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Party (The)


Regia:Potter Sally

Cast e credits:
Sceneggiatura: Sally Potter; fotografia: Aleksei Rodionov; montaggio: Anders Refn, Emilie Orsini; scenografia: Carlos Conti; costumi: Jane Petrie; interpreti: Kristin Scott Thomas (Janet), Timothy Spall (Bill), Patricia Clarkson (April), Bruno Ganz (Gottfried), Cillian Murphy (Tom), Emily Mortimer (Jinny), Cherry Jones (Martha); produzione: Adventure Pictures, Oxwich Media; distribuzione: Academy Two; origine: Gran Bretagna, 2017; durata: 71’.

Trama:Janet è appena stata nominata ministro del governo ombra, il coronamento della sua carriera politica. Lei e il marito Bill decidono di celebrare l'evento con pochi amici stretti, ma quando gli ospiti arrivano nella loro casa di Londra la festa prende una brutta piega: Bill, infatti, improvvisamente fa due rivelazioni che scioccano Janet e tutti i presenti. Da quel momento, nonostante la facciata di sinistra colta e liberale, tutti loro sono pronti a mettere in discussione amore, amicizia, opinioni politiche e un intero modo di vivere. Sotto la superficie elegantemente liberal degli ospiti freme la rabbia. Lo scontro li spingerà a sfoderare l'artiglieria pesante, anche in senso letterale.

Critica (1):(…) The Party racconta di Janet, un’esponente di spicco del partito Laburista inglese che insieme al marito Bill, docente universitario e scrittore, organizza una piccola celebrazione per festeggiare la sua fresca nomina a ministro della Salute nel nuovo governo ombra. Al rinfresco, organizzato nell’abitazione londinese della coppia, partecipano collaboratori e amici di una vita: l’assistente Tom, le vecchie amiche April e Martha, una con il nuovo fidanzato tedesco Gottfried e l’altra con la compagna Jinn incinta di tre gemelli. Quello che dovrebbe essere una conviviale e placida festicciola fra amici viene però rapidamente scossa da rivelazioni scioccanti che danno origine a furiosi litigi. Segreti, inganni, tradimenti che rischiano di trasformare il party in una vera e propria tragedia.
Scritto e modulato come una black comedy ma architettato come un dramma da camera, il film è una pochade con intenti evidentemente satirici dove viene riciclato il vecchio e abusato copione della festa che si trasforma lentamente in un gioco al massacro. E se come commedia funziona benissimo calibrando umorismo e sarcasmo, descrivendo alla perfezione la maschera di ognuno dei personaggi (formidabile pur nella sua dimensione macchiettistica, la coppia Patricia Clarkson, amica cinica e disillusa della protagonista, e Bruno Ganz, fricchettone agée che parla solo per frasi fatte e banali considerazioni sul senso della vita) è però incapace di ergersi, come vorrebbe, a satira di costume su larga scala.
L’intento è quello di ironizzare, con una certa dose di autoreferenzialità, sulla sinistra borghese da salotto, quella degli intellettuali radical-chic che (non solo) nel Regno Unito – come è stato indubitabilmente sancito dalla Brexit – sta perdendo consensi e si sta allontanando in maniera sempre più netta dalla middle-class. (…)
È chiaro che il party del titolo si riferisca non tanto (o non solo) alla festa in sé ma soprattutto al Labour Party di cui ognuno dei protagonisti rappresenta un diverso atteggiamento. A cominciare proprio da Janet, convinta sin dall’inizio di essere lì per assolvere una funzione, per fornire un servizio – «I’ve been working day and night for the Party, our Party!» risponde ad April che le rimprovera di non essere la persona adatta per il ruolo che ricopre – ma che si scopre invece mossa da quelle stesse logiche egocentriche e personaliste che applica alla propria vita privata. Insomma le sorti della festa e quelle del partito, dove la prima è la grossolana metafora del secondo, dovrebbero coincidere e portare alle medesime, esiziali conseguenze. E vista in quest’ottica la parabola dei laburisti – che non a caso sono relegati al ruolo dello shadow cabinet – andrebbe intesa come quella di una famiglia in disfacimento a cui tocca prendere coscienza della propria caduta nel momento in cui si riunisce per celebrare una festa. Una prerogativa della sinistra non così difficile da comprendere, in reltà. E qui da noi talmente risaputa e sperimentata da risultare grottesca più che comica, tragica più che farsesca.
Lorenzo Rossi, cineforum.it, 7/2/2018

Critica (2):(…) Janet (Kristin Scott Thomas) ce l’ha fatta ed è arrivata al potere: diventerà ministro della salute. Si deve festeggiare, tra amici intimi. La festa, però, prende una piega inaspettata quando Bill fa due rivelazioni che sconvolgeranno la moglie e i presenti. Sette vite in poco più di un ora di pellicola. Il tempo è perfetto.
Una rappresentazione per pochi, in ambienti raccolti, di piccole dimensioni, dove la distanza tra pubblico e attori è piccola e lo sguardo del regista si concentra sulle più piccole sfumature dei gesti e delle espressioni. Il Kammerspiel di Sally Potter è intimistico e psicologico, e irresistibilmente ironico. L’equilibrio è perfetto. The Party è un tableau femminile per le donne e sulle donne. Ma anche empatico con la prospettiva maschile.
Potter punta sulle turbolenze, il panico, la collisione, il caos, per mettere a nudo le false sicurezze, la morale senza più consistenza dell’intellettuale (alto)borghese, il ruolo delle donne nell’era post – post femminista, il dibattito sui generi. La regista sessantasettenne ha sempre avuto uno sguardo profondo sulle donne, in lavori sperimentali, poetici, storici, autobiografici come Orlando, Lezioni di tango, Rage.
In The Party non rinnega la sua solidarietà femminile, la approfondisce. Dramma e commedia, The Party è soprattutto un divertissement veloce e cattivo. La situazione, per una generazione, e un’ Europa, senza più ideali e bloccata da un’insicurezza permanente, è molto seria. Ma non disperata.
Simone Porrovecchio, cinematografo.it, 8/2/2018

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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