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Giorno di fuoco (Un)


Regia:Chiesa Guido

Cast e credits:
Ideazione
: Guido Chiesa; letture: Giuseppe Cederna, Andrea Demarchi, Giovanni Lindo Ferretti; montaggio: Fulvio Molena; fotografia: Gherardo Gossi; luci: Mariano De Tassis; registrazioni live: Giovanni Gasparini; missaggi e postproduzione: Gianni Maroccolo e Bruce Morrison; durata: 70’ circa.

Trama:Un giorno di fuoco, Alba, 5 ottobre 1996. I CSI in concerto nella chiesa di San Domenico. Alle loro spalle, sull’abside, le immagini della vita di Giuseppe Fenoglio, detto Beppe, scrittore albese morto nel 1963 a 41 anni, ex partigiano, impiegato in una ditta vinicola e figura anomala nel panorama culturale italiano del dopoguerra: schivo, provinciale benché capace di una lingua universale. In mezzo, le letture di Giuseppe Cederna e le testimonianze di quattro personaggi chiave: il fratello Walter, l’amico Ugo Cerrato, il commilitone e partigiano Aldo Spinardi, la figlia mai conosciuta Margherita.

Critica (1):Tutto parte, come spesso capita, da una canzone. Da Linea Gotica, a essere precisi, il brano che ha dato il titolo al secondo album in studio del Consorzio Suonatori Indipendenti, i C. S. I. Prima che inizi a cantare, Giovanni Lindo Ferretti cita l’incipit dei "Ventitre giorni della città" di Alba di Beppe Fenoglio (1922-1963). Tra quanti non hanno bisogno di troppe spiegazioni per capire, fin dal primo ascolto, di che cosa si sta parlando, c’è Guido Chiesa, regista che ha lavorato con i C. S. I. e con Davide Ferrario a Materiale resistente. Lui è colui che ha fatto riscoprire Beppe Fenoglio a Giovanni Lindo Ferretti. Nasce così l’idea di rendere omaggio a Fenoglio, quello che Ferretti poi definirà “l’unico scrittore moderno che abbia avuto il nostro Paese”, e di farlo nella città che non lasciò mai, se non per l’importante parentesi della guerra partigiana. Un giorno di fuoco, dal titolo di uno dei racconti più belli di Fenoglio sarà il nome della serata, protetta dalle volte austere e affascinanti della chiesa di San Domenico. In queste poche righe, il regista racconta il senso di una serata “irripetibile”. Un giorno di fuoco, Alba, 5 ottobre 1996. I C. S. I. in concerto nella chiesa di San Domenico. Alle loro spalle, sull’abside, le immagini proiettate dal sottoscritto. In mezzo, tra un paragrafo e l’altro della scaletta, le letture di Giuseppe Cederna e le testimonianze di quattro personaggi chiave: il fratello Walter, l’amico Ugo Cerrato, il commilitone e partigiano Aldo Spinardi, la figlia Margherita. Il tutto, necessariamente, per Giuseppe Fenoglio, detto Beppe, scrittore albese morto nel 1963 a 41 anni, ex partigiano, impiegato in una ditta vinicola e figura anomala nel panorama culturale italiano del dopoguerra: schivo, provinciale benché capace di una lingua universale. È stato questo Un giorno di fuoco? Tutto qui? No, non solo, e per molteplici ragioni. C’è un momento, nel film che trovo quanto meno illuminante. Durante l’esecuzione di un brano, Giovanni si volta verso Ginevra e con un sorriso sembra che le dica: “Buono”, come a dire “funziona, va tutto bene, gira tutto per il verso giusto”. Qualcuno mi ha fatto notare che, forse, in realtà Giovanni sta solo ricordando a Ginevra la frase con cui inizia il verso successivo. Poco importa. In quel sorriso, per me, c’è tutto. C’è tutta la gioia di cui, alla fine, sono stata capace quella sera, reduce da settimane di preparazione faticosa e travagliata in compagnia degli amici del Circolo Fenoglio 96. C’è la soddisfazione di essere stati capaci di organizzare un evento simile, unico nel suo genere. Ma, soprattutto, c’è l’umile e orgogliosa convinzione di aver provato a fare qualcosa per uno scrittore, Beppe Fenoglio, il quale, in fin dei conti, è il vero motivo della nostra presenza lì. Ecco, non credo che una serata del genere sarebbe stata possibile altrimenti. Nei C. S. I., in me, in tutti coloro che hanno lavorato all’allestimento, c’era un bisogno velleitario: far qualcosa per Fenoglio. Non che lui ne avesse bisogno, per carità, ma per quel che ci ha lasciato: tre libri in vita e una montagna di scritti incompiuti, romanzi iniziati in inglese e mai terminati, appunti di un’Odissea privata. Materiale che brucia. Parole che pesano e sollevano. Un giorno di fuoco è stato un evento irripetibile, mai replicabile. La videocassetta, forse, restituirà un’ombra dell’energia che circolava quella sera nella chiesa di Alba. Ma quel che ha scritto Fenoglio è più che mai lì, pronto a parlarci.
Guido Chiesa

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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