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Mura di Sana'a (Le) - Mura di Sana'a (Le)


Regia:Pasolini Pier Paolo

Cast e credits:
Commento: Pier Paolo Pasolini; fotografia: Tonino Delli Colli; montaggio: Tatiana Casini Morigi; produzione: Rosima Amstalt; produttore: Franco Rossellini; origine: Italia, 1970; durata: 13’.

Trama:Nel corso della lavorazione del “Fiore delle mille e una notte”, alla fine delle riprese effettuate nello Yemen, Pasolini girò il film-documentario Le mura di Sana'a.

Critica (1):Questo breve, ma eccezionale film è un documentario «in forma di appello all'Unesco» che Pasolini ha girato a Sana'a alla fine delle riprese del Fiore delle mille e una notte. Come l'autore stesso ha raccontato in un articolo sul «Corriere della Sera», scritto in occasione dell'unica proiezione pubblica che ha avuto - abbinato alla «prima» italiana del Fiore, a Milano -, il film venne girato una domenica mattina. «Era l'ultima domenica che passavamo a Sana'a, capitale dello Yemen del Nord. Avevo un po' di pellicola avanzata dalle riprese del film. Teoricamente non avrei dovuto posseder l'energia per mettermi a fare anche questo documentario; e neanche la forza fisica, che è il requisito minimo. Invece energia e forza fisica mi son bastate, o perlomeno le ho fatte bastare. Ci tenevo troppo a girare questo documento. Si tratterà forse di una deformazione professionale, ma i problemi di Sana'a li sentivo come problemi miei. La deturpazione che come una lebbra la sta invadendo, mi feriva con un dolore, una rabbia, un senso di impotenza e nel tempo stesso un febbrile desiderio di far qualcosa, da cui sono stati perentoriamente costretto a filmare» («Pasolini racconta con rabbia l'assurda rovina di una città».
Corriere della Sera, 20/6/1974

Critica (2):(...) La macchina da presa diviene quasi frenetica quando tenta di cogliere l'immagine reale di una Sana'a minacciata da quella nuova borghesia che vorrebbe distruggerla ~?er creare una sorta di nuova e obbrobriosa megalopoli. Della vecchia città "la classe dirigente si vergogna perchè misera e sporca e quasi tacitamente ne ha deciso la distruzione". Ne Le mura di Sana'a Pasolini ritorna al modulo della cultura di base, quella reale, quella del proletariato o del sottoproletariato, quella autoctona con tutta una serie di illuminanti "privilegi", estranea al linguaggio, ai segni o alle manipolazioni del consumismo. Per questo il documentario ben si lega alla situazione italiana; a un'Italia ove il posto del "bello e dell'umano, anche se povero, c'è qualcosa di indefinibile che si chiama benessere". Per sottolineare queste contraddizioni e queste violenze la macchina da presa indugia sul paesaggio di Orte e sulle interviste della gente della strada, per conoscere e captare le reazioni di fronte all'invasione del cemento e al massacro della nuova edilizia. Se "per l'Italia è finita, qualcosa si può ancora fare per lo Yemen". Un messaggio quindi all'UNESCO che si ripete - quasi ossessivo in tutta la parte finale - così come ossessive sono le panoramiche sulle mura già distrutte: una rabbiosa violenza della macchina da presa su un paesaggio che si sta irrimediabilmente perdendo "in nome della scandalosa forza rivoluzionaria del passato". Nella forza di certi brani del commento, nella voluta durezza delle carrellate, nello spostamento rabbioso dell'obiettivo è immediato il rapporto con Pasolini di "Scritti corsari", laddove si sostiene che il nuovo fascino ha distrutto le vecchie culture, lacerando i tessuti linguistici ed esistenziali delle classi subalterne. (...)
Giampaolo Bernagozzi, Il cinema corto, Firenze, La casa Usher, 1980

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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