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Je t'aime, moi non plus - Je t'aime, moi non plus


Regia:Gainsbourg Serge

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Serge Gainsbourg; fotografia: Yann Le Masson, Willy Kurant; musiche: Serge Gainsbourg; montaggio: Kenout Peltier; scenografia: Théobald Meurisse; costumi: Jeannette Descamps; interpreti: Jane Birkin (Johnny), Joe Dallesandro (Krassky), Hugues Quester (Padovan), Reinhard Kolldehoff (Boris), Gérard Depardieu (uomo sul cavallo), Jimmy Davis (Moise); produzione: President Renn/Claude Berri; origine: Francia, 1975; durata: 90’.

Trama:Kras e Patrice, due giovani camionisti che trasportano alla discarica i rifiuti della città, non sono soltanto compagni di lavoro: formano, infatti, una coppia, di cui il primo è la componente maschile. Un giorno, però, questi si invaghisce della cameriera di uno squallido motel, chiamata Johnny per il suo scarso seno e i suoi fianchi magrissimi. Poichè Kras è incapace di amarla come natura vorrebbe, Johnny si lascia sodomizzare. Geloso, Patrice tenta di uccidere la ragazza: poichè Kras si limita a insultarlo, Johnny se ne ha a male. Insultato a sua volta, Kras pianta la ragazza e torna con Patrice.

Critica (1):La vicenda si snoda nell’aria polverosa di uno snack bar in tana desolato e terra di nessuno. Potrebbe essere - e la sceneggiatura lo suggerisce- un angolo di quelle America lacerata, che i film come Duel di Spielberg e quelli di Andy Warhol ci hanno fatto conoscere nelle sue pieghe più segrete.
Il lurido bar ha un padrone viscido ed alcoolizzato, che organizza squallidi spogliarelli di donne dai corpi sfatti. Al sabato, il locale si riempie di un'umanità abbrutita che balla, beve e s'illude al ritmo di qualche musica falsamente allegra. Qui lavora come cameriera una ragazza: ha i capelli corti di un uomo, il fisico androgino. i sorrisi rari ed ancora fanciulleschi. Qui, a volte, si fermano, scendendo da un camion, due uomini uniti da un legame sessuale che è soprattutto un rapporto di affinità esistenziale, tessuto su quella complicità che si instaura spesso tra i più deboli, gli emarginati.
I due vivono andando a prendere stracci e immondizia da un posto e scaricandoli in un altro. Nasce, tra uno dei due giovani uomini e la fanciulla, un'intesa difficile e breve che. nel suo consumarsi, conduce ad una comune angoscia e alla solitudine più amara.
Il film di Serge Gainsbourg – già autore della canzone erotica da cui prende il titolo la pellicola e che nel 1969 provocò scandali, interpellanze parlamentari e fu prima boicottata e poi censurata dalla radio e dalla Tv – si divide in due parti: la prima ha un'architettura studiata quasi a tavolino, dove i luoghi, i volti, e i colori sembrano ripetere altrettanti dipinti dell'artista americano Edward Hopper: le case desolate, gli stagni, i motel equivoci, gli scenari brulli. La seconda parte è meno pittorica, meno carica di simboli e ricorda piuttosto i drammi di Tennessee Williams nel modo esasperato e torbido di rileggere le inquietudini e il disagio morale dei protagonisti. La solitudine dell'uomo moderno trova in questo film profili spietati e solo alla fine ci si accorge che, nei mucchi di spazzatura, nella campagna secca, è nascosta la presenza della morte.
Je t’aime moi non plus non è un’opera facile: lo spettatore più smaliziato troverà in essi molti riferimenti artistici e sociologici un po’ artificiosi ed estetizzanti. Ma la fermentazione dolorosa di certi legami anche crudissimi nelle loro lacerazioni sessuali e sociali potrà piacere ai giovani perchè non cade mai nel volgare e nel retorico suggerendo risvolti di tenerezza. Certo, l’analisi psicologica è spinta sino alla crudeltà, ma il film narra prima di ogni altra cosa la tragedia delle persone sole, o comunque «diverse». Più di Joe Dallessandro, che ormai si ripete nella sua caratterizzazione di drop-out, sono bravi Jane Birkin e Hugues Quester.
Il Corriere della Sera, 5/9/1976

Critica (2):Ispirato all'omonima canzone scritta e interpretata da Serge Gainsbourg, prima con Brigitte Bardot (1967) poi con Jane Birkin (1969), Je t'aime moi non plus racconta la storia, ambientata sullo sfondo di un accecante paesaggio rurale, di Krassky (Dallesandro) e Padovan (Quester), due camionisti gay che, durante una sosta, incontrano la sexy e androgina Johnny (Birkin), chiamata cosí perché, come ammette lei stessa, “non ho tette e un grande culo”. Johnny vive e lavora per Boris (Rene Kolledhof), al bar di un remoto self service, in un luogo quasi da incubo, in rovina e semi rurale, che ricorda il Sud Est americano.
La desolata provincia suburbana, popolata solo da donne triviali, machi aggressivi e montagne di spazzatura marcescente, fa da scenario alla vicenda di Krassky e Johnny, che iniziano una relazione tanto intensa quanto particolare, basata su rapporti anali, l'unico modello sessuale sperimentato dal camionista con il suo precedente amante.
Je t'aime moi non plus racconta dunque di un amore ossessivo che strazia i protagonisti e spiazza gli spettatori, una storia intensa e totalitaria che sconvolge la logica dei corpi e gli incastri delle identità.
Scritto, diretto e musicato da Serge Gainsboroug, ebbe la sua prima in Francia nel 1976. Successivamente dimenticato e raramente proiettato, rimane uno dei film più trascurati dalla critica del suo tempo, pur essendo a buon titolo uno dei classici degli anni '60 e '70 che indagano l'universo incerto dei sensi e dei corpi. (...)
(tratto da cinemagay.it)

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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