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Marigold Hotel


Regia:Madden John

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo di Deborah Moggach; sceneggiatura: Ol Parker; fotografia: Ben Davis; musiche: Thomas Newman; montaggio: Chris Gill; scenografia: Alan MacDonald; arredamento: Tina Jones; costumi: Louise Stjernsward; effetti: Double Negative; interpreti: Judi Dench (Evelyn Greenslade), Bill Nighy (Douglas Ainslie), Penelope Wilton (Jean Ainslie), Dev Patel (Sonny Kapoor), Celia Imrie (Madge Hardcastle), Ronald Pickup (Norman Cousins), Tom Wilkinson (Graham Dashwood), Maggie Smith (Muriel Donnelly), Tena Desae (Sunaina), Lillete Dubey (Sig.ra Kapoor), Paul Bhattacharjee (Dr. Ghujarapartidar), Lucy Robinson (Judith), Sid Makkar (Jay), Seema Azmi (Anokhi), Vishnu Sharma (Sig. Maruthi), Diana Hardcastle (Carol), Neena Kulkarni (Gaurika), Rajendra Gupta (Manoj); produzione: Blueprint Pictures; distribuzione: 20th Century Fox Italia; origine: Gran Bretagna, 2011; durata: 123’.

Trama:Attratti dalla pubblicità dell'Hotel Marigold, un gruppo di pensionati britannici decide di ritirarsi nella esotica e decisamente più economica India. Giunti sul posto, si renderanno conto che il nuovo ambiente è meno lussuoso di quanto avessero immaginato, ma la nuova esperienza gli farà scoprire che la vita e l'amore possono iniziare di nuovo quando si lascia andare il passato.

Critica (1):I magnifici sette anziani inglesi in cammino verso una casa di riposo a Jaipur, sono convinti ancora d'essere i British dell'impero coloniale, come in un ritrovato Forster o in un Louis Bromfield o in un inedito di Maugham. Invece vengono da “These Foolish Things” di Deborah Moggach e fanno un personale passaggio in India per sveltire la burocrazia della nostalgia e accomodarsi nella terza età. Sono, come si addice al racconto collettivo, la fauna di varia umanità col comun denominatore dell'over 70 e del cast prestigioso. (...) Il discorso sulla terza età, un tempo inviso al cinema (se non col fantasy di Cocoon) sta diventando consueto ed in questa commedia non solo per pensionati, John Madden, regista di Shakespeare in Love che ha appena preso a Bari Festival il premio Fellini, evita la tragedia in nome dell'ironia, del piacere del gossip sentimentale, degli incastri sempre imprevisti degli affetti e di un po' d'inevitabile folklore tra calore e polvere nel traffico in tilt di motorini, auto e biciclette, mucche ed elefanti in un paese equidistante dai templi del passato e dal call center del presente: in India dicono che alla fine si sistema tutto ed infatti c'è un lieto fine. La cosa bella è che in fondo nessuno si prende sul serio, i drammi stingono nella ripetizione del quotidiano (...). In puro stile britannico understatement i dialoghi, specie delle ladies, e quando ci sono Maggie Smith e Judi Dench con le loro smorfie maliziose il film ha una marcia in più, senza nulla togliere al resto della compagnia tra cui Ronald Pickup, il farfallone amoroso, Tom Wilkinson che fa outing con tutti straziando il cuore di Penelope Wilton, la bella e paziente Tena Desae. Dove Madden, che ha solo 62 anni, centra il bersaglio, a parte qualche prolissità, è nella nascita di una amicizia generazionale, tema gettonatissimo nel cinema europeo più recente.
Maurizio Porro, Il Corriere della Sera, 30/3/2012

Critica (2):John Madden dice «sono un po' imbarazzato nel vedere il mio nome associato a quello di Fellini che era un genio». L'accostamento viene dal fatto che al regista britannico viene conferito dal Bari Film Festival il riconoscimento intestato a Fellini 8 e %, seguito dalla proiezione del suo nuovo film: Marigold Hotel (...). Una storia che ruota attorno a un gruppo di protagonisti «diversamente giovani», che ormai in età da pensione vanno a vivere in India, dove un giovane locale ha predisposto un hotel-resort proprio per loro. Nonostante l'invecchiamento sia considerato un tema non proprio gradito per gli addetti al marketing il film ha ottenuto un ottimo riscontro di pubblico in Gran Bretagna «Non ce lo aspettavamo – confessa Madden – non sai mai come funzionano queste cose. Di certo non è un film rivolto solo agli anziani, ma anche ai giovani, che hanno poi deciso di andare a vederlo con i genitori o con altri parenti. Il diventare vecchi è un soggetto interessante. L'importante è non rimpiangere il passato o angosciarsi per il futuro, ma preoccuparsi solo del presente. Poi ci sono emozioni e sentimenti che non cambiano con l'età, forse per questo ai giovani alcuni comportamenti dei personaggi sono sembrati sorprendenti, ma anche divertenti e rassicuranti».
Tratto da un romanzo di Debora Moggach «il film è piuttosto una evoluzione del libro. Ci sono stati cambiamenti. Uno dei più rilevanti sta nel fatto che il romanzo offre ampio spazio al passato dei personaggi, che va benissimo sulla pagina scritta ma per un film ci è sembrato che la storia dovesse svolgersi al presente, come se i personaggi vivessero una sorta di momento di sospensione, di confusione che poi si chiarisce». La vicenda raccontata sembra rinverdire i fasti delle comuni anni '60, quando i protagonisti erano giovani, ma al contempo sembra anche una possibile risposta alla crisi economica.
«Effettivamente questa componente c'è – sottolinea Madden – roba da vecchi hippies anni '60. Stare insieme, essere compagni, condividere, forse è un nuovo modello adatto per invecchiare. I personaggi in questa circostanza hanno trovato una qualche via d'uscita all'isolamento, alla solitudine, ai problemi economici, a quelli fisici. Ci sono cambi di partner, il ‘vissero felici e contenti’ da fine favola qui invece è la fine del matrimonio dell'unica coppia sposata. E c'è naturalmente anche la morte che è lì, dietro l'angolo. L'importante è non rimanere soli con la paura, la solitudine va combattuta». (...)
Antonello Catacchio, il manifesto, 30/3/2012

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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