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Titicut Follies


Regia:Wiseman Frederick

Cast e credits:
Fotografia: John Marshall; montaggio: Alyne Model, Frederick Wiseman; produzione: Frederick Wiseman; distribuzione: Cineteca di Bologna; origine: Usa, 1967; durata: 84’.

Trama:Girato presso il Massachusetts Correctional Institution-Bridgewater tra il 22 aprile e il 29 giugno 1966. Il primo film di Wiseman, crudo documentario sul manicomio criminale di Bridgewater, è stato per anni l'unico film americano sottoposto a restrizioni giudiziarie per motivi diversi dall'oscenità o dalla sicurezza nazionale - non poteva essere proiettato al pubblico senza il permesso del Commonwealth of Massachussets - nonostante nessuno dei pazienti ripresi nel film o delle loro famiglie, abbia mai fatto causa al suo autore. Il divieto è stato revocato soltanto nel 1991. Titicut Follies è il titolo del musical messo in scena dagli ospiti dell'istituto, le cui scene aprono e chiudono il documentario, a indicare non solo una forte consapevolezza linguistica del film ma anche la paradossale natura di performance attribuita alla malattia mentale all'interno dell'istituzione psichiatrica, che continuamente obbliga i pazienti ad "andare in scena" per osservarli e giudicarli.

Critica (1):Mi piace fare documentari con una struttura drammatica, complicata, che si occupino di aspetti sottili del comportamento umano. Sia il documentario che un film di fiction devono funzionare a livello letterario e astratto; l’ordine delle sequenze deve dare un’idea di ciò che si cela al di là dell’opera. Non mi piacciono i film didattici, e ancor meno i documentari con scopo educativo. Se si è fortunati, quando si gira un documentario le performance possono essere altrettanto intense di quelle dei film. Nel documentario non si dirigono gli attori, ma si riconoscono certi atteggiamenti. Io sono inciampato nei film che ho fatto. Non posso prendermene il merito: la mia bravura è stata quella di riconoscere.
(da un’intervista a sentieriselvaggi.it in occasione del Leone d’Oro alla carriera, Venezia 71)

Critica (2):Titicut Follies di Frederick Wiseman fu girato nel 1966 all’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Stato di Bridgwater, Massachusset. Fu proiettato al New York Film Festival del 1967, ha avuto solo due uscite limitate a New York e, a parte alcune proiezione per società cinematografiche – non ha avuto distribuzione. (…) Non è difficile comprenderne la ragione. Titicut Follies è uno dei documentari più disperati che io abbia mai visto; più immediato di una fiction perché le persone sono reali; più violento della satira per la sua apparenza di neutralità.
Siamo letteralmente trascinati all’interno di un manicomio. Detenuti con vari livelli di patologia mentale sono trattati con la stessa noncurante disumanità. C’è un uomo anziano di nome Jim che è costantemente schernito dalle guardie, l’uniforme delle quali somiglia in modo inquietante a quella di un poliziotto. Mentre viene rasato da un barbiere con movimenti rapidi e dolorosi, le guardie lo provocano: “Perché la tua stanza è così sudicia, Jim? Che cosa hai detto, Jim?” Sono bulli che affrontano la loro vittima immobilizzata e senza aiuto.
Quando Jim viene riportato nella sua stanza, questa è una cella completamente vuota. E Jim è nudo. È evidente che i detenuti sono privati degli abiti per la maggior parte del tempo perché è meno costoso e rende più facili le misure di sicurezza. Non viene spiegato come la detenzione di individui nudi in una cella vuota possa curare la malattia mentale e questo ospedale, in effetti, sembra venire dal Medioevo.
I legislatori del Massachusset hanno cercato per due anni di bloccare il film di Wiseman. Questi sostengono che invade la privacy dei detenuti, e forse su questo hanno ragione. È difficile immaginare scene più umilianti e patetiche, e forse non dovrebbero essere proiettate a fini di lucro o date in pasto al pubblico. Ma forse, invece, dovrebbero, anche se Titicut Follies sgomenterà e offenderà la sensibilità di molti tra quelli che lo vedranno. Pochi di noi hanno anche solo la minima idea delle condizioni di vita negli ospedali psichiatrici della nazione. Il film, tecnicamente, non è di alta qualità. È stato girato in condizioni difficili con le luci e il sonoro a disposizione. Ma il suo messaggio arriva ugualmente a segno. Un paziente affetto da “paranoia”, che non ha mostrato alcun miglioramento, sostiene che la prigione lo sta facendo peggiorare, non migliorare. E questa sembra essere la semplice verità, e il film ci lascia l’impressione che istituzioni come Bridgwater stiano provocando la malattia mentale anziché curarla.
(Roger Ebert, 8/10/1968)

Critica (3):Per cominciare le riprese avevo bisogno dell’autorizzazione della questura federale del Massachussets, e del Commissioner of Corrections (il dirigente del penitenziario ndr) Il secondo via libera arrivò soltanto quando mi recai nell’ufficio della dirigenza. Dopo il montaggio mostrai il film al Questore, al Dirigente di Penitenziario, e a un rappresentante del governo federale. Il loro riscontro fu positivo. Ma le recensioni su Titicut Follies erano state molto critiche in occasione di una proiezione a New York. La pellicola fu attaccata non tanto per il soggetto, ma piuttosto per il realismo delle riprese dei detenuti. Per paura di compromettere la sua carriera, il commisioner of corrections convinse le autorità giudiziarie ad emettere un’ingiunzione temporanea sulla proiezione del documentario. Nonostante il Massachussets non avesse nessuna legge sul trattamento dei dati personali, il giudice aveva ordinato la distruzione di tutte le copie per presunta violazione della privacy degli internati. Tuttavia la Corte Suprema Federale aveva ristabilito che il film poteva essere proiettato davanti ad un pubblico ristretto. Soltanto alla fine degli anni Ottanta il documentario poteva circolare senza limitazioni nel mio paese.
(da un’intervista a F. Wieseman di Giuseppe Sedia, sentieriselvaggi.it, 11/11/2008)

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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