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Basilicata coast to coast


Regia:Papaleo Rocco

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Valter Lupo, Rocco Papaleo; fotografia: Fabio Olmi; musiche: Rita Marcotulli; montaggio: Christian Lombardi; scenografia: Sonia Peng, Elio Maiello; costumi: Claudio Cordaro; interpreti: Alessandro Gassman (Rocco Santamaria), Giovanna Mezzogiorno (Tropea Limongi), Rocco Papaleo (Nicola Palmieri), Paolo Briguglia (Salvatore Chiarelli), Max Gazzè (Franco Cardillo), Claudia Potenza (Maria Teresa), Michela Andreozzi (Lucia), Antonio Gerardi (Carmine Crocco), Augusto Fornari (Press Agent), Gaetano Amato (Onorevole Limongi); produzione: Isabella Cocuzza e Arturo Paglia per Eagle Pictures, in collaborazione con Paco Cinematografica-Ipotesi Cinema; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Italia, 2010; durata: 105’.

Trama:Un variopinto gruppo di musicisti si mette in viaggio per partecipare al Festival del teatro-canzone di Scanzano Jonico. Attraversando a piedi la Basilicata, dal Tirreno allo Ionio, e sperimentando imprevisti e incontri inaspettati, il viaggio si trasformerà per tutti loro in una vera e propria terapia...

Critica (1):Un viaggio in Basilicata seguendo le avventure di un quartetto di musicisti un po' sgangherato che per partecipare al festival di Scanzano si fanno a piedi il tratto dalla costa tirrenica a quella jonica. Coast to Coast appunto. Il leader – Rocco Papaleo – è un professore di matematica con grande amore per la musica. Gli amici che lo sostengono ne condividono la passione seppure senza la stessa testardaggine – Alessandro Gassman, belloccio di provincia, Paolo Briguglia timido e irrisolto, Max Gazzé assolutamente muto. Forse è per questo che nessuno li prende tanto sul serio, anzi ci ridono sopra e le battutine in paese si sprecano. A credergli è solo la testata parrocchiale locale che manda a seguirli un'inviata, Giovanna Mezzogiorno, giornalista un pochino antipatica e molto frustrata, anche figlia di onorevole, che finirà per condividere improvvisazioni musicali e imprevisti. Per esordire come regista Rocco Papaleo torna nella sua terra, la Basilicata, regione tra quelle che alle ultime elezioni hanno registrato una delle più alte percentuali di voti a sinistra. E scommette sulla commedia musicale che omaggia anche la tradizione del teatro e della canzone lucane. L'idea è bella e commovente, e Papaleo si mostra autore sensibile, delicato, con l'umorismo giusto, che si appassiona ai luoghi e alle storie come mostra l'entusiasmo con cui racconta.
É lieve il viaggio dei quattro che non condurrà da nessuna parte, dunque in infinite direzioni. Il riferimento che viene subito in mente è la poesia di Jack Kerouac, anche se in realtà i quattro ricordano molto il viaggio sull'asino che fece alla fine dell'Ottocento in Lucania il presidente Zanardelli per toccare con mano l'infinita povertà di quella popolazione. Non fu certo propaganda come molti l'accusarono all'epoca, il primo ministro italiano voleva far conoscere al resto del paese, che non sapeva, le condizioni di quella regione. Del resto è sempre lui che proporrà un disegno di legge sul divorzio, già allora, schierandosi apertamente in contrasto con le politiche clericali - difatti venne attaccato duramente.
Papaleo fa un film che ci fa scoprire poco a poco il paesaggio ma la sua non è una cartolina «calcolata» per esigenze tutistiche o da film commission, anzi tra i film commission movies questo appare il più sfacciato, e perciò anche il più divertente. La bellezza, siamo a Maratea col suo grande Cristo e l'acqua limpida, nasce dalla temperatura emozionale, nel gioco scanzonato di questa ballata semplice e malinconica in cui però non servono tante parole. Difatti Gazzé è muto, quello che conta sono le corde del suo violoncello che bastano a raccontare un pensiero e un'anima. I quattro attraversano lande deserte che somigliano all'orizzonte del western, in cui ci si muove con lentezza: tempi morti e contatto con la natura. la musica - bella e imprevista la colonna jazz di Rita Marcotulli - è il linguaggio più puro e profondo delle parole, che esprime non le idee ma i battiti del cuore. É l'anima della Basilicata un paese segreto, che ama la discrezione con le sue belle donne e i suoi quasi-briganti. E una terra libera anche dagli immaginari (lo ha detto il regista) e dalle immagini che appartengono al passato - tipo la temibile magniloquenza del Gibson cristologico tutti mediatizzato nella Passion. Papaleo somiglia invece più ai cantastorie (lucani), i suoi eroi che non compiono comunque «grandi imprese» girano difatti a piedi come se le distanze fossero sterminate, immersi in un tempo fuori dal tempo e dalla geografia.
Cristina Piccino, Il Manifesto, 9/4/2010

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