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Riparare i viventi - Réparer les vivants


Regia:Quillévéré Katell

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo di Maylis de Kerangal; sceneggiatura: Katell Quillévéré, Gilles Taurand; fotografia: Tom Harari; musiche: Alexandre Desplat; montaggio: Thomas Marchand; scenografia: Dan Bevan; costumi: Isabelle Pannetier; effetti: Guillaume Le Gouez; interpreti: Tahar Rahim (Thomas Rémige), Emmanuelle Seigner (Marianne), Anne Dorval (Claire), Bouli Lanners (Dott. Pierre Révol), Kool Shen (Vincent), Monia Chokri (Jeanne), Alice Taglioni (Anne Guérande), Karim Leklou (Virgilio Breva), Alice de Lencquesaing (Alice Harfang), Finnegan Oldfield (Maxime), Théo Cholbi (Sam), Gabin Verdet (Simon), Dominique Blanc (Lucie Moret), Galatéa Bellugi (Juliette); produzione: Les Films Pelléas-Les Films Du Bélier, in coproduzione con France 2 Cinéma-Mars Films-Jouror, Cn5 Productions-Ezekiel Film Production-Frakas Productions.Rtbf (TÉLÉVISION Belge)-Proximus; distribuzione: Academy Two; origine: Francia, 2016; durata: 104'.

Trama:Tutto ha inizio all'alba, con tre giovani surfisti e il mare in tempesta. Poche ore dopo, sulla via del ritorno, accade un incidente che porterà Simon in ospedale, in sospeso tra la vita e la morte. Lo staff cerca le parole per comunicare ai genitori, sopraffatti dal dolore e dall'angoscia, che il figlio potrebbe rientrare tra i donatori di organi. Inizia così una corsa contro il tempo per mettere in pratica il trasferimento del cuore di Simon. Nel frattempo, in un ospedale di Parigi, c'è una donna in attesa di trapianto potrebbe prolungare la propria vita e che non saprà mai nulla del suo provvidenziale salvatore...

Critica (1):Il terzo film di Katell Quillévéré è la versione per il cinema dell'omonimo romanzo di Maylis de Kerangal, un libro di grande successo non solo in Francia (in Italia è uscito per Feltrinelli con il titolo letterale Riparare i viventi e la traduzione di Maria Baiocchi e Alessia Piovanello); il romanzo è stato osannato ma anche molto discusso soprattutto in seguito al caustico commento dello scrittore Richard Millet che ha definito la scrittrice qualcosa che suonava come la romanziera preferita dalla piccola ignorante borghesia internazionale e che per questo è stato addirttura licenziato da Galimard, editore di entrambi gli scrittori.
In ogni caso, tralasciando le polemiche letterarie che tanto spazio hanno torvato sui giornali francesi, il film è un dramma piuttosto semplice nella struttura con una storia forte e un cast solido, ma, sopratutto, con una precisa, documentata, dettagliatissima parte medica che, raccontata con grande meticolosità, diventa un carattare molto interessante del film (cifra della quale per altro la stessa scrittrice si è fatta vanto come esempio di scrupolo etico). Tutta la vicenda ruota intorno alla donazione di organi e alla possibilità di affrontare una tragedia inaccettabile come la morte di un figlio adolescente grazie, o nonostante, il pensiero che un'altra vita possa continuare – o meno – solo in funzione della scelta che si fa.
Il film parte infatti dall'incidente che coinvolge tre giovani surfer che, sulla strada del ritorno a casa, rimangono coinvolti in un violento scontro sulla strada; l'unico a uscire realmente malandato è Simon le cui condizioni paiono subito disperate e la cui morte cerebrale mette di fatto i genitori di fronte a la scelta radicale di staccare le macchine che lo tengono in vita e di donare i suoi organi. Intanto, in un altro angolo della Francia, una donna cardiopatica ripone ogni speranza di sopravvivere nella possibilità di ricevere un cuore nuovo.
Se un soggetto così ridotto all'osso poteva essere un punto forte della narrazione, purtroppo però la regista sembra non avere il coraggio di spingere fino in fondo sul coté fortemente mélo che invece è l'aspetto più convincente della prima metà del film e di restare su quei personaggi forti che ruotano intorno alla straziante fine di Simon. Tanto i genitori, interpretati con grande credibilità drammatica da Emmanuelle Seigner e Kool Shen, quanto i medici, Bouli Lanners incaricato di constatare e comunicare la morte del ragazzo, e Tahar Rahim responsabile invece delle procedure legate all'autorizzazione per l'espianto, riescono infatti a reggere e a restituire il senso della tragedia della morte ma anche quello dell'urgenza della vita, e non è cosa da poco.
Chiara Borroni, cineforum.it, 23/1/2017

Critica (2):Amarezze franco belghe e onde concentriche del destino, con una frenata voglia paranormale (...). Niente di semplice intorno a questo trapasso dell'elemento vitale che per sempre fa rima con amore, ma l'autrice Katell Quillévéré sceglie la via gonfia del mélo senza far sconti, con travolgente inizio, un esasperante, impressionante realismo chirurgico, un'equa distribuzione di pìetas spiando le reazioni di tutti. Come dire che si possono aggiustare gli uomini negli organi che riprendono dopo un attimo a palpitare; più difficile aggiustare pene e ingiusti dolori, raddrizzare affetti, sintonizzare i sentimenti. Negli occhi di un cast vario con Emmanuelle Seigner mater dolorosa, ma soprattutto col bravissimo Tahar Rahim (...), giovane medico problematico e la sorprendente Anne Dorval, il film batte di una sua traccia segreta. Diviso in due parti speculari, in vero rapporto causa effetto e con alcuni personaggi secondari che diventano primari, coltiva curiosità per le vite degli altri, come se i famosi sei gradi di separazione si annullassero.
Maurizio Porro, Corriere della Sera, 26/1/2017

Critica (3):

Critica (4):
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