a alzare le mani, così lei sbatte la testa al muro, in ospedale, poi corre a farsi medicare. Ma quando scopre che nonostante tutto, con il divorzio già in corso, il destino di Claudy è segnato, ecco la scena indimenticabile e paradossale. Perché lui, ignaro e ormai disintossicato, vedendosi ancora respinto vuole uscire a drogarsi. Ma lei glielo impedisce, lo butta a terra, chiude la porta a chiave, getta la chiave dalla finestra. Quindi inizia freneticamente a spogliarsi, rivelando un sentimento insospettato insieme a un corpo meno grazioso del previsto e vagamente infantile che aggiunge tenerezza alla scena, e fa l'amore con lui. È un momento assolutamente straziante e c'è ancora quasi metà film da non raccontare assolutamente.
Fabio Ferzetti,
Il Messaggero, 20/5/2008

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