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Polvere del tempo (La) - Skoni tou chronou (I)


Regia:Angelopoulos Theo

Cast e credits:
Sceneggiatura: Theo Angelopoulos con la collaborazione di Tonino Guerra e Petros Markaris; fotografia: Andréas Sinanos; musiche: Eleni Karaindrou; montaggio: Yannis Tsitsopoulos, Yorgos Helidonidis; scenografia: Andrea Crisanti, Dionyssis Fotopoulos; arredamento: Alexander Scherer, Konstantin Zagorsky; costumi: Regina Khomskaya, Francesca Sartori, Martina Schall; effetti:CFX Spezialeffekte, M.A.G. Special Effects; interpreti: Willem Dafoe (A), Bruno Ganz (Jacob), Michel Piccoli (Spyros), Irène Jacob (Eleni), Christiane Paul (Helga), Kostas Apostolides (segretario di partito), Alessia Franchin (segretaria di A), Valentina Carnelutti (addetta alla reception), Tiziana Pfiffner (Eleni giovane), Vladimir Bogenko (direttore del conservatorio); produzione: Theo Angelopoulos Film-Greek Film Centre-Ert S.A.-Nova-Classic Srl-Lichtmeer- Studio 217; distribuzione: Movimento Film; origine: Italia-Grecia-Germania, 2008; durata: 125’.

Trama:È la storia di un triangolo amoroso tra due uomini e una donna che si dipana nell'arco di cinquanta anni. La voce narrante è quella di un regista americano di origine greca che, partendo da Cinecittà, si sposta negli anni per lavoro dal Kazakistan alla Siberia, da Colonia a Toronto e New York. Il suo racconto vuole rappresentare oltre al piano della realtà quello della finzione.

Critica (1):Un ritornello musicale al piano, ossessivo, ripetitivo, melodico festoso, ma anche inquietante e horror, che diventa, nell'orchestrazione dell'autrice, Eleni Karaindroi, quasi un 'Tema di Lara') , ci porta alla scaturigine formale, meno introversa del solito, del nuovo dramma di Theo Anghelopoulos, La polvere del tempo. Sempre insolente, il flusso di Anghelopoulos, per l'incedere laico e solenne, avanti e indietro nella Storia. Sempre abile nel fermo immagine catatonico, quando coglie, con respiro disumano, spettri di verità (e anche 'di Marx') strappati d'oblio perenne: siano le porti, le nebbie e i tram del real-socialismo sovietico che tradì i rivoluzionari; o gli incubi totalitari del neoliberismo terrorizzato dal terrorismo, che riduce gli individui a nude radiografie alienate, semoventi e consumanti; o il muro del pianto del rock, con i ritratti dei veri scopritori di 'pianeti inaccessibili' agli occhi degli astronomi e della Stasi (Jimi Hendrix, Che Guevara, Jim Morrison, Johnny Cash, Janis.. .), perché la rivoluzione contro il lavoro forzato di tutti i tipi è già data vinta, ai 'confini della realtà'.
Roberto Silvestri, Il Manifesto, 13/2/ 2009

Critica (2):L’inizio è familiare: un lungo carrello ci porta verso l'ingresso di Cinecittà, mentre una voce fuori campo mormora «La storia non è finita... le storie non fini~ scono mai». Se uno voi~ essere maligno, anche i film di Theo Anghelopulos sembrano non finire mai, ma nel caso del nuovo La polvere del tempo c'è un sottile piacere a perdersi nel racconto fluviale creato dal grande greco. Che continua, alla verde età di 76 anni, ad essere un regista unico. I tempi d'oro della Recita – capolavoro che nel 1975 sconvolse molti spettatori, compreso chi scrive – sono ovviamente lontani: Anghelopulos non riesce più a tenere a bada il proprio talento perquattro ore, è anzi clamorosamente discontinuo all'interno dei film. Ad esempio, il momento in cui una folla attonita, radunata in una piazza nevosa di Taskent, apprende dagli altoparlanti la morte di Stalin è veramente da brivido, e chissà che sensazione farà, agli spettatori under 30 o 40 di oggi, scoprire che quando morì il dittatore la gente piangeva.
C'è nella scena una verità straziante, (effetto è quello di un viaggio nel tempo che è poi la natura profonda del film, una cavalcata nel dopoguerra che tocca tutti i momenti topici, dal Vietnam alla caduta del Muro. Pochi minuti dopo la sequenza in cui – nella stessa piazza – i due profughi greci Spiros e Beni fanno l'amore su un tram vuoto, «osservati» dalla statua dei medesimo Stalin, è di un kitsch supremo, di un simbolismo veramente pesante.
Ed entrambe le scene «sono» Anghelopulos, un regista che non ha mai avuto paura di mescolare tempi e livelli narrativi, di inseguire la Grande Metafora an­che a costo di sfidare il ridicolo. La polvere dei tempo è la storia di un regista americano di origine greca – Willem Dafoe – che sta girando, appunto a Cinecittà, un film che racconta la storia dei suoi genitori. Come tanti militanti greci di sinistra, dopo la guerra civile, Spiros ed Fieni erano andati a Est, credendo che Il comunismo reale fosse sinonimo di libertà.
Le vicissitudini e la crudeltà della Nkvd, la polizia politica di Stalin, li avevano separati, lei in Siberia, lui in galera a Mosca. Ma quella notte, su quel tram, avevano concepito un bambino che molti anni dopo è un regista di successo inseguito dai fantasmi del passato. Il film è il secondo capitolo di una trilogia iniziata con La sorgente del fiume (2004). Anghelopulos la chiuderà con un prossimo film che racconterà la Grecia di oggi, alle prese con la crisi economica.
Alberto Crespi, L’Unità, 3/6/2011

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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