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Chocó


Regia:Hinestroza Jhonny Hendrix

Cast e credits:
Sceneggiatura: Alfonso Acosta, Jhonny Hendrix Hinestroza; fotografia: Paulo Pérez; musiche: Esteban Copete; montaggio: Mauricio Vergara; scenografia: Claudia Victoria; interpreti: Karent Hinestroza (Chocó), Esteban Copete (Everlides), Fabio Iván Restrepo (Ramiro), Daniela Mosquera (Candelaria), Sebastián Mosquera (Jeffre), Cesar Orejuela (Steven); produzione: Maritza Rincón, Jhonny Hendrix Hinestroza, Gustavo Torres Gil per Antorcha Films- Hd Cinema Colombia; distribuzione: Cineclub Internazionale; origine: Colombia, 2012; durata: 80’.

Trama:Chocó ha 27 anni e vive in una baracca di legno con i suoi due figli e il marito Everlides, un musicista che passa il tempo a suonare la marimba, bere guarapo e giocare a domino. E' lei sola, quindi, a gestire la casa e i figli e a provvedere al sostegno economico familiare, lavorando nelle miniere d'oro e lavando i panni per altre famiglie. Il giorno del compleanno di sua figlia, Chocó compie un gesto disperato: rimasta senza lavoro e senza soldi perché Everlides ha dilapidato tutto il denaro messo da parte, decide di concedersi a Ramiro, proprietario di un negozio locale, in cambio di una torta. L'evento scatenerà l'ira violenta di Everlides e cambierà per sempre la storia di questa famiglia...

Critica (1):Chocó cerca di restare a galla. La sua vita quotidiana è rappresentabile tramite una serie di riprese panoramiche spente e dipinte in tonalità grigie e marroni. L’unica cosa che la fa andare avanti sono i suoi bambini, ma la depressione dovuta alla sua relazione e la violenza a cui è sottoposta le faranno cambiare idea sulla sua vita e la sua cultura. Quando prende la decisione di lasciare Everlides, suo marito, realizza che deve farlo affrontando la realtà. Chocó non è un film d’azione ma un ritratto profondo su coloro che vivono in una terra dimenticata; è una metafora sulla ricchezza di questa terra e sull’abuso che ne deriva. È una storia che mescola dramma, amore e toni comici, come accade nella vita reale.
(Nota di regia)

Critica (2):Chocò è una giovane donna che porta lo stesso nome del distretto colombiano a nordovest di Panama in cui vive, perché il suo destino è strettamente legato a quello del suo ambiente. Abita in una baracca fatiscente lungo il fiume con i due figli e il marito Everlides, disoccupato cronico che passa le giornate a giocare d'azzardo e ubriacarsi. Chocò perde il lavoro presso una di quelle miniere d'oro inquinate dal mercurio che pullulano nella regione, simbolo dello sfruttamento indiscriminato della popolazione locale, ma lo ritrova presso un minatore che crede invece nell'economia famigliare e nei metodi tradizionali, che comportano redditi di sopravvivenza ma anche un rispetto fondamentale del luogo in cui vive la gente che lavora in miniera. L'obiettivo di Chocò, oltre alla sopravvivenza, è un futuro migliore per i propri figli: insiste perché frequentino la scuola e cerca disperatamente di acquistare una torta di compleanno per la piccola Candelaria, che compie sette anni. Riuscirà la bella Chocò a trionfare sulle sue condizioni di vita e sulla cultura della sopraffazione che la circonda?
Il regista colombiano Jhonny Hendrix Hinestroza racconta con economia di mezzi e rigore di immagini una delle realtà più drammatiche del suo Paese, non solo quella delle miniere inquinate ma anche quella della minoranza di origine africana che viene discriminata da chi ha un colore della pelle appena un po' più chiaro del loro. Lo sguardo di Hinestroza è solo apparentemente documentaristico, poiché il regista costruisce una storia e un gruppetto di personaggi di finzione, benché assai realistici, che si stagliano nitidi contro il panorama bellissimo e terribile della foresta attraversata dal fiume, fonte di vita ma anche minaccia di morte. La cura nella scelta delle inquadrature, che ci calano in un habitat specifico senza cedere al folklore e fanno iniziare il film con un corteo funebre e terminare con una festa di paese, rafforza la fluidità narrativa che, come il fiume, scorre fino alla sua inevitabile (ma per lo spettatore sorprendente) conclusione.
Chocò, che impedisce ai suoi figli di giocare con le armi e si rifiuta di soccombere alla violenza maschile, dovrà scegliere la sua strategia di difesa. Ma è la grazia dignitosa con cui si muove attraverso le strade polverose e nel cuore della foresta fittissima che resta impressa nella memoria, e traccia il ritratto di una femminilità irredenta, benché umiliata e offesa.
Paola Casella, mymovies.it

Critica (3):Chocó è una giovane donna colombiana, nera, bellissima. La sua casa è una capanna nel cuore della foresta, un rifugio circondato da una natura rigogliosa, incontaminata, che abbaglia della sua bellezza assoluta. La capanna è piccola, ed è difficile delimitarne gli spazi interni: Chocó ha due bambini e un marito, musicista mancato e nullafacente, che quando torna a casa ubriaco la sera la prende con violenza. La giovane donna lavora in miniera, e quando perde anche quel lavoro sottopagato ogni cosa si complica. Chocó non si dà mai per vinta: trova un altro lavoro, ed è disposta a qualunque sacrificio pur di regalare alla figlia la torta di compleanno che sogna più di ogni altra cosa. Per questo Chocó attraversa la foresta e le vie del villaggio a testa alta, continua a lottare, e con la sua forza naturale rompe il cerchio di violenza. Hinestroza, al debutto alla regia, in occasione della presentazione alla Berlinale 2012, è scoppiato in lacrime: il suo film rappresenta la prima volta che a un pubblico internazionale si racconta la storia degli afro-colombiani, dalla loro parte. E grazie al cinema, la loro rappresentazione passa dalla disperazione alla speranza, con la luce purificatrice di un fuoco che, dall'inizio alla fine, segna la strada verso l'uscita dalla foresta.
Alice Arecco, Milano Film Festival, milanofilmfestival.it

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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