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Città si difende (La)


Regia:Germi Pietro

Cast e credits:
Soggetto: Pietro Germi, Federico Fellini, Tullio Pinelli, Luigi Comencini; sceneggiatura: Federico Fellini, Tullio Pinelli, Pietro Germi, Giuseppe Mangione; fotografia: Carlo Montuori; scenografia: Carlo Egidi; musica: Carlo Rustichelli; interpreti: Gina Lollobrigida, Emma Baron, Paul Muller, Vincenzo Tocci, Patricia Manca, Renato Baldini, Cosetta Greco, Fausto Tozzi, Enzo Maggio, Tamara Lees; produzione: Cines; origine: Italia, 1951; durata: 103.

Trama:
Quattro sbandati fanno una rapina allo stadio portando via tutto l'incasso di una partita di calcio ed interviene la polizia.

Critica (1):La città si difende è un film il cui maggiore interesse risiede soprattutto nel suo valore sintomatico di una ricerca oltre i consueti territori battuti dal neorealismo, nel tentativo di stabilire agganci con modelli cinematografici evidentemente estranei alla sua tradizione. È perciò piuttosto improbabile che con questo nuovo film il regista volesse aprire fin d'ora una parentesi nell'ambito del suo impegno di cineasta attento ai problemi della società del dopoguerra. Tullio Pinelli, che sceneggiò questo e il film successivo, accenna a molte discussioni sull'impostazione de La città si difende avute col regista durante la fase preparatoria ed esprime le consuete riserve sull'opera compiuta, seppure mitigate da alcune concessioni (che non ritiene invece di accordare al Brigante di Tacca del Lupo). Coerente alla sua formazione Germi sondava con La città si difende la rispondenza di un certo modo di far cinema a temi che non fossero quelli che fin allora gli erano stati più congeniali. Ciò spiega la scarsa attenzione per le azioni e i personaggi che Aristarco lamentava: circostanza di evidente rilievo negativo in un film che in fondo si proponeva di superare i confini di un semplice thriller. Se è molto discutibile l'affermazione di Lane che il neorealismo era ormai (cinque anni appena dopo la sua affermazione!) un cinema buono soltanto per un giallo, è più corretto ritenere che esso poteva essere utilizzato "anche" per un poliziesco. Cosa che era infatti nelle intenzioni di Germi, il quale con La città si difende, offre peraltro un singolare esempio di "riappropriazioni" di un'esperienza, quella neorealista appunto, che aveva in buona misura influenzato uno dei generi classici del cinema americano, il cosiddetto gangster-film, che, così riciclato, era poi rimbalzato in Italia con questo esperimento germiano. Intendiamo riferirci a quel tipo di film che sul finire degli anni Quaranta aveva avuto un notevole successo di critica anche da noi: La città nuda (The naked city, 1948) di Jules Dassin ne è forse l'esempio principe, ma si potrebbero aggiungere altri titoli come Boomerang, l'arma che vendica (Boomerang, 1946) di Elia Kazan, La strada senza nome (Street with no name, 1948) di William Keighley, Chiamate Nord 777 (Call North-side 777, 1948) di Henry Hathaway e altri ancora. Si tratta di opere a metà strada fra il documentario e la fiction abilmente combinati in modo da creare l'illusione di fatti captati dalla realtà, mentre in sostanza erano variazioni del genere poliziesco aggiornato alle più recenti correnti cinematografiche europee. Il debito apertamente riconosciuto dagli artefici di tali film verso il neorealismo favorì forse da noi quegli ampi attestati di stima che gli vennero accordati. Germi ne riprese evidentemente alcune soluzioni narrative, prima fra tutte la voce "fuori campo" che descrive impersonalmente, alla maniera di un reportage giornalistico, lo svolgersi dei fatti, al centro dei quali è quasi sempre l'attività della polizia impegnata nella caccia alla malavita. Si può parlare quindi per La città si difende di un neorealismo di riporto, intendendo con tale espressione quell'operazione di ricalco effettuata su un modello a sua volta ricalcato su un altro modello. Fu esattamente rilevato da Claudio Varese che il film di Germi "non è raccolto intorno a un motivo centrale e assomiglia, piuttosto che al tipo di film italiano, a quello dei film realistico-polizieschi americani, senza tuttavia partecipare di quella lucidità ed energia, cruda sicurezza di incastro narrativo".
Alla scoperta della città intitolava "Cinema" un articolo di presentazione dei tre film che nello stesso anno avrebbero rappresentato l'Italia alla Mostra veneziana. La "scoperta" sarebbe stata piuttosto scontata senza l'ulteriore precisazione della novità che il film germiano introduceva in questo senso. Il neorealismo infatti era stato in gran parte cinema "cittadino" per eccellenza, avendo proposto all'attenzione del pubblico una realtà urbana in cui la macchina da presa, spesso per la prima volta, si era aggirata per scoprirne gli angoli più nascosti. Spesso però la città era poco più che uno sfondo ambientale. Quella di Germi vuole essere invece la protagonista di un episodio che vede compromesse le basi del su ordinato assetto da quei fenomeni di delinquenza in cui sullo sbandamento del dopoguerra si profilavano i primi segnali di una nuova criminalità.
Vito Attolini, II cinema di Pietro Germi, Elle Edizioni, 1986

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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