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One on One - Il-dae-il


Regia:Ki-duk Kim

Cast e credits:
Sceneggiatura e fotografia: Kim Ki-duk; musiche: Park Young-min; montaggio: Kim Ki-duk; scenografia: Hong Zi; costumi: Lee Jin-sook; effetti: Lim Jung-hoon, Digital Studio 2L; interpreti: Ma Dong-seok (Don Lee,Capo della setta delle "Ombre"), Kim Young-min (Oh-Hyun), Lee Yi-kyung, Jo Dong-in, Te O, Ahn Ji-hye, Jo Jae-ryong, Kim Jung-ki (membri della setta delle "Ombre"), Kim Jae-rok (guardia), Joo Hee-Joong (Jung Yi-Se), Choi Gwi-Hwa (Oh Ji-Ha), Lee Eun-woo (moglie di Oh Ji-Ha), Lim Hwa-Young (Ji-Hye), Park So-Dam (ragazza del caffè); produzione: Kim Ki-Duk Film; distribuzione: Fil Rouge Media; origine: Corea Del Sud, 2014; durata: 122’. Vietato 14

Trama:Una giovane studentessa viene rapita, stuprata e assassinata. Sette persone, appartenenti alla setta delle "Ombre", iniziano a terrorizzare i sette sospettati del delitto...

Critica (1):La nuova tendenza del cinema di Kim Ki-duk, la cui recente produzione si è intersecata senza soluzione di continuità con le edizioni della Mostra del Cinema – One on One è infatti il terzo film consecutivo a sbarcare al Lido dopo Pietà, leone d’oro nel 2012, e Moebius presentato Fuori concorso nel 2013 – sembra andare nella direzione di un’idea produttiva completamente nuova rispetto al passato. Come la precedente, quest’ultima opera è infatti il frutto di un lavoro personalissimo tutto incentrato intorno alla figura dell’autore coreano, che oltre ad esserne il regista è anche sceneggiatore, montatore, direttore della fotografia e produttore.
Una scelta, questa di assumere su di sé l’ontogenesi totale del film, che potrebbe apparire fuorviante o far pensare che l’intenzione principale di Kim Ki-duk sia quella di perseguire finalità legate alla produzione low budget o alla vlontà di lavorare in completa solitudine. Nei fatti però sembra che tutta l’operazione si delinei come una scelta che investe questioni di natura estetica, capaci di veicolare un’idea di cinema completamente nuova rispetto al passato. Attraverso un approccio più endemico e scarno verso il reale infatti, il regista pare aver svuotato di qualsivoglia deriva lirista lo sguardo attraverso il quale fissa la propria attenzione sul mondo.
La storia – ricca di temi cari al regista quali la colpa, la vendetta, l’espiazione e il martirio – si innesta sulla rappresentazione cupa e violenta del Potere. In una Corea del Sud distopica e in miseria, governanti e sottoposti perpetrano una violenza spietata e feroce combattendosi fra loro, ma finendo, tuttavia, per confondersi gli uni con gli altri.
E il regista, capace ancora una volta di evitare ogni giudizio morale – pur senza rinunciare a una lettura che fonde, come molte altre volte, la cultura buddista e quella cattolica – sposta l’azione sul piano della violenza. Sia quella mostrata esplicitamente, della quale non risparmia neppure i dettagli più crudi, sia quella sotto forma di metafora, della quale, dice il regista, il genere umano non sembra in grado di fare a meno.
Lorenzo Rossi, cineforum.it, 28/8/2014

Critica (2):Chi sono io? È l'interrogativo che chiude sullo schermo One on one di Kim Ki-duk, il film d'apertura delle “Giornate degli Autori”, una domanda semplice, banale, ma suggerisce le contraddizioni del regista coreano e del suo cinema che lancia agli spettatori dosi di violenza senza limiti, li costringe a scegliere tra il rifiuto e il coinvolgimento ammirato nella visione morale della sua umanità vittima del male. Succede anche con One on one, che comincia con il brutale omicidio di una giovane studentessa liceale, stuprata da sette uomini e lasciata morire soffocata, e continua con il rapimento di uno degli assassini da parte di un gruppo di uomini in uniforme, guidati da un capo determinato ad ottenere una confessione scritta sull'omicidio della ragazza, con le minacce, la violenza, la tortura. Liberato dopo la confessione, l'uomo è sconvolto dalla paura, non può tornare alla sua vita, si nasconde, si mette a pedinare i rapitori e scopre che, uno dopo l'altro, i sette assassini vengono catturati e le torture diventano sempre più efferate, colpi ai genitali, scosse elettriche, gas velenosi. È un crescendo che si ripete, come fosse il principio omeopatico di iniettare violenza contro la violenza, e anche la lunga sequenza di sesso - la prima della Mostra (…) è macchiata dalla brutalità. Nessuno si salva, la violenza si rigenera, la vendetta non placa, la speranza non è contemplata, ma stavolta Kim Ki-duk insiste sulla natura morale e politica del film, in cui, con dialoghi che scivolano nel filosofico con battute come "Dimentica ciò che è giusto o sbagliato, quello che conta è il successo', denuncia l'arroganza del Potere – è venuto dall'alto l'ordine di uccidere la liceale – in tutte le sue forme, dai maltrattamenti dei lavoratori alla speculazione edilizia, dal malaffare agli abusi sulle donne. One on one vuole essere un grido contro la Corea di oggi che secondo l'autore è malata di una corruzione diffusa in tutti gli strati della società, un grido contro chi accetta di essere dominato dalla paura senza reagire. Negli eccessi di Kim Ki-duk c'è sempre spazio per lo humour nero con la battuta di un personaggio: "ll nostro è un paese di merda, ma la Corea del nord è peggio'.
Maria Pia Fusco, la Repubblica, 27/8/2014

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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