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Outrage


Regia:Kitano Takeshi

Cast e credits:
Sceneggiatura: Takeshi Kitano; fotografia: Katsumi Yanagijima; musiche: Keiichi Suzuki; montaggio: Takeshi Kitano, Yoshinori Ôta; scenografia: Norihiro Isoda; arredamento: Tatsuo Ozeki; costumi: Kazuko Kurosawa, Yohji Yamamoto; interpreti: Takeshi Kitano (Beat Takeshi Ôtomo), Kippei Shiina (Mizuno), Ryô Kase (Ishihara), Tomokazu Miura (Katô), Jun Kunimura (Ikemoto), Tetta Sugimoto (Ozawa), Takashi Tsukamoto (Iizuka), Hideo Nakano (Kimura), Renji Ishibashi (Murase), Fumiyo Kohinata (Detective Kataoka), Sôichirô Kitamura (Mr Chairman); produzione: Bandai Visual-Tv Tokyo-Omnibus Japan-Office Kitano; distribuzione: One Movie; origine: Giappone, 2010; durata: 109’. Vietato 14

Trama:Il piccolo boss della malavita Otomo, affiliato alla Yakuza, viene chiamato da uno dei capi dell'organizzazione criminale per risolvere una difficile questione fra bande...

Critica (1):Outrage, è la fine. Il guscio vuoto (del cinema) di Kitano è una sfilata di esecuzioni, è la messa in scena di rap­porti di causa ed effetto in cui la causa è il potere e l'effetto è la scomparsa (del cinema, della yakuza, di Kitano stes­so). Perché continuare a essere? Non ce n'è più ragione: ergo, ci si limita a morire. Le mogli malate sono defunte. Gli amanti si sono suicidati. I fratelli di sangue hanno abdicato a quelli di inte­resse. L’arte stessa non è giunta a un punto, uno qualsiasi che fosse, e Achille siede sconsolato e perplesso. Questo è accaduto: che si è visto, e sen­tito, e provato. Poi è venuto il caos, e dopo il caos, nulla. Come si guarda, e si ascolta, un film di Kitano in cui l'ironia è ferma e atona? In cui l'amore, che era modo di guardare e comporre, è fuori scena (la moglie di Otomo c'è solo per essere ammazzata)? In cui la violenza è sfacciatamente grafica? Outrage non è un film bello e non è un film brutto, e in un certo senso non è nemmeno un film. Outrage è un lungo funerale, marchiato – per estrema ironia – Warner Bros. Perché ai suicidi, anche in forma di trilogia, da che mondo è mondo seguono i funerali. Però Outrage concorre a Cannes. Ha una distribuzione prestigiosa che lo manderà nelle sale. Verrà stampato in alta e bassa definizione. Quindi è anche un film. E in questo spazio – tra la volontà di essere ancora per come si è (stati) visti e amati e comprati, e la volontà di sparire, nella dialettica che si genera – sta la grandezza. Che ha una sua composta, gelida dignità tutta orientale. La volontà di non voltare la faccia, di esagerare per moda, e un attimo dopo sulla moda e su quella faccia sputare. Non è facile dire cosa farà Kitano ora. Cosa farà oggi che «la carriera è più importante dei soldi», ovvero che le azioni sono a tal punto astratte da non lasciare più spazio all'astrazione. Quasi certamente farà ancora e farà altro, ma di sicuro il suo cinema, ora, è oggetto di una consape­vole sparizione. C'è ancora il ghigno, come fosse un saluto: la vita non più.
Giorgio Viaro, Cineforum n. 495, 6/2010

Critica (2):Tra le torture del cinema di ieri ottimizzate nel cinema di oggi, mancava qualcuno che andasse fino in fondo con il trapano di Il maratoneta, ripreso in La piccola bottega degli orrori. Ci pensa Takeshi Kitano, finalmente, con Outrage, con una non nuova, ma sempre algida e stilizzata, guerriglia tra capi e sottocapi di un gruppo mafioso. Il regista di Hana-bi e Brother, pur alla ricerca di altre vie per filmare la violenza, resta un po' chiuso in se stesso, anche quando, nel bene, questo significa inchiodare lo spettatore a una visione grafica d'immacolata purezza del racconto.
Silvio Danese, Nazione-Carlino-Giorno, 18/5/2010

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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