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Angelo del crimine (L') - Angel (El)


Regia:Ortega Luis

Cast e credits:
Sceneggiatura: Luis Ortega, Rodolfo Palacios, Sergio Olguin; fotografia: Julián Apezteguía; montaggio: Guille Gatti; arredamento: Julia Freid; suono: José Luis Díaz; interpreti: Lorenzo Ferro (Carlitos), Chino Darín (Ramon), Mercedes Morán (Ana María), Daniel Fanego (Jose), Luis Gnecco (Hector), Cecilia Roth (Aurora); produzione: Agustín Almodóvar, Pedro Almodóvar, Leticia Cristi, Pablo Culell, Esther García, Axel Kuschevatzky, Matías Mosteirín, Sebastían Ortega, Hugo Sigman per K&S Films, Underground Producciones, El Deseo; distribuzione: Movies Inspired; origine: Argentina-Soagna, 2018; durata: 120’.

Trama:Buenos Aires, 1971. Carlitos è un adolescente di 17 anni dalla faccia angelica. Quello che vuole lui ottiene. Al liceo incontra Ramon e insieme formano un duo dal fascino velenoso. I furti, le bugie, anche uccidere diventa presto un loro modo di esprimersi.

Critica (1):Diretto da Luis Ortega e sceneggiato dallo stesso con Sergio Olguín e Rodolfo Palacios, L'angelo del crimine è ambientato nella Buenos Aires di inizio anni Settanta e racconta la storia di Carlitos, un diciassettenne spavaldo dai riccioli biondi e dalla faccia d'angelo che sin da ragazzino ha mostrato la sua vera vocazione da criminale. Quando nella nuova scuola incontra Ramón, Carlitos viene attratto dai suoi modi e ne cattura l'attenzione: insieme intraprendono un viaggio di scoperte, amore e violenza, in cui uccidere è solo una conseguenza casuale delle loro azioni.
Il tutto continua fino al giorno in cui Carlitos viene arrestato. Soprannominato dai media "l'angelo della morte" per via delle sue sembianze angeliche, Carlitos diviene suo malgrado una celebrità, nonostante si sia macchiato di 40 rapine e 11 omicidi.
Con la direzione della fotografia di Julián Apezteguia, le scenografie di Julia Freid e i costumi di Julio Suárez, L'angelo del crimine è ispirato alla vera storia di Carlos Robledo Puch, criminale argentino che con i suoi 45 anni di condanna è divenuto colui che è stato più tempo in carcere nella storia dell'Argentina.
A dispetto delle sue sembianze e delle teorie fisiognomiche di Cesare Lombroso (secondo cui i criminali corrispondono caratteristiche fisiche ben precise), Robledo tra il 1971 e il 1972 si trasformò in un serial killer in grado di uccidere undici persone con una pallottola nella schiena o nel sonno. Figlio di una buona famiglia, ebbe nel suo background sociale un ottimo alibi ma la stampa rimase profondamente colpita dal suo volto angelico che fece di lui una sorta di versione maschile di Marilyn Monroe (come ebbe a dire una volta un poliziotto).
"Da ragazzi tutti noi commettiamo qualcosa di insensato o fuori dal normale. Alcuni, però, si spingono oltre il punto di non ritorno. L'angelo del crimine parla di ciò, di come l'innocenza dell'infanzia possa trasformarsi in follia da adulto", ha sottolineato il regista in occasione della presentazione del film al Festival di Cannes 2018 nella sezione Un certain regard. "Leggendo Diario del ladro o Notre Dame des Fleurs di Jean Genet, sono rimasto molto colpito dall'aspetto poetico e quasi religioso dell'esperienza criminale. Ciò mi ha spinto a riprendere in mano una vecchia vicenda del mio paese: in Argentina, nel 1971, abbiamo avuto questo ragazzino che ha messo a segno rapine e ha ucciso un bel po' di persone. Il suo aspetto era angelico e per tale ragione L'angelo del crimine non è un film feroce".
Filmtv.it

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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