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Uomo meccanico (L')


Regia:Deed André

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: André Deed; fotografia: Alberto Chentreni; interpreti: André Deed (Modestino detto Saltarello), Valentina Frascaroli (Mado, l’avventuriera), Gabriel Moresu (prof. D’Ara), Mathilde Lambert (Elena D’Ara), Ferdinando Vivas-May (Ramberti), Giulia Costa; produzione: Milano film · 35mm. L.: 740 m. (incompleto, l. orig.: 1821 m.); distribuzione: Cineteca di Bologna; durata: 40’ a 18 f/s.

Trama:Uno scienziato riesce a costruire un meccanismo a forma di un uomo che può essere comandato a distanza da una macchina. L'uomo meccanico possiede velocità e forza superiori a quelle umane. Lo scienziato è però ucciso da una banda di criminali, guidata da Margherita Donadieff (Mado), che vuole ottenere le istruzioni per la costruzione dell'uomo meccanico. I criminali vengono catturati prima che essi siano in grado di riceverle e sono giudicati e condannati. Con uno stratagemma, Mado riesce a sfuggire dal carcere e rapisce Elena D'Ara, la nipote dello scienziato per costringerla a darle le istruzioni per costruire un altro automa meccanico. L'uomo meccanico è utilizzato per una varietà di crimini, controllato a distanza da Mado tramite un "tele-visore". Il fratello dello scienziato, tuttavia, riesce a creare un secondo uomo meccanico che utilizza contro l'originale. I due uomini meccanici si combattono tra di loro durante un veglione al teatro dell'Opera e finiscono per distruggere loro stessi ed il teatro. Dopo molte scene di distruzione e scompiglio tra i presenti, il droide “malvagio” viene sconfitto grazie all'aiuto di Saltarello, che provoca un cortocircuito al sistema di controllo a causa del quale la malvagia Mado rimane uccisa.

Critica (1):
Nel 1921 André Deed gira L’uomo meccanico, che misura 1821 metri al visto di censura; è autore del soggetto e della sceneggiatura, oltre che regista e interprete (a fianco di Valentina Frascaroli). L’uomo meccanico, però, non è un film autonomo ma il secondo episodio di un ‘Cine-Romanzo’, seguendo la voga del serial francese e americano. Il progetto prevedeva tre episodi: Il documento umano, oggi disperso; L’uomo artificiale (poi L’uomo meccanico); Gli strani amori di Mado, mai mandato ad effetto o rimasto incompiuto. Resta solo L’uomo meccanico. Anzi una copia frammentaria del film, il cui stato lacunoso e narrativamente incoerente non è dovuto solo agli insulti del tempo: già la censura lo aveva scorciato. (La fortuna ha graziato la scena del robot gigante che sostiene sulle braccia Mathilde Lambert – svenuta, a seno nudo, non meno erotica della ragazza di King Kong). Sulla base di una prima redazione della sceneggiatura, Jean Gili ha favorito una ricostruzione della trama del film (in André Deed, Le Mani, 2005); anche ricomposta, la storia resta improbabile. Comunque, le incongruenze non guastano l’originalità, né le straordinarie trovate. L’uomo meccanico incrocia tre generi: il burlesque, il serial d’avventura, la fantascienza. Il burlesque è garantito dalla presenza di André Deed, qui chiamato ‘Saltarello’. Per il serial avventuroso, abbiamo ‘Mado, l’avventuriera’: Valentina Frascaroli, dal profilo elegante e lo sguardo isoscele tagliato da una cappa nera. Sorella di Pearl White e di Musidora. Cioè il femminile moderno e urbano, contro le dive bruciate dal sacro fuoco dannunziano, l’immaginario floreale, l’estetismo scaduto. La fantascienza: c’è uno schermo che preannuncia la televisione (all’epoca appena un vago esperimento), ma soprattutto c’è un robot, gigantesco, comandato a distanza attraverso un tele-visore. Questo uomo meccanico, con le sue sembianze ‘a stufa’, non ha precedenti. Diventerà presto un motivo tematico-figurativo negli episodi maggiori dell’‘estetica meccanica’ d’avanguardia e, trent’anni dopo, un’icona della fantascienza americana. André Deed, già corpo disarticolabile e ‘uomo moltiplicato’ (Cretinetti che bello!, 1909), lascia lo schermo allo scontro finale, propriamente elettrico e pirotecnico, tra due robot. Ultima cosa: Mado è il capo dei banditi. Da quanto resta del film non risulta immediato. Perciò ho qui proditoriamente svelato il segreto. Per castigarmi, stanotte Mado verrà a visitare i miei sogni.
Michele Canosa, festival.ilcinemaritrovato.it


Gli Earthset, quartetto alternative di Bologna, propongono in una serie di serate la sonorizzazione del film muto “L’Uomo Meccanico”(ita-fra 1921), nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna, partner del progetto. La sonorizzazione è nata all’interno del Progetto Soundtracks 2018, finanziato dal Centro Musica di Modena e col partenariato della Regione Emilia Romagna e del Museo del Cinema di Torino. Direttori artistici del progetto sono stati Corrado Nuccini (Giardini di Mirò) e Stefano Boni (Direttore del museo del Cinema di Torino).La direzione artistica del progetto alla fine del corso ha assegnato alla band bolognese Earthset (compagine alternative rock composta da Luigi Varanese, Costantino Mazzoccoli, Emanuele Orsini ed Ezio Romano) ed al ravennate Luca Maria Baldini la composizione di una sonorizzazione per il film L’Uomo Meccanico. Il lavoro si è svolto sotto la direzione ed il tutoraggio di Nicola Manzan (Bologna Violenta) e Tiziano Bianchi.L'Uomo Meccanico è un film muto prodotto dalla Milano Films nel 1921. Autore e interprete della pellicola è il francese André Deed (noto in Italia come Cretinetti). Il film era parte di una trilogia, la cui realizzazione fu interrotta bruscamente dal fallimento della Milano Films, sicché l'unico film prodotto di questo progetto fu proprio L'Uomo Meccanico. L'Uomo Meccanico è il primo film di fantascienza/horror prodotto in Italia ad oggi disponibile (il più antico Il Mostro di Frankenstein del 1914 risulta perduto), seppur in versione mutilata.La pellicola, infatti, era andata perduta e solo negli anni '90 la Cineteca di Bologna è riuscita a restaurare l'ultima bobina rimasta, rinvenuta nella Cinemateca Brasileira di San Paolo.L’Uomo Meccanico è per questo poco conosciuto, sebbene rappresenti una tappa molto importante del cinema italiano. Si tratta, della prima pellicola italiana ed una delle prime al mondo ad affrontare il tema dell'automa ed a mostrare la scena dello scontro tra un mostro meccanico buono ed uno cattivo, anticipando di gran lunga temi sviluppati dalla fantascienza posteriore, nonché un certo immaginario “mecha” giapponese.La sonorizzazione musicale del progetto è affidata alla scrittura tra il noise rumoristico ed il post rock degli Earthset. Se gli strumenti utilizzati inscrivono il progetto in un filone comunque riconducibile al rock, gli inserti armonici dodecafonici, esatonali e dissonanti, la massiccia presenza di effetti rumoristici contaminano il campo con certe forme di ricerca sonora tipiche della musica classica contemporanea. Non si tratta di un caso, ma della scelta ponderata della band, che per questo progetto ha voluto approfondire lo studio delle avanguardie storiche dei primi del '900 (in particolare la scuola di Vienna, Stravinskij e Debussy) e della più recente produzione classica contemporanea internazionale e nazionale (tra i vari riferimenti, Missy Mazzoli e Luca Francesconi). Una delle frasi musicali che ricorre lungo tutta la sonorizzazione è proprio una successione di dodici suoni-fonemi (dodecafonia) che in una tabella di corrispondenze tra note e lettere, secondo una tecnica elaborata da Alban Berg, corrisponde al binomio UOMO MACCHINA.


Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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