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Corazòn del bosque (El) - El corazòn del bosque


Regia:Aragòn Guttièrez Manuel

Cast e credits:
Sceneggiatura: Manuel Gutiérrez Aragón e Luis Megino; fotografia: Teo Escamilla (Eastmancolor); scenografia: Félix Murcia; montaggio: José Salcedo; interpreti: Norman Brisky (Juan), Angela Molina (Amparo), Luis Politti (Andarín), Víctor Valverde (Suso), Santiago Romos (Atilano); produttore: Luis Megino; durata: 113' anno: 1978.

Trama:I - Un mitico guerriero, conosciuto come "El Andàrin", scende alla sagra. Una bambina lo guarda con i suoi occhioni. E' l'anno 1952. Alcuni anni più tardi quella bambina diventa una bella donna, Amparo, innamorata del nobile maquis. Ma "El Andarín" é ormai un uomo segnato dal destino come perdente. Rifugiato nelle profondità di un bellissimo bosco é diventato una fiera braccata.
II - Amparo vede con gioia il ritorno a casa, dopo diversi anni di esilio, del fratello Juan. Egli viene per riscattare "El Andarín", convincerlo a lasciare il monte e mettersi in salvo lontano.
III - Juan ignora i rapporti tra la sorella ed "El Andarín" e non lo sospetta nemmeno, malgrado gli indizi, poiché ora Amparo sta per sposare Suso, un musicista e calzolaio abbastanza prestante e simpatico.
IV - Juan affronta la difficile ricerca dell'inafferrabile "Andarín". Nell'impenetrabile bosco dove si inoltra lo attendono diverse sorprese, tra le quali quella di venire a sapere che la sua adorata Amparo ha rapporti con l'anziano "Andàrín". Presto scoppieranno le tensioni tra Juan, il fidanzato di Amparo, ed "Al Andarín".
V - Juan deve fuggire dalle sue terre, inseguito a sua volta dalle forze dell'ordine perché le sue avventure nella montagna lo hanno quasi trasformato a sua volta in una fiera braccata. Prima deve adempiere alla sua missione ed affrontare "El Andarín".

Critica (1):Ricordo di essere uscito dall'Instituto de Torrelavega (allora avevo dodici o quattordici anni) ed avere sentito dire a qualcuno: "In quella casa ieri ha dormito Juanín". Juanín visse fino agli anni sessanta ed è stato l'ultimo bandito e guerrigliero. Originariamente era un guerrigliero repubblicano, comunista, ma per ragioni di sopravvivenza è degenerato in un bandito e più tardi in una bestia feroce del bosco. In El corazón del bosque ho usato alcuni ricordi di quell'epoca.
Una cosa che mi è rimasta molto impressa erano i giri in moto con mio padre, su una Guzzi: io montavo dietro ed arrivavamo a certe zone di Santander, negli anni cinquanta, 1952, 1953, oltre alle quali non si poteva andare perchè erano zone di maquis. Non perché fossero controllate dalla Guardia Civile, ma perché mio padre diceva: "Qualche volta qui si trovano i maquis". Ed io mi tenevo ancora più stretto alla moto per non cadere. (...) Avevano un raggio d'azione che si estendeva dalle falde dei Picos de Europa, Potes, fino a Comillas. È un territorio molto vasto ed allora ne restavano soltanto due: Juanfn e Bedoya. Erano un po' come gli orsi che esistono in quei monti. Venivano mitizzati per l'astuzia ed il coraggio, non perché fossero eroi popolari. In qualche modo avevano di più in comune con un eroe mitico, come Sigfrido, che con qualcos'altro. Era un aspetto più leggendario e mitico che non politico. Tutti parlavano di loro con ammirazione, timore e rispetto, che è come si parla dei miti. Di un lottatore al servizio di un'idea politica che conduce a determinate azioni politiche si può parlare all'interno di una discussione ideologica, ma Juanfn e Bedoya erano molto più vicini al mito. Non si parlava di loro così ma come dell'eroe che fa paura perché non è un essere interamente positivo, bensì qualcuno che ti può distruggere. La borghesia, la Guardia Civile, i pastori parlano di loro miticamente, ma come di miti reali, esistenti.
Gli ultimi maquis avevano un chiaro senso della territorialità. C'era una zona delimitata, come adesso quella dell'orso, passando attraverso la quale ci si metteva in pericolo. Ricordo che certi amici o conoscenti di mio padre a Santander, che avevano affari, fattorie, nella zona, diciamo, proibita, dove c'erano i maquis, non oltrepassavano mai quel confine. Erano limiti molto, molto definiti. Se, ad esempio, avevano fattorie a Cabuérniga, si avvicinavano al limite, guardavano di fatto la valle dall'alto e tornavano a Santander nelle loro macchine perché non si attentavano a passare.
Ai bambini le zone proibite o misteriose restano in mente più delle altre. Su questi ricordi, questi spezzoni di storia e questo mito è stato composto El corazón del bosque. Soprattutto attraverso il sistema dei fatti slegati: Mi hanno raccontato che un giorno è sceso alla sagra di Potes e ha ballato con la maestra". Si prendeva nota. Fino ad avere, ad esempio, cinquanta fatti più o meno curiosi, leggendari o aneddotici sui maquis. A questo materiale è stato dato un tenue filo tematico. Abbiamo immaginato che il protagonista venisse da fuori, dalla Francia, e cercasse un personaggio perduto seguendone le tracce, orme che aveva lasciato talvolta apposta e talvolta involontariamente. C'era un vero rosario di fatti che colui che veniva da fuori, Juan, il personaggio interpretato da Norman Brisky, raccoglieva fino ad arrivare a El Andarín, che era un personaggio più mitico nascosto del bosco.
Manuel Gutiérrez Aragón

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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