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Dal polo all'equatore


Regia:Gianikian Yervant, Ricci Lucchi Angela

Cast e credits:
Sceneggiatura e fotografia
: Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi; montaggio: D.A. Pennebaker; musica: Keith Ullrich, Charles Anderson; produzione: Yervant Gianikilan, Angela Ricci Lucchi, 2° canale tv R.F.T; distribuzione: Lab 80 Film; origine: Italia, 1986; durata: 96'.

Trama:Film di montaggio e ricostruzione di materiale trovato nell'archivio del cineasta milanese Luca Comerio (1878-1940), girato nel primo ventennio del secolo: un treno che attraversa le montagne del Tirolo; spedizione italiana (1899) col Duca degli Abruzzi al Polo Sud; immagini della guerra 1914-18 sul fronte italo-austriaco; scene di caccia in Uganda (1910) al seguito del barone Franchetti; combattimenti in India (1911); cartoline esotiche dall'Africa e dall'Indocina; l'operatore Vitrotti sul confine russo-persiano (1911).

Critica (1):Film di montaggio e ricostruzione di materiale trovato nell'archivio del cineasta milanese Luca Comerio (1878-1940), girato nel primo ventennio del secolo: un treno che attraversa le montagne del Tirolo; spedizione italiana (1899) con Duca degli Abruzzi al Polo Sud; immagini della guerra 1914-18 sul fronte italo-austriaco; scene di caccia in Uganda (1910) al seguito del barone Franchetti; combattimenti in India (1911); cartoline esotiche dall'Africa e dall'Indocina; l'operatore Vitrotti sul confine russo-persiano (1911). Per la realizzazione i due attori, marito e moglie, hanno costruito una "camera analitica" di due componenti: nel primo una stampatrice ottica a contatto trasformata scorre la pellicola originale di 35 mm; il secondo è una cinepresa aerea in asse col primo e con caratteristiche microscopiche che può penetrare nel fotogramma e metterne in rilievo una parte o dei dettagli: Sono stati scattati a mano 347600 fotogrammi che in parte sono stati virati in varie tinte, poi montati secondo blocchi o temi con un ritmo che rallenta o accelera il flusso delle immagini, e lo scompone. Senza una parola di commento, accompagnato dalle musiche di Keith Ulrich e Charles Anderson, il film ha passaggi di suggestiva bellezza, di un fascino onirico (quasi fantasmi che emergono dal passato), ma anche una dimensione didattica e interpretativa che ne indica i temi principali: la conquista dello spazio; l'asservimento della natura; la pornografia eurocentrica del potere coloniale; la natura imperialistica della fotografia in cui i cacciatori di belve e quelli di immagini s'identificano. Il Morandini-Dizionario dei film,Zanichelli. La camera analitica Per il film è stata costruita una 'camera-analitica' costituita di 2 elementi. Nel primo scorre verticalmente l'originale 35 mm. Può accogliere la perforazione Lumière e le pellicole con i vari gradi di restringimento e decadimento fisico dell'emulsione e del supporto, fino alla perdita dell'interlinea del fotogramma e alla sua cancellazione totale. Lo scorrimento è effettuato manualmente a manovella data la precarietà dello stato delle perforazioni, del continuo rischio d'incendio del materiale infiammabile. La griffa è composta di due denti mobili (invece di 4). Le lampade usate sono lampade fotografiche con temperature variabili attraverso un reostato. Questa prima parte della 'camera' è il risultato della trasformazione di una stampatrice ottica a contatto. Il secondo elemento è una camera aerea in asse con il primo elemento di cui assorbe per trasparenza l'immagine. È una camera con caratteristiche microscopiche, più fotografiche che cinematografiche, ricorda più le esperienze di Muybridge e Marey che quelle dei Lumière. Per il film Dal Polo all'Equatore sono stati scattati a mano 347.600 fotogrammi. La camera è munita di meccanismi per lo scor rimento laterale e longitudinale e angolare in tutte le direzioni, può rispettare integralmente il fotogramma, la sua struttura originaria e la sua velocità di apparizione in senso filologico. Oppure penetra in profondità il fotogramma per l'osservazione dei dettagli, nelle zone marginali dell'immagine, delle parti incontrollate dell'inquadratura. La camera può rispettare il colore originale dei viraggio o della coloritura a mano del fotogramma, ma può anche dipingere autonomamente vaste zone del film. La velocità dello scorrimento è in funzione della velocità originaria sempre diversa in ogni brano filmico e di ciò che si intende sottolineare. In generale il valore del 'ralenti' è di 3 4 per 1 ft. Il valore aumenta nelle parti sfuggenti, gli accadimenti in un unico fotogramma e nei frammenti. La camera lavora all'interno della sequenza, talvolta scomponendola in più sequenze. Confronta le forme del repertorio primitivo per metterne in luce i particolari. Con le tecniche sperimentate per la prima volta da Mikhail Kauffman nel 1928 viaggia nello spazio e nel tempo filmico. Il montaggio avviene per blocchi o temi, gli elementi che li costituiscono ricorrono ciclicamente sotto forme e aspetti diversi.
Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Cineforum n. 271, gennaio-febbraio 1988

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Yervant Gianikian
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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