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Ritorno alla vita - Every Thing Will Be Fine


Regia:Wenders Wim

Cast e credits:
Sceneggiatura: Bjørn Olaf Johannessen; fotografia: Benoît Debie; scenografia: Emmanuel Fréchette; arredamento: Frédérique Bolté; costumi: Sophie Lefebvre; effetti: Alain Lachance, Mokko Studio; interpreti: James Franco (Tomas Eldan), Rachel McAdams (Sara), Charlotte Gainsbourg (Kate), Peter Stormare (editore) Marie-Josée Croze (Ann), Julia Sarah Stone (Mina), Patrick Bauchau (padre), Robert Naylor (Christopher), Lilah Fitzgerald (Mina bambina), Jack Fulton (Christopher bambino); produzione: Neue Road Movies-Montauk Productions, distribuzione: Teodora Film; origine: Germania-Canada-Norvegia, 2014; durata: 100’.

Trama:Dopo una banale lite domestica Tomas, uno scrittore, inizia a guidare senza meta intorno alla periferia della città. Lungo il tragitto, l'uomo colpisce accidentalmente un bambino che rimane ucciso. L'evento scatenerà nella vita e nella psiche di Tomas drammatiche conseguenze...

Critica (1):Maledetta quella slitta sulla strada innevata. Wim Wenders riparte da qui. Quando James Franco, lo scrittore in crisi creativa Tomas, si ritrova all’improvviso, davanti al cruscotto del Suv, un puntino scuro in lento ma inesorabile movimento verso gli pneumatici della jeep. (...) “Non sono stato io a scegliere questo film, è stato lui a scegliere me”, ha spiegato Wenders all’ultimo Festival di Berlino dov’è stato celebrato con un Orso d’oro alla carriera. “Il copione mi è arrivato per posta, spedito da un giovane sceneggiatore norvegese, Bjørn Olaf Johannessen, che avevo incontrato durante il Sundance Script Lab: in quell’occasione Johannessen vinse il primo premio con la sceneggiatura di Nowhere Man e io ero il presidente della giuria. Ma non mi aspettavo che avrebbe scritto qualcosa per me ed erano passati tre anni da quell’incontro”. Settant’anni appena compiuti, Wenders è al suo 27esimo film. Lontanissimo dagli esordi del Nuovo Cinema Tedesco, lontano pure dai favolosi Ottanta che lo videro scalare l’olimpo dei palmares nei festival internazionali, il regista tedesco ha innescato da una quindicina d’anni la marcia in folle, cercando in continuazione un’ibridazione di generi, stili e contenuti che ha sicuramente mantenuto un fondo di malinconica allure wendersiana, ma che ogni volta sembra ripartire da capo. Con Ritorno alla vita, ad esempio, Wenders utilizza nuovamente il 3D dopo l’egregio tentativo con Pina nel 2011, sostenendo come il dispositivo tridimensionale porti ad una maggiore “partecipazione emotiva alla storia e ai personaggi”.
Lasciamo allo spettatore la sentenza definitiva, anche perché il film si potrà vedere in sala sia con gli occhialetti che senza. E lasciamo anche il giudizio ultimo a chi vedrà il film basato su una storia sinuosa ed affascinante dove al centro del racconto sta sì lo scrittore in crisi Tomas e la spinta centripeta verso il proprio universo relazionale – le attrici sono Charlotte Gainsbourg, Rachel McAdams e una molto wendersiana new entry come Marie-Josée Croze –, ma anche, e soprattutto, sul tormento e l’ardore interiore del letterato che dai fatti che gli accadono trae spunto per creare frasi e parole. “Gli scrittori tendono a proteggere i loro segreti, sono quasi costretti a farlo”, ha spiegato Wenders. “Poiché devono trasformare tutto in parole, nel lavoro solitario e enigmatico che fanno attraverso il linguaggio, e non possono rivelare troppo negli incontri e nelle conversazioni con gli altri. Gli scrittori che conosco personalmente – Peter Handke, Paul Auster o Sam Shepard – sono circondati da questo mistero, credo per lo stesso motivo. Tomas fa parte di queste persone enigmatiche, anche se poi gli eventi che deve affrontare lo spingono a reagire e a uscire dal suo guscio”. (...)
Davide Turrini, ilfattoquootidiano.it

Critica (2):(...) Girato tra Montreal e i dintorni ghiacciati, racconta dello scrittore Tomas, James Franco, che una sera investe uno slittino in corsa, causando la morte di un bambino. La madre, Charlotte Gainsbourg, non lo incolpa, ma la vita dello scrittore, della donna e del fratello sopravvissuto cambiano per sempre. Tomas cade in depressione, la sua relazione con la fidanzata (Rachel McAdams) entra in crisi. Tra lo scrittore, la madre e il ragazzino si crea un rapporto che cambia nel tempo, mentre l'uomo trova un approdo sentimentale in una madre single.
Colpa e perdono. Every thing will be fine è una storia che affronta il tema del senso di colpa e della ricerca del perdono. "E' stato questo a coinvolgermi della sceneggiatura – spiega Wenders – non tanto la colpevolezza rispetto all'incidente, è stata una fatalità, quando al fatto che come scrittore ti capita di usare certe esperienze della vita reale: ti è permesso, anche se sono eventi che hanno causato sofferenza ad altri? L'esperienza traumatica dell'incidente sblocca la crisi creativa di Tomas, lo trasforma in uno scrittore migliore. L'altro tema è che tipo di legame si crea tra quelli che sono coinvolti in questa esperienza traumatica: le vite restano in qualche modo legate anche nel futuro? Sono domande universali a cui è difficile trovare la risposta". Un quesito a cui il regista si è trovato a dover rispondere nella vita reale. "In ogni film ti capita di raccontare non solo te stesso ma quello che osservi. La questione della responsabilità si pone spesso e in molte maniere a un autore. Anche quando lavora con i bambini, le cui vite sono messe sottosopra dall'esperienza del cinema: per loro è molto più difficile il ritorno a una vita normale, rispetto agli adulti".
Arianna Finos, repubblica.it, 11/2/2015

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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