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Mammuth - Mammuth


Regia:Delépine Benoît, Kervern Gustave

Cast e credits:
Sceneggiatura: Benoît Delépine, Gustave Kervern; fotografia: Hugues Poulain; musiche: Gaëtan Roussel; montaggio: Stéphane Elmadjian; scenografia: Paul Chapelle; costumi: Florence Laforge; interpreti: Gérard Depardieu (Mammuth), Yolande Moreau (Catherine), Isabelle Adjani (amante perduta), Benoît Poelvoorde (concorrente), Miss Ming (Miss Ming), Blutch (impiegato del Fondo Pensionistico), Philippe Nahon (direttore della Casa di Riposo), Bouli Lanners (agente interinale), Albert Delpy (cugino), Gustave Kervern (impiegato supermercato), Stéphanie Pillonca (cameriera ristorante), Serge Nuques (motociclista pazzo), David Pougnaud-Barillon (supervisore), Eric Monfourny (prete), Dick Annegarn (custode del cimitero), Bernard Geoffrey (direttore del macello),
Sophie Seugé (complice di Miss Ming), Aurélie Brin e Céline Richeboeuf (amica di Miss Ming), Paulo Anarkao (Grande Bertha); produzione: Gmt Productions-No Money Productions-Arte France Cinéma-Dd Productions-Monkey Pack Films; distribuzione: Fandango; origine: Francia, 2010; durata: 89’.

Trama:Mammuth, così soprannominato dal nome della moto degli anni '70 che non usa più da tempo, va in pensione a 60 anni. Ha lavorato da quando ne aveva 16 e l'ultimo datore di lavoro (in un mattatoio) gli riconosce di non aver mai fatto un giorno di assenza. Ora Mammuth non sa come trascorrere le giornate ma una soluzione gli arriva dalla ricostruzione dei contributi pensionistici. Nel passato l'uomo ha lavorato in diversi luoghi e molti si sono ‘dimenticati' di versare il dovuto. Mammuth sale allora sulla moto e parte alla ricerca di documenti ripercorrendo cosi le strade della sua gioventù. Accompagnato però da un fantasma. Si tratta di Yasmine, il suo primo amore morta in un incidente di moto.

Critica (1):Attenzione: film-Ufo. Chi ha visto Louise-Michel conosce il mix di beffarda ferocia e furiosa malinconia dei due guastatori Kervern e Delépine, ma Mammuth va oltre. Calando il divo Depardieu nel ruolo di un enorme e laconico operaio del mattatoio in età da pensione che inforca la sua maximoto anni 70, una rarissima Mammuth, appunto, e parte alla ricerca dei fogli paga della sua gioventù, ovvero del suo personalissimo tempo perduto. Immagini sgranate (il film è girato in super 16, una pellicola estinta!), incontri bizzarri (il vecchio cugino Paul anima la scena più sconcia, triste e esilarante del decennio), un'estetica che sposa l'humour noir e il fumetto acido (fra i comprimari appare il vignettista Siné) a una tradizione poetica e libertaria molto francese (linea Brassens - Vian - Harakiri), con emozione e divertimento rari. Un regalo, impreziosito da figure femminili diversissime, la moglie extralarge (Yolande Moreau), il fantasma del primo amore (Isabelle Adjani, incredibile), e la stralunata Miss Ming, l'artista autistica che con i suoi surreali bricolages dischiude la vena creativa di quel bestione. Curiosità: il salumiere che affronta Depardieu in una lite epica e derisoria è Kervern, uno dei due registi.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 29/10/2010

Critica (2):Guardate Mammuth e non azzardatevi più a lamentarvi delle riforme pensionistiche degli ultimi 20 anni in Italia. Gerard Depardieu e la sua odissea nei contributi ci dimostrano che in Francia, lo sciopero generale insegna, non se la passano meglio di noi. Ma Benoit Delépine e Gustaven de Kervern, dopo Louise-Michel, questa volta il lavoro lo prendono come pretesto per un on the road su una Mammut d'epoca di un bonaccione capellone e sovrappeso, ex lavoratore in un'industria di carne suina.
Depardieu, infatti, sorta di Obelix nel mondo reale, scopre grazie all'aiuto della moglie Yolande Moreau, grande attrice già presente nel film precedente dei due, che gli mancano i certificati contributivi dei suoi precedenti lavori. E lui, in sella alla sua moto, deve ritrovarli. Non sarà però, ecco la prima sorpresa, un viaggio nelle storture burocratiche del kafkiano mondo del lavoro, ma un percorso tortuoso e commovente nell'amore. Idealizzato e reale. Depardieu, tonto e tanto per scelta, si porta dentro pesi enormi e un cuore tradito dal destino: una donna bellissima morta troppo giovane e forse a causa sua (un'Isabelle Adjani meravigliosa nonostante le ferite di scena), fantasma ingombrante che l'ha bloccato per quarant'anni, e un fratello perduto per una stupida eredità contestata. E una moglie con cui convive ormai solo per inettitudine ed inerzia. Si riscopre grazie a una nipote sciroccata (Miss Ming), a una bella ladra cinica e claudicante (Anna Mouglalis), a un viaggio in cui si mette a nudo. In tutti i sensi.
Una favola su strada, che passa anche per il cugino con cui scoprì il sesso, i datori di lavoro più o meno infami e un centauro romantico che riconosce i motori da corsa dal solo rumore, una storia scalcagnata che prende forma sotto gli occhi dei registi che si assumono ogni sorta di rischio, soprattutto visivo: se a guardare la scena è lo spettatore, il taglio è moderno come il montaggio sempre originale, se è il fantasma di una donna amata l'immagine si sgrana come in un super8, mentre nel viaggio si può trovare e provare l'immagine anche in uno specchietto retrovisore. Delépine e Kervern mettono nello script e nei movimenti della macchina da presa tutta la loro voglia di rompere gli sche(r)mi, ma sempre con tanta voglia di tenerezza, condita da sana cattiveria. E così a questa perla che non segue regole, ma insegue un protagonista straripante, in tutti i sensi, viene perdonato anche quel finale (quasi) sdolcinato. Guardate e imparate. Ma tenetevi la moto.
Boris Sollazzo, Liberazione, 29/10/2010

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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