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Signore e signori, buonanotte


Regia:Comencini Luigi, Loy Nanni, Magni Luigi, Monicelli Mario, Scola Ettore

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: Age, Luigi Comencini, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Nanni Loy, Ruggero Maccari, Luigi Magni, Ugo Pirro, Furio Scarpelli, Ettore Scola; fotografia: Claudio Ragona; scenografia e costumi: Lucia Mirisola, Lorenzo Baraldi, Luciano Spadoni; musica: Lucio Dalla, Antonello Venditti, Giuseppe Mazzucca, Nicola Samale; montaggio: Amedeo Salfa; interpreti: Marcello Mastroianni (il mezzobusto TV Paolo T. Fiume), Monica Guerritore (la sua assistente), Vittorio Gassman (l'ispettore Tuttunpezzo), Nino Manfredi (il cardinale Caprettari), Lucretia Love (la professoressa d'inglese), Adolfo Celi (il commendator Palese), Senta Berger (sua moglie), Ugo Tognazzi (un generale e un pensionato), Paolo Villaggio (un presentatore TV e il professor Schmidt), Gabriella Farinon (la presentatrice TV), Andrea Ferreol (la perpetua del cardinale Caprettari) Mario Scaccia (un cardinale), Carlo Croccolo (il questore), Eros Pagni, Felice Andreasi, Franco Scandurra, Sergio Graziani, Luigi Uzzo; produzione: Cooperativa 15 maggio, Roma; origine: Francia-Italia, 1976; durata: 118'.

Trama:Satira su di una ipotetica giornata televisiva, di cui fa parte un altrettanto immaginario TG3 (all'epoca ancora non esisteva) che ha come conduttore Marcello Mastroianni. È questo il filo conduttore dei 14 episodi specchio dei disastri italiani.

Critica (1):[...] Signore e signori, buonanotte è, nella storia del recente cinema italiano, il risultato di un progetto "sui generis", portato avanti collegialmente da una cooperativa di sceneggiatori, registi, attori: la "Cooperativa 15 maggio". Ne facevano parte (il sodalizio è stato di breve durata), tra gli altri, Age, Benvenuti, De Bernardi, Maccari, Pirro, Scarpelli, Comencini, Loy, Magni, Monicelli, Scola, Tognazzi, Villaggio, con lo scopo di risollevare le sorti della produzione cinematografica, in netta crisi.
Il progetto della Cooperativa e del film è stato in cantiere per due anni e risale, quindi, al 1974. Si trattava di realizzare una pellicola a più mani: non una storia unica, perché ci sarebbe stato un regista e tanti produttori quanti erano i restanti membri del sodalizio; neppure a episodi, ripartiti tra tutti i componenti. Signore e signori, buonanotte è una formula originale di film collettivo, girato a più mani, scritto da dieci persone e diretto da cinque (Comencini, Loy, Magni, Monicelli, Scola), in modo tale che non fosse possibile individuare con precisione l'apporto di ciascun regista.
"In base alle disponibilità di ciascuno di noi, - ha ricordato Scola, - quando si aveva una settimana libera, si girava qualche cosa. Il film assomiglia, dunque, a un mosaico messo insieme a cinque mani. Forse ci sarà un'assenza di stile; tuttavia, questa assenza può diventare stile: uno stile composito, contraddittorio, diverso da una scena all'altra".
Nel suo complesso, Signore e signori, buonanotte, che, fin dal titolo, ironizza la frase con la quale "mamma RAI" sigilla la sua quotidiana dose di programmi televisivi, è una satira contro il potere in tutte le sue manifestazioni: ecclesiastico, militare, economico, industriale, amministrativo, giudiziario. Il tutto è realizzato durante una giornata televisiva. Proprio attraverso un mezzo di potere come la televisione, ribaltandone le convenzionali difese di parte, gli autori hanno realizzato una televisione al servizio della satira sul potere, naturalmente con i mezzi dell'ironia, del divertimento, dello spettacolo.
Il film prende le mosse da un telegiornale-contenitore trasmesso su un ipotetico terzo canale televisivo. Un pasticcione annunciatore mezzobusto (Marcello Mastroianni) fa da speaker, affiancato da un'assistente imbambolata (Monica Guerritore), e si ribella contro le veline che gli tocca leggere. Il primo servizio che essi mandano in onda è sul sequestro di Gianni Agnelli, che paternamente impone agli operai della Fiat di pagare il riscatto di 25 miliardi chiesto dai rapitori. Poi si va a Montecitorio a intervistare un ministro coinvolto in scandali colossali, ma convinto di rispettare la legge (del più forte). Dopo una lezione di inglese, nella quale due agenti segreti (Gassman e Lucretia Love) insegnano la lingua straniera e i propri metodi sanguinari, ecco un telefilm su un commissario romano, dove si scambia il tic-tac di una sveglia per una bomba a orologeria e, quando si scopre la verità, la si occulta per far fare bella figura alla polizia. Ora è la volta dell'inchiesta sociale. A Napoli, un vescovo canta le lodi della vita, dono di Dio, premia in chiesa le famiglie numerose e tuona contro l'aborto. Per tutta risposta, uno scugnizzo tra i bambini premiati, tornato a casa dove la madre, allettata da un'altra gravidanza, non ce la fa con gli otto figli e vive nella più nera miseria, si butta dalla finestra. Nella successiva intervista a un esperto americano (Paolo Villaggio), questi consiglia di combattere la sovrappopolazione, raccogliendo la proposta di Swift di mangiare i bambini poveri, meglio se rosolati a fuoco lento. Da parte loro, sul filmato del bambino sono chiamati a pronunciarsi quattro deputati partenopei, membri di una stessa famiglia che ha portato Napoli allo sfacelo. Parlano di sole, di mare azzurro, di "Napule che è sempre Napule", e si gettano famelici sul plastico della città, per mangiarsi anche quello. L'annunciatore si accorge che, nel parapiglia, i quattro gli hanno sgraffignato l'orologio. È ora la volta di un generale (Ugo Tognazzi) che, nell'imminenza della parata per la festa dello Statuto, soddisfa un piccolo bisogno. Ma la medaglia gli cade nel water. Per ripescarla ci rimette via via l'orologio d'oro, le scarpe, la cravatta. Non potendo più sfilare in quello stato, in nome del decoro militare, si spara nel gabinetto. Dopo un servizio giornalistico sullo sfruttamento del lavoro minorile, giunge l'ora della TV dei ragazzi. Qui, un ispettore della finanza (Gassman), a ritmo delle filastrocche del "Corrierino dei Piccoli" va ad arrestare un commendatore furfante, ma finisce col fargli da cameriere. Nella rubrica "Il personaggio del giorno", un pensionato milanese (Tognazzi) mostra come possano bastare 32.000 lire al mese per vivere, ma singhiozza al sentir parlare di carne di filetto. Passiamo poi alla parodia di una trasmissione a quiz. Si tratta del "Disgraziometro", un concorso a premi con cabine, pulsanti, valletta, notaio, dove si premiano gli italiani più scalognati. Fra il giubilo del paese televisivo e la jattanza del presentatore (Paolo Villaggio), vince il candidato che, dopo aver narrato un'autobiografia iellatissima, finisce fulminata tra gli applausi del pubblico, premendo il pulsante in cabina. Ed eccoci al romanzo storico, sceneggiato in cento puntate: un polpettone dal titolo "II Santo Soglio". Vi si narra di un conclave cinquecentesco immobilizzato dal braccio di ferro tra due cardinali dai cognomi stradali, Piazza Colonna (Mario Scaccia) e Cannaregio (Sergio Graziani), che assassinano ciascuno i votanti dell'altro senza però sbloccare le fumate nere, dato che il conto dei voti superstiti torna sempre pari. Si avvantaggia dalla lotta il cardinale De Caprettari (Nino Manfredi), che da dieci anni si è dato malato e, fra minzioni e meteorismi, si finge santo e in fin di vita. Appena eletto, però, De Caprettari guarisce e, come primo atto di regno, manda al capestro Piazza Colonna e Cannaregio. Si finisce in bellezza con il filmato finale. Si inaugura l'anno giudiziario fra ermellini, alte uniformi, vestiti di porpora. Tutti i magistrati sono decrepite e cadenti cariatidi: chi porta il cinto erniario, chi respira con la cannuccia d'ossigeno. Al termine di un'allocuzione incomprensibile, la più alta autorità dello Stato intona Funiculì funiculà e apre le danze. Ora le trasmissioni volgono al termine: bacio fra lo speaker e la valletta e "Signore e signori, buonanotte". Seguono i titoli di coda disegnati da Chiappori.
In un film firmato in collettivo, sarebbe ingiusto e anche fine a se stesso cercare di individuare l'autore di ciascun brano. Ci pare, comunque, di poter ascrivere l'episodio del conclave alla miglior vena popolare di Luigi Magni, quelli napoletani a Nanni Loy e, per quanto riguarda Scola, l'inaugurazione dell'anno "pregiudiziario" porta la sua sigla inconfondibile, così come quello che fa perno sulla proposta di Swift, che [...] era stata una delle letture scatenanti l'idea di Brutti, sporchi e cattivi.
Pier Marco De Santi, Rossano Vittori, I film di Ettore Scola, Gremese Editore

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Ettore Scola
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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