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Sorgente dell'amore (La) - Source des femmes (La)


Regia:Mihaileanu Radu

Cast e credits:
Sceneggiatura: Radu Mihaileanu, Alain-Michel Blanc, Catherine Ramberg; fotografia: Glynn Speeckaert; musiche: Armand Amar; montaggio: Ludo Troch; scenografia: Christian Niculescu; costumi: Viorica Petrovici; suono: Henri Morelle, Selim Azzazi, Bruno Tarrière; interpreti: Leïla Bekhti (Leïla), Hafsia Herzi (Loubna/Esméralda), Sabrina Ouazani (Rachida), Saleh Bakri (Sami), Hiam Abbass (Fatima), Mohamed Majd (Hussein), Amal Atrach (Hasna), Malek Akhmiss (Soufiane), Karim Leklou (Karim), Saad Tsouli (Mohamed); produzione: Luc Besson, Denis Carot, Marie Masmonteil, Radu Mihaileanu, Gaetan David, Pierre-Ange Le Pogam, André Logie per Elzevir Films- Oï Oï Oï Productions- Europacorp-France 3 Cinéma-Cie Cinématographique Européenne-Panache Productions-Rtbf-Bim Distribuzione-Indigo Film-Agora Films-Snrt; distribuzione: Bim; origine: Belgio-Francia-Italia, 2011; durata: 125’.

Trama:In un piccolo villaggio del Maghreb, sono le donne a portare avanti il ménage familiare, oberate di compiti e mansioni, mentre gli uomini non rispettano i loro obblighi. Capeggiate dalla giovane Leila, tutte loro porteranno avanti una campagna contro lo sfruttamento per il trasporto dell'acqua istituendo lo sciopero dell'amore: niente coccole o sesso finché gli uomini non si decideranno a risolvere il problema di portare l'acqua al villaggio!

Critica (1):Attenzione: favola. Quando un regista infila un Grande Tema nel calco della fiaba, vien voglia di ammonirlo. L'astrattezza è in agguato, la dimostrazione incombe. La sorgente dell'amore dribbla il rischio a forza di intelligenza, colore (e tempismo: si allude alle primavere arabe), ma solo in parte. Certo, ambientare lo sciopero dell'amore di Lisistrata in un imprecisato villaggio magrebino è un'ottima partenza. Far innescare una piccola rivoluzione alle donne, stufe di caricarsi ogni giorno pesanti secchi d'acqua (pagandola cara in salute), è una scelta feconda, tanto più che Mihaileanu mescola con divertimento moderno e fiabesco, arcaico e tecnologico (e parla apertamente di aborto). Le attrici poi sono straordinarie, i numeri musicali valgono da soli il biglietto, la scelta di girare tutto in arabo è ammirevole. Ma la forza dei temi, il brio dello spettacolo, il punto di vista femminista, non fugano mai del tutto il vago sapore d'artificio dei personaggi, azzeccati ma molto tipici e funzionati alla trama (...). Sarà banale, ma a occuparsi solo di ciò che si conosce profondamente, e dall'interno, non si sbaglia mai.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 9/3/2012

Critica (2):Quarto film per il rumeno Radu Mihaileanu. Dopo Train de vie - Un treno per vivere che lo ha rivelato, seguito, quasi con identico successo, da Vai e vivrai e dal Il concerto, tutti, con alcune varianti, costruiti su temi legati alle persecuzioni razziali cui il regista, di famiglia ebraica, si è sempre dimostrato sensibile. Adesso, un tema diverso, pur non troppo distante da argomenti confinanti con le persecuzioni: quello degli uomini che, ancora oggi, secondo costumi molto diffusi nei paesi arabi, impongono alle donne una lunga serie di divieti anche per farsene meglio servire. (...) Mihaileanu ha studiato molto da vicino queste donne, ha seguito, cesellandole, le reazioni che aveva scritto per loro, vi ha costruito attorno anche vicende secondarie, pensando sempre però ad un unico concetto: la liberazione della donna in una società che, male interpretando l'Islam, tende a ridurla metà serva sempre in casa e metà fattrice di figli (...).. Non ha fatto però un film didascalico, neanche quando la polemica è vibrata. Ha studiato attentamente gli aspetti psicologici dei personaggi, con figure positive o comunque non del tutto negative anche sul versante degli uomini, ha mescolato al dramma qualche sorriso e ha fatto in modo che il racconto si snodasse con scioltezza, tra autentici sapori di cronaca sempre asciutti anche quando certi snodi tendono a provocare commozioni. La stessa autenticità negli interpreti, scelti con cura fra noti professionisti di origini soprattutto marocchine. La moderna Lisistrata si chiama Leïla Bekhti, un viso da diva, con un piglio però da attrice consumata.
Il Tempo Roma, 9/3/2012

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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