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Go Now - Go Now


Regia:Winterbottom Michael

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Paul Henry Powell e Jimmy McGovern; fotografia: Daf Hobson; montaggio: Trevor Waite; scenografia: Hayden Pearce; costumi: Rachel Fleming; musica: Alastair Gavin; interpreti: Robert Carlyle (Nick Cameron), Juliet Aubrey (Karen), James Nesbitt (Tony), Sophie Okonedo (Paula), John Brobbey (Geoff), Darren Tighe (Dell), Berwick Kaler (Sammy), Sean McKenzie (George), Sara Stockbridge (Bridget), Sean Rocks (Charlie), Dave Schneider e Jenny Jules (i medici); produzione: Andrew Eaton per Revolution Films, Bbc Television; distribuzione: Bim; origine: Gran Bretagna, 1996; durata: 81’.

Trama:Nick, operaio di Bristol, ha una vita comune: lavoro, amici, birra, pallone e l'amore di Karen che è andata a vivere con lui. Un giorno, durante il lavoro a Nick sfugge di mano un martello, sono i primi sintomi della sclerosi multipla. Con l'aiuto di Karen che, dopo qualche incertezza, lo sposa, affronta la lotta per la sopravvivenza.

Critica (1):Un film dove si piange. E si ride, anche. Nonostante una storia “pericolosa”: un vitalissimo operaio, che gioca a calcio nel tempo libero e svuota pinte di birra, viene colpito dalla sclerosi multipla, implacabile, bastarda malattia che arriva silenziosamente, piano piano installandosi nel corpo come pare e piace. Go Now, titolo che viene dalla canzone di Bessie Banks, è il film che Michael Winterbottom ha girato tra Butterfly Kiss e Jude. Vive di due personaggi semplicemente belli, interpretati da due attori che tutti i film del mondo vorrebbero avere: Robert Carlyle di La canzone di Carla e Trainspotting e la dolce Juliet Aubrey. Nick e Karen, conviventi alla velocità della luce perché l’amore, quando chiama, reclama subito sesso, tempo e spazio comune. Gli sceneggiatori sono scaltri nell’evitare le ovvie trappole della compassione («avrebbe segnato anche Stevie Wonder» urla un compagno di squadra a Nick, già minato dal male, che ha sbagliato un facile goal). Winterbottom è abile nel dribblare di ellissi, nell’accelerare col pressing, nel seminare di gustosi stop-frames il campo perimetrato di itinerari conosciuti e percorsi obbligati.
Aldo Fittante, Film TV

Critica (2):Michael Winterbottom è un regista da tenere d’occhio. Nel corso di meno di tre anni ha sfornato tre film molto diversi, ma tutti ugualmente interessanti: da quella disperata storia di amore sado–maso–lesbico che è Butterfly Kiss, all’originale e allo stesso tempo fedele riscrittura di Jude, fino a Go Now, presentato con un calorosissimo successo di pubblico all’ultima edizione della Mostra di Venezia – ma che nella filmografia del trentaseienne regista britannico viene per secondo. Teniamolo d’occhio sperando che trovi la sua strada e la sua voce: perché i suoi film sono sì interessanti, ma, appunto, così diversi, da non lasciar capire quale sia il vero Winterbottom. In Go Now, per esempio, si sente un forte profumo del Ken Loach proletario e britannico – compreso lo humour che Loach sa dispiegare quando vuole e quando è più a suo agio con il mondo quotidiano della sua Gran Bretagna. Ma, nel film di Winterbottom, c’è di singolare una grande e impudica forza sentimentale (e, tanto di cappello in un film che tratta un tema doloroso e potenzialmente strappalacrime, non sentimentalistico). Winterbottom mescola con disinvoltura e vitalità un film a tesi (anche quando la malattia colpisce più crudelmente, la consapevolezza, l’amore e l’amicizia rendono la vita degna di essere vissuta), un film d’ambiente sul mondo proletario di Bristol (lui è un carpentiere e giocatore di calcio, lei è impiegata in un albergo, intorno c’è gente normale che si fa di birra, gioca a biliardo, parla di donne e di football), un film di attori: bravissimo Robert Carlyle che abbiamo conosciuto in Riff- Raff e in La canzone di Carla, bellissima, normale e intensa lei, Juliet Aubrey, al centro di un coro di attori tutti perfetti. Il film riesce anche ad essere paradossalmente divertente: perché nonostante si parli di una tragedia come quella della sclerosi multipla che improvvisamente colpisce il giovane e gagliardo Robert Carlyle, Michael Winterbottom, che lavora su un copione scritto da uno sceneggiatore effettivamente malato di sclerosi, Paul Henry Powell, si tiene sempre sulla corda dello humour – quello che hanno come patrimonio genetico e culturale i suoi personaggi–, speso anche quando la drammaticità del destino del suo protagonista lo spinge a cambiare registro. Go Now (“Vattene”, come grida Carlyle alla sua ragazza quando pensa di essere troppo malato per non rappresentare un peso per lei), con i suoi pregi e i suoi limiti – soprattutto un eccesso di umorismo macho non sempre perfettamente dosato–, è uno di quei film semplici, popolari ed efficaci che solo l’Inghilterra riesce a produrre, composti in giuste dosi di un tema, di una cultura umana, di bravi attori, di senso dello spettacolo: per cui riesce a parlare di malattia, nei suoi aspetti più difficili e spiacevoli, senza scivolare nel patetico e suggerendo che le ricette per vivere sono tante e diverse – anche se l’ingrediente fondamentale resta sempre l’amore. E se qualche civetteria registica non è convincente – per esempio quelle immagini in bianco e nero che ritmano non sempre opportunamente la storia – basta vedere la gentilezza di tocco e l’assenza di moralismo con cui è trattato il piccolo adulterio “terapeutico” dell’angelica morosa del malato per capire che Winterbottom ha, molto semplicemente, della classe.
Irene Bignardi, la Repubblica

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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