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American Graffiti


Regia:Lucas George

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: George Lucas, Gloria Katz, Willard Huyck; fotografia: Jan D'Alquen, Ron Eveslage; musiche: Kim Fowley Phillips, Karin Green - canzoni di Bill Haley and His Comets, The Beach Boys, Chuck Berry, The Platters, Fats Domino, Del Shannon, Fankie Lymon & The Teenagers, Buddy Holly, The Diamonds, The Regents, The Flamingos, The Spaniels, The Five Satins, The Skyliners, The Clovers, Johnny Brunette; montaggio: Verna Fields, Marcia Lucas; scenografia: Dennis Clark; arredamento: Douglas Freeman; costumi: Aggie Guerard Rodgers; effetti: Gerry Leetch, Bette Iverson; interpreti: Richard Dreyfuss (Curt Henderson), Ron Howard (Steve Bolander9, Paul Le Mat (John Milner), Charles Martin Smith (Terry Fields), Cindy Williams (Laurie Henderson), Candy Clark ( Debbie Dunham), Mackenzie Phillips (Carol), Wolfman Jack (Se stesso), Bo Hopkins (Joe "Il Faraone"), Manuel Padilla Jr. (Carlos9, Beau Gentry (Ants,) Harrison Ford (Bob Falfa), Jim Bohan (Holstein), Jana Bellan (Budda), Deby Celiz (Wendy), Lynne Marie Stewart (Bobbie), Terry McGovern (Sig. Wolf), Kathy Quinlan (Peg), Tim Crowley (Eddie), Scott Beach (Sig. Gordon), John Brent (venditore nell'autosalone), Gordon Analla (Bozo); produzione: Francis Ford Coppola e Gary Kurtz per Lucasfilm Ltd. Production-Universal Pictures;
origine: Usa, 1973; durata: 110'.

Trama:Lo sfondo: una metropoli statunitense, di notte, con le sue luci multicolori, le sue strade. I personaggi principali: quattro ragazzi diciassettenni con una partner ciascuno. Tutto negli anni Sessanta. John Miller è il più affascinante, il più ambito dalle ragazze. Nessuno lo batte quando è alla guida della sua auto. Di fatto si imbarca con Carrol, dodicenne bruttina e capricciosa, che pretende già di essere sexy e di far soffrire i maschi e che lui un po' insulta e un po' protegge. Terry Fields è il più disgraziato e infantile. Si vanta di una macchina immensa che, in realtà, ha avuto in prestito. Si guadagna, come compagna occasionale, l'affascinante Herby; mentre i due sono appartati in un prato, però, dei loschi figuri rubano loro la macchina. Steve Bilander e Lory formano la coppia più fissa e insieme più contrastata. La ragazza sfodera tutte le sue arti per non far partire il suo compagno per il college. Curt Menderson ha vinto una borsa di studio dal circolo dei commercianti. Incappa in tre "Pharaons" – teppisti dai giubbotti di pelle – che lo costringono a boicottare un'auto della polizia. Tutti i personaggi si ritrovano alla fine per la sfida in auto tra John Miller e Bob Falfa...

Critica (1):Dove eravate nel '62? Protestino pure i fans accaniti di Guerre stellari, ma American Graffiti resta tutt'ora il miglior film di George Lucas, il più commovente, il più dolce, il più umano. Estate del '62: in un'unica, straordinaria notte si consumano (letteralmente) le ultime avventure da liceali di quattro amici, Curt il sognatore (Richard Dreyfuss), Steve l'innamorato (il futuro regista Ron Howard), John il duro (Paul LeMat), Terry lo sfigato (Charles Martin Smith). Tutt'intorno un nugolo di straordinari personaggi, Laurie la ragazza di Steve, la svampita Debbie, la piccola peste Carol, i grandi Faraoni di Bo Hopkins, lo spaccone idiota Bob Falfa/Harrison Ford, la prostituta in Tunderbird bianca…E così tra baci, balli lenti, solenni sbronze, corse in macchina, scazzottate e scherzi alla polizia, si compie l'ultimo atto. Ormai bisogna fare i conti col futuro. Qualcuno tristemente partirà per andare lontano, qualcuno, ancor più tristemente, resterà…È il tempo delle scelte: i personaggi di American Graffiti sono lì, in quel punto sospeso tra l'adolescenza e la maturità. Varcato il limite, nulla sarà più come prima… Dopo, bisognerà essere magnificamente folli per innamorarsi della prima bionda che si incontra per strada… George Lucas filma la sua linea d'ombra cinque anni prima di Milius e del magnifico The Big Wednesday e lo fa con un racconto corale, seguendo uno ad uno i suoi personaggi nelle loro peregrinazioni notturne, registrandone sogni e attese, paure e frustrazioni. La colonna sonora ininterrotta, con i grandi successi dell'epoca, da Smoke Gets in Your Eyes a Rock Around The Clock, scandisce il tempo e garantisce l'unità emotiva delle vicende, viene ad essere l'ideale album dei ricordi (la memoria di tutti si appoggia alle canzoni) e su tutto e tutti aleggia l'ombra/voce protettrice di Lupo Solitario/Wolfman Jack. Siamo lontani dal lirismo epico, dall'assoluto struggimento di Un mercoledì da leoni, quello di Lucas non è il cinema bigger than life di Milius, è un cinema small as life, che però si immerge fino al midollo nell'amara nostalgia di un'età che è appartenuta a tutti. Film per adolescenti? Forse, o meglio, film di adolescenti, ma, in fondo, chi non lo è stato? E a margine di tutta la storia, si avverte l'ombra di un discorso più complesso. Man mano che si va avanti, le nuvole si fanno minacciose e quando le didascalie finali raccontano la sorte dei protagonisti si capisce…Il Vietnam è ormai alle porte: gli happy days stanno per finire e come i nostri eroi, un'intera nazione sarà costretta a svegliarsi dal sogno di un'eterna fanciullezza e a diventare adulta. A Lucas non resta altro che celebrare la memoria di quei favolosi primi anni '60.
Aldo Spiniello, sentieriselvaggi.it

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Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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