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I’ll be Glad When You’re Dead, You Rascal You - I’ll be Glad When You’re Dead, You Rascal You


Regia:Fleischer Dave

Cast e credits:
Origine
: Usa, 1942; durata: 3’.

Trama:Betty Boop viene rapita da un gruppo di cannibali, Koko e Bimbo si lanciano al salvataggio, ma vengono inseguiti dalla testa volante di uno sciamano che si trasforma nella testa di Armstrong che canta “I’ll Be Glad When You’re Dead You Rascal You”. Consueto Happy Ending.

Critica (1):Uno straordinario tour de force caricaturale: Louis Armstrong vi figura come un cannibale che insegue Betty Boop, la famosa creatura dei Fleischer.

Critica (2):Betty Boop esordisce il 9 agosto 1930, col cartone animato Dizzy Dishes di Max Fleischer, in cui canta in un cabaret pieno di divertenti animali. La sua creazione è da attribuire all’animatore Myron “Grim” Natwick. Inizialmente non era una stella, ma appare soltanto in una breve scena; in un altro cartone fu persino raffigurata come una cane. Ma il suo caratteristico “Boop-oop-a-doop” era destinato a restare indimenticabile. Il personaggio resta immutato per una mezza dozzina di cartoni. In Mask-A-Raid del 1931 le sue orecchie di cane divennero orecchini sexy e il suo fidanzato, Bimbo, divenne il suo animale domestico. Il “Boop-oop-a-doop” continuò immutato. Una volta umanizzata, Betty restq così, ma la sua relazione con Bimbo cambia a secondo delle esigenze del cartone animato, passando da cane e padrone a compagno di ventura e fidanzato. Una più recente stella del Fleischer Studio, Koko the Clown, diventa una spalla di Betty Boop, non riuscendo più a proseguire da solo nella sua serie.
I cartoni animati di Betty Boop di questa era potrebbero essere definiti bizzarri, come
Crazy Town (1932); melodrammatici, come She Wronged Him Right (1934), o surreali, come Snow White (1933), in cui la regina cattiva pronuncia la rima “Specchio, specchio” quattro anni prima della Disney. Molti, come I’ll Be Glad When You’re Dead, You Rascal, You (1932) e The Old Man of the Mountain (1933) funzionarono principalmente come quelli che sono ora chiamati “video musicali”. Erano comunque sempre molto sexy.
Questa situazione cambia quando la censura comincia ad imperversare ad Hollywood. Le gonne di Betty si allungarono e le sue curve furono meno pronunciate. Interpreta le parti di una brava ragazza e talvolta di una casalinga. Lo studio di animazione tenta di animarla aggiungendo come spalla di supporto Grampy, ma fu solo un piccolo aiuto. Ormai la scintilla era stata spenta ed ella fu messa infine a riposo. L’ultimo cartone animato del Fleischer Studio fu Rhythm on the Reservation del 1939. Betty Boop ebbe anche una breve striscia a fumetti, pubblicata da King Features, iniziata nel 1934. Fu disegnata da Bud Counihan, che aveva lavorato come assistente di Chic Young su Blondie. Ma non sfonda mai come personaggio a fumetti. Un’altra connessione con la King Features fu la sua inclinazione per la metà degli anni Trenta per farla essere coprotagonista dei suoi personaggi, inclusi Little Jimmy, Henry e The Little King. Uno di essi, Popeye the Sailor, divenne poi una stella dell’animazione per conto proprio.Ma Betty Boop non svanì mai dalla scena. I cartoni della sua eà dell’oro furono riprodotti in TV negli anni Cinquanta, come programmi riempitivi. Prodotti a basso costo, come adesivi e segnalibri, appaiono regolarmente. Così occasionalmente come fumetti e vignette (inclusa una striscia a fumetti, nel periodo 1984-88, in cui Betty fu coprotagonista di Felix the Cat). E come molti altri personaggi, anche Betty ebbe una parte nel film Chi ha incastrato Roger Rabbit? L’immagine attuale di Betty è graziosa, divertente ed appena un po’ scanzonata.
Per quelli che conoscono i cartoni animati del Fleischer Studio Betty Boop è¨ tutto ciò ed anche di più. E’ La Boop, un piccolo pezzo intramontabile dell’era che non-può -più-essere-ricreata della storia del film americano.

Critica (3):

Critica (4):
Dave Fleischer
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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