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Una ragazza di nome Xiao Xiao - Xiang nu Xiao-Xiao

Regia:Fei Xie
Cast e credits:Sceneggiatura: Zhang Xian da un racconto di Shen Congwen; fotografia: Fu Jingsheng; montaggio: Zhang Lanfang; interpreti: Na Renhua, Liu Qing, Deng Xiaquang, Ni Meling, Zhang Yl, Liu Quing; produzione: Beijing Youth Film Studio; distribuzione: IMQ origine: Cina, 1987; durata: 99'
Critica (1):Sarà l'anno del cinema cinese? Da qualche tempo ormai la domanda rimbalza di festival in festival senza trovare grandi riscontri - almeno in Italia - in termini di mercato. Dopo che i nomi di Chen Kaige (Terra gialla, Il re dei fanciulli) Zhang Yimou (Grano rosso) e Wu Tianming (Il vecchio pozzo) si sono fatti conoscere e talvolta premiare a Locarno, Berlino, Salsomaggiore, il ghiaccio ora rotto, ma l'unico titolo entrato nei listini 1988-89 sembrava essere Grano rosso. Ben venga dunque questo film del meno noto Xie Fei, visto a Cannes '87 (sezione "uncertain regard"), anche se da solo non basta certo a farsi un'idea dell'aria che tira nel nuovo cinema
cinese.
Tratto da un romanzo del celebre e celebrato Shen Congwen, Una ragazza di nome Xiao Xiao é stato infatti prodotto a Pechino, e non lo diciamo per l'aneddoto ma perché la politica dei diversi studios cinesi é estremamente differenziata. I film citati in apertura ad esempio, punta di diamante della cosiddetta "quinta generazione", vengono tutti dagli studios di Xi'an. Ma se Xi'an é nota per l'aggressività e la spregiudicatezza delle sue scelte. Pechino é per ovvie ragioni geopolitiche il luogo di un cinema più composto e meno avventuroso, il cinema di una generazione risalita faticosamente in sella dopo la Rivoluzione Culturale e presto scavalcata dai "giovani turchi" del gruppo di Xi'an. Il film di Xie Fei, professore di regia a Pechino, é un'eccellente illustrazione di questa tendenza: grandi i temi (la condizione femminile nella Cina prerivoluzionaria); grande attenzione alla vita materiale e all'organizzazione sociale; regia in sapiente e non sempre appassionante equilibrio fra tradizione e modernità. Tutto per raccontare la storia di una 16enne maritata, per volere del clan familiare, a un bambino che prende ancora il latte, come si usava nella campagna (e non solo: vedi L'ultimo imperatore) fino a mezzo secolo fa. Più che marito e moglie, Xiao Xiao e il suo minuscolo consorte sembrano fratello e sorella, ed é con questi nomi che si rivolgono scherzosi l'uno all'altra. L'idillio però non dura. Xiao Xiao cresce, impara dalle studentesse di una vicina città a non fasciarsi il seno né i piedi, i ragazzi la guardano e al primo acquazzone - o fertilità - l'irreparabile accade. È la scena chiave del film, non solo perché naturalmente Xiao Xiao resta incinta del fattore (che se la darà poi a gambe), ma per la circospezione esemplare delle metafore con cui è raccontato l'amplesso (una macina che si mette in funzione, l'acqua che erompe da una chiusa, ecc.)
Sfuggita al terribile castigo riservato agli adulteri, Xiao Xiao avrà la fortuna di partorire un maschio e sarà reintegrata nel clan. Qualche anno dopo il cerchio si chiude: il marito é ormai adolescente, il bambino é pronto a sposarsi a sua volta. Le campagne aspettano la Rivoluzione. Il cinema avrà bisogno della "quinta generazione" per superare gli eleganti accademismi di Xie Fei.
Fabio Ferretti in Il Messaggero, 12/10188
Critica (2):
Critica (3):
Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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