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Vedova allegra (La) - Merry Widow (The)


Regia:Von Stroheim Erich

Cast e credits:
Soggetto: dal libretto di Victor Leon e Leo Stein dell'operetta omonima di Franz Léhar; sceneggiatura: Erich Von Stroheim e Benjamin Glazer; fotografia: Ben Reynolds, William Daniels e Oliver T. Marsh; scenografia: Cedric Gibbson e Richard Day; costumi: Erich Von Stroheim e Richard Day; interpreti: Mae Murray (Sally O'Hara), John Gilbert (Danilo), Roy d'Arcy (Mirko), Tully Marshall (barone Sadoja), George Fawcett (Nikita I), Josephine Crowell (regina Milena), Dale Fuller (cameriera di Sadoya), Albert Conti (aiutante di Danilo), Don Ryan (aiutante di Mirko), Hughie Mack (il locandiere), Sidney Bracey (domestico di Sadoja), George Nichols (il portiere); produzione: MGM; anno: 1925; durata: 110'.

Trama:Il principe Danilo è innamorato di Sally, una ballerina americana, ma anche suo cugino Mirko, erede legittimo del trono di Montebianco, vorrebbe conquistarla. Poiché Sally non è nobile, il re Nikita I, ormai anziano, cerca di opporsi al fatto che il figlio e il nipote la corteggino. Sally, per ripicca, sposa il vecchio barone Sixtus Savoja che però la lascia vedova e sua erede universale la stessa notte delle nozze. Ormai ricca, Sally si trasferisce a Parigi, dove Mirko e Danilo la seguono per provare a conquistarla, il primo per interesse, il secondo perché animato da un sentimento molto profondo. Quando i due cugini si sfidano a duello per lei e Danilo viene ferito, Sally manifesta il suo amore per lui. Alla morte di re Nikita, è Mirko a salire sul trono, ma il giorno dell'incoronazione viene ucciso da un attentatore e saranno i due innamorati a regnare sullo Stato di Montebianco.

Critica (1):Dando incarico a Stroheim di girare questo film, Irving Thalberg boss della MGM, pensava di poter ripetere in qualche modo il successo commerciale di Foolish Wives, dopo lo scacco di Greed. Benché riluttante, Stroheim si lasciò convincere, ottenendo di poter operare variazioni anche sostanziali rispetto all'operetta di Franz Léhar. I guai, in questo caso, vennero dalla scelta (imposta) della protagonista femminile, la star Mae Murray, che entrò subito in contrasto con Stroheim, abituata come era ad interpretare le commedie leggere di suo marito Robert Z. Leonard. Alla fine, però, Stroheim riuscì ad imporsi, ottenendo comunque un ottimo risultato: "Dicono che sono odioso e tratto i miei attori come se fossero cani... Ma so quello che faccio: è il mio metodo. Devo spazzar via la crosta di una falsa tecnica, e portare alla luce il vero sentimento... Con Mae Murray, un'attrice artificiosa nella maggior parte dei suoi film, occorreva eliminare la civetteria e le moine, fronzoli che nascondevano la sua genuina capacità di sentire e di esprimere ciò che doveva" (intervista di Stroheim a Pictire Play in P. Nobel).
Anche questo film, ebbe la sua dose di tagli (da 14 rulli a 10), concentrati nelle scene d'orgia e in quelle del matrimonio tra Sally e il vecchio barone Sadoja, motivati con ragioni di censura; "dal l'operetta' Stroheim non trae che un pretesto per comporre una fantasia realista" nota Buache, "scrisse la parte di Mirko sperando di poterla interpretare lui stesso, immaginò una conclusione pessimistica, aggiunse personaggi, episodi, dettagli sordidi, in contrappunto all'avventura sentimentale, ma dovette rinunciare alla parte di Mirko e mantenere il sempiterno happy end". Nonostante ciò, e nonostante la scarsa considerazione nutrita da Strohe im stesso verso quest'opera girata con trovoglia, il film appare splendido, in tutto degno di lui. Stroheim impernia la Vedova allegra sulla rivalità tra nobili cugini, Mirko, erede al trono di un immaginario reame mitteleuropeo, e Danilo, per la conquista, prima frivola e poi con più serie motivazioni, del l'americana Sally O'Hara, ex ballerina, in seguito moglie e presto ricchissima vedova del barone Sadoja, rivalità che termina con il trionfo del simpatico Danilo. Stroheim stesso pensava, abbiamo detto, di interpretare il ruolo di Mirko, il cugino odioso, ma ne fu impedito dalla produzione, che temeva l'accentuarsi di troppo potere contrattuale nelle sue mani. Allora, puntigliosamente, fa di Roy d'Arcy un secondo se stesso, piegandolo a gestire, muoversi, vestirsi, sorridere, fumare una sigaretta, aggiustandosi il monocolo, allo stesso identico modo dell'ufficiale austriaco di Blind Husbands o del falso conte di Foolish Wives. Roy d'Arcy è dunque Stroheim, ma è anche uno Stroheim leggermente derisorio, più ridicolo che sinistro, anche in sintonia con il tono "leggero" del film. Ciò che non fa l'ambiguità, e che lo eleva dal piano della caricatura, non è tanto però la sua connotazione di doppio del regista, quanto quella di doppio di Danilo: sono Mirko e Danilo a scontrarsi sul set e, paradossalmente, a confondervisi. Perché paradossalmente? Perché in realtà Mirko è brutto, maligno, affettato, violento, pensa solo al suo interesse, mentre Danilo è bello, allegro, simpatico, disinteressato e innamorato. Cosa dunque può accomunare due personaggi impostati psicologicamente in modo così diverso, interpretati da due attori così dissimili fisicamente, e comunque obbligati a una differenza esasperata di recitazione? Cosa, se non appunto il vecchio pallino stroheimiano, la divisa? La divisa, qui, è ciò che unifica e quindi confonde, ciò che ricopre e quindi svela. Verità profonda della superficie, assegna a ciò che sembrava separato, distinto e contrapposto (brutto/bello, male/bene) l'inquietante marchio del simile. Tutto il rapporto tra Mirko e Danilo si struttura attraverso alternanze (concomitanti) di opposizione e di similitudine. Per esempio, il principe Mirko, alle manovre, scende dalla macchina, di fronte al modesto alberghetto campagnolo. È schifiltoso. Si tura il naso. Dettagli sul fango, sui maiali che grufolano. Esclama: "Ma è un porcile!" (i dettagli sordidi cominciano a connotare il personaggio). Invece quando scende dalla macchina Danilo, non vede fango, né porci. Ammira foto "artistiche" d'una ballerina. Sorride alla fantesca (improntitudine, sfacciataggine, ma anche simpatia e capacità di adattamento). Le connotazioni psicologiche prefigurano un'opposizione, stemperata però dalla similitudine ripetitiva del presentarsi dei personaggi (arrivo in macchina), tutti e due ufficiali, reduci dalle manovre, e quindi tutti e due in divisa (identica) [... l
Alessandro Cappabianca, Von Stroheim, il castoro cinema

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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