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Sud è niente (Il)


Regia:Mollo Fabio

Cast e credits:
Soggetto: Andrea Paolo Massara, Fabio Mollo, Josella Porto; sceneggiatura: Fabio Mollo, Josella Porto; fotografia: Debora Vrizzi; musiche: Giorgio Giampà; montaggio: Filippo Montemurro; scenografia: Giovanna Cirianni; costumi: Andrea Cavalletto; suono: Piero Fancellu; interpreti: Vinicio Marchioni (Cristiano), Miriam Karlkvist (Grazia), Valentina Lodovini (Bianca), Andrea Bellisario (Carmelo), Alessandra Costanzo (nonna) Giorgio Musumeci (Pietro); produzione: B24 Film, Madakai, in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione: Istituto Luce Cinecittà; origine: Italia-Francia, 2013; durata: 90’.

Trama:Grazia vive a Reggio Calabria con il padre Cristiano, un vedovo che vende pescestocco in una piccola bottega di periferia. La ragazza aveva un fratello maggiore, Pietro, che lei è convinta sia morto e di cui suo padre evita di parlare. Una notte, Grazia vede una figura in cui riconosce Pietro; decide così di rompere la regola del silenzio e di andare alla sua ricerca.

Critica (1):Grazia ha diciotto anni e vive nel ricordo del fratello Pietro che tutti danno per morto. Ma una notte Graziacrede di intravederne la sagoma che esce dal mare e inizia una sua personale, dolorosa ricerca. Che scardinerà atavici meccanismi omertosi Ne abbiamo parlato col regista ci incuriosisce il titolo «Il Sud è niente». «Il titolo – risponde Mollo – vuole essere una provocazione, l'espressione "il Sud è niente" è un po' il manifesto di quella rassegnazione nella quale siamo stati allevati da più di una generazione, che noi nel film usiamo proprio per ribaltarla nella voglia di cambiamento e di affrancarsi definitivamente da questo tipo di mentalità, specialmente in questi tempi di rassegnazione e di mancanza di prospettive in tutto il Paese. Quindi ci piaceva usarlo perché una voce nuova partisse dal Sud». La protagonista è una ragazza, ce ne può parlare? «Visto che ilfilm voleva raccontare una voglia di cambiamento – dice ancora il regista – ci è sembrato giusto affidare questo ruolo ad una giovane donna. Grazia ha 18 anni ed è cresciuta nel silenzio e nell'omertà. Era legata molto al fratello Pietro che è scomparso da anni. Una notte le sembra di intravederlo e comincia a cercarlo e questa ricerca non è altro stessa e un modo per attualizzare questa voglia di cambiamento». Ecco, questo cambiamento in cosa dovrebbe consistere? «L'idea è quella di rompere il silenzio, di cercare la verità: in tanti anni non ci siamo mai dati il perché di tantecose. Se ognuno di noi comincia a cercare la verità anche nel proprio piccolo, questo può essere l'inizio di una piccola rivoluzione e di un cambiamento». Le possiamo chiedere se la storia del film è basata su qualche sua esperienza personale o su fatti di sua conoscenza? «Diciamo che sicuramente ci sono degli spunti personali, anche perché crescere in Calabria tra gli anni Ottanta e Novanta è stato molto duro. Più in generale il film tratta la realtà in modo molto sincero e molto diretto, ma nello stesso tempo inserendo anche elementi di realismo magico». Come convivono questi due aspetti? «La sfida era proprio quella di unire i due aspetti: il realismo magico fa un po' parte del Dna della cultura del Sud Italia, quindi ci è venuto abbastanza naturale. Per quanto riguarda l'approccio con la realtà credo che proprio gli elementi del realismo magico ci hanno permesso di approfondire più ancora quelli della realtà». Lei oggi vive a Roma, ma cosa ci può dire della realtà calabrese? «È un momento in cui una regione come la Calabria credo sia un po' il paradigma dell'intero Paese, un territorio che ha grandissime risorse ma che in questo momento sta in uno stallo totale. Credo che sia anche una delle regioni d'Italia più dimenticate, ma è lo specchio dell'Italia intera». Tornando al film, come lo definirebbe? «Un film che racconta la rabbia e la speranza di una generazione che vuole rompere il silenzio. È un film che spero sia sincero e, nel mio piccolo, un film ambizioso e anche, forse, coraggioso: piccolo perché è un film fatto veramente con niente, girato con pochissimi mezzi, ma è stata un grande opportunità».
Andrea Frambrosi, L’Eco di Bergamo, 13/12/2013

Critica (2):Non avevamo letto la trama(a volte è un bene) e abbiamo passato i primi dieci minuti del film a chiederci se fosse maschio o femmina. Parliamo di Grazia, la protagonista di Il Sud è niente (e ora che abbiamo detto il suo nome l'avete capito: sì, è femmina). Non è un dettaglio di poco conto, né è dovuto a un nostro momentaneo disorientamento: Grazia è una diciottenne che si veste da maschio e si comporta come tale, probabilmente per riempire un vuoto incolmabile. Il suo fratello maggiore, Pietro, non c'è più da molti anni. In famiglia tutti le hanno detto che è morto annegato, ma Grazia non ci crede. Continua a vederlo dovunque, manco fosse il fantasma di Jim Morrison. La sua identità irrisolta (sessualmente e psicologicamente) è la conseguenza di un lutto non elaborato. Soprattutto a causa del silenzio che la circonda: un padre (gestore di una pescheria) che non sa comunicare con lei, una nonna che sembra l'unica capace di capirla (ma in modo ancestrale, in qualche misura pre-verbale).
Se dovessimo trovare una formula per descrivere Il Sud è niente, dovremmo parlare di realismo magico. Pur avendo una forte connotazione quasi documentaristica (l'ambientazione calabrese, il dialetto, le facce) il film ha un tono fiabesco. Si tratta di un equilibrio sempre difficile da raggiungere, ma l'esordiente Fabio Mollo, 33 anni, lo padroneggia con una sicurezza encomiabile. Siamo di fronte a uno dei migliori esordi italiani degli ultimi anni. La protagonista, anche lei esordiente, si chiama Miriam Karlkvist ed è mezza calabrese e mezza svedese. Vinicio Marchioni e Valentina Lodovini le fanno, sportivamente, da spalle.
Alberto Crespi, L’Unità, 5/12/2013

Critica (3):

Critica (4):
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