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Zen sul ghiaccio sottile


Regia:Ferri Margherita

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Margherita Ferri; fotografia: Marco Ferri; musiche: Alicia Galli, Riccardo Vandelli, Antonello Sabatini, Aldo Dursi, Nicola Bruschi - colonna sonora originale di Alicia Galli; montaggio: Mauro Rossi; costumi: Valentina Zizola; suono: Giovanni Frezza; interpreti: Eleonora Conti (Eleonora/ZEN), Susanna Acchiardi (Vanessa), Fabrizia Sacchi (Sandra), Edoardo Lomazzi (Coach Galli), Ruben Nativi (Luca), Alexandra Gaspar (Giada), Maurizio Stefanelli (Dario), Marco Manfredi (Agente Bernini), Giulia Lorenzelli (professoressa); produzione: Chiara Galloni, Ivan Olgiati per Articolture; distribuzione: Istituto Luce-Cinecittà; origine: Italia, 2018; durata: 87’.

Trama:Maia, detta ZEN, è una sedicenne irrequieta e solitaria che vive in un piccolo paese dell'Appennino emiliano. È l'unica femmina della squadra di hockey locale e i suoi compagni non perdono occasione di bullizzarla per il suo essere maschiaccio.
Quando Vanessa - l'intrigante e confusa fidanzata di un giocatore della squadra - scappa di casa e si nasconde nel rifugio della madre di Maia, tra le due nasce un legame e Maia riesce per la prima volta a confidare a qualcuno i dubbi sulla propria identità. Entrambe spinte dal bisogno di uscire dai ruoli che la piccola comunità le ha forzate a interpretare, Maia e Vanessa iniziano così un percorso alla ricerca della propria identità e sessualità, liquide e inquiete come solo l'adolescenza sa essere.

Critica (1):Da diversi anni ormai il cinema affronta il tema dell'identità sessuale con maggiore libertà e rigore, consapevole di portare all'attenzione del pubblico gli elementi per poter affrontare e abbattere i pregiudizi, ancora forti, nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali o transgender, e persino spingere le persone con un’orientamento sessuale diverso dalla maggioranza eterosessuale di scoprire di più su se stessi, condividere emozioni e storie che le riguardano da vicino. La prova di questa tendenza è il moltiplicarsi dei festival di cinema a tematica LGBT nelle maggiori città europee e del mondo, alcuni dei quali sta raggiungendo un successo e una dignità pari alle rassegne non tematiche.
Si colloca a buon diritto in quella tipologia Zen sul ghiaccio sottile di Margherita Ferri, prodotto da Articolture (Gli Asteroidi) e sviluppato all’interno del programma Biennale College Cinema, l’attività strategica della Fondazione Biennale di Venezia rivolta alla formazione di giovani film-maker provenienti da tutto il mondo. La regista, che con la sceneggiatura di Zen sul ghiaccio sottile ha vinto la Menzione speciale al Premio Solinas Storie per il cinema 2013, parla del suo primo lungometraggio di finzione come di un film che intercetta proprio il fragile confine tra il voler appartenere a un gruppo e l’essere sé stessi senza condizionamenti, raccontando il disagio e le lotte che deve affrontare chi non si conforma ai ruoli di genere e all’eteronormatività imposta dalla nostra società.
Protagonista è Maia Zenardi (Eleonora Conti), detta Zen, sedicenne introversa e ombrosa che vive in un piccolo centro montano in Emilia-Romagna, nel bellissimo parco regionale dell'Alto Appennino Modenese. Unica donna della squadra di hockey su ghiaccio locale, Zen aspira a diventare titolare nella nazionale. EÈ continuamente bullizzata dai compagni di squadra e di scuola, che la definiscono "mezza femmina, lesbica di merda, cagna", e non ha un buon rapporto nemmeno con la madre (Fabrizia Sacchi). Zen, che è molto poco zen, ce l'ha insomma col mondo, e infatti il film si apre con il dito medio della protagonista sollevato verso il cielo. Il conflitto che cova nel cuore della ragazza viene esplicitato fin dai primi dialoghi. L'unica che sembra comprendere Maia è Vanessa (Susanna Acchiardi), la ragazza di uno dei giocatori della squadra di hockey, che scappa di casa e si nasconde nel rifugio di montagna della madre di Maia. Tra le due adolescenti, che si sentono entrambe ai margini, nasce una relazione nella quale Maia crede di poter riporre i propri dubbi.
La regista contrappunta il racconto con immagini della natura selvaggia, dai ghiacciai crepitanti come la rabbia impotente della protagonista. Anche le azioni di hockey – sport tra i più duri, metafora di sfida totale – sono plastiche, e la tenuta sportiva è come il carapace di una tartaruga con cui Maia si protegge dal mondo esterno. (...)
Camillo De Marco, cineuropa.org

Critica (2):(…) Il film di Ferri traccia un percorso di ricerca del sé nel quale riconoscersi universalmente, e sceglie di raccontarlo nel contesto di un luogo di solitudine di grande suggestione quale è l’Appenino Emiliano – le riprese si sono svolte nel comune di Fanano, nel modenese – , sviluppando una profonda sinergia tra personaggio e ambiente: «Riguardo al paesaggio ho voluto costruire una relazione con i personaggi… Non sono semplici cartoline, bensì un paesaggio emotivo nel quale riflettere l’interiorità dei personaggi». Altro elemento determinante nel quale la storia affonda le proprie radici è quello del ghiaccio, dal campo da hockey nel quale si allena Maia/ZEN (Conti) alle diverse immagini repertoriali dei grandi ghiacciai del mondo in trasformazione: «Il tema del ghiaccio figurava già nel primo progetto; nella seconda stesura, ho poi deciso di inserire degli inserti di repertorio che raccontassero i moti emotivi di Maia, accompagnando tutto il percorso del personaggio. Nel finale Maia compie un suo personale coming out per affermare se stessa; la posa sul ghiaccio che termina il film è, nello sport dell’hockey, un gesto di sfida, dunque l’apertura di una nuova battaglia».
Le due giovani attrici protagoniste, Conti e Acchiardi, sono alle prime esperienze nel cinema. Riguardo alla scelta del cast, la regista aggiunge: «Volevo lavorare con i ragazzi del luogo, senza sfociare nell’esperienza mainstream macchiettistica, ma puntando a un maggiore realismo. Abbiamo, allora, seguito due strade: un casting tradizionale per i ruoli principali e alcuni laboratori nelle scuole del luogo per il resto del cast. In seguito, tutti sono stati messi insieme. Avendo poco tempo per poter girare e un budget basso, abbiamo preparato tutto molto tempo prima di iniziare le riprese». Le giovani interpreti hanno poi raccontato della loro esperienza e del rapporto con i rispettivi personaggi, rimarcando entrambe l’importanza di avere vestito i panni di ragazze quasi loro coetanee, riuscendo dunque a empatizzare maggiormente con sentimenti e vicende vissute da Maia e Vanessa.
Ferri – che ci svela di avere già nel cassetto un’altra sceneggiatura conclusa, ancora una volta a tema queer – ci racconta in seguito del cinema che ama e che ha influenzato il suo percorso, facendo riferimento in particolare alla corrente indipendente americana, al Queer Cinema, ma anche al racconto di formazione alla Moonlight; Gus Van Sant, Xavier Dolan e Andrea Arnold sono solo alcuni dei nomi citati da Ferri tra gli artisti maggiormente influenti nel suo lavoro, mentre per l’Italia è Luca Guadagnino con il suo Chiamami col tuo nome a essere in cima alle preferenze della regista. (…)
Martina Puliatti, sentieriselvaggi.it, 1/9/2018

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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