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Triade di Shanghai (La) - Shanghai Triad


Regia:Yimou Zhang

Cast e credits:
Sceneggiatura: Bi Feiyu, da un romanzo di Li Xiao; fotografia.: Lu Yue; montaggio: Du Yuan; musica: Zhang Guantian; scenografia: Cao Jiuping; costumi: Tong Hua Miao; interpreti: Gon Li (Xiao Jinbao, detta Bijou), Li Baotian (Tsang, il boss della Triade), Li Xuejian (lo zio Liu Shu), Sun Chun Shuisheng (Song, il numero due), Wang Xiaoxiao Cuihua (Shuisheng), Jaing Baoying (la vedova); produzione: Yves Marmion, Wu Yigong, Jean-Louis Piel per Shanghai Film Studios / Alpha Films / UGC Images / La Sept Cinéma; distribuzione: Mikado; origine: Cina - Francia, 1995; durata: 108'.

Trama:Shanghai, 1930: Shuisheng, 14 anni, arriva dalla campagna nella grande città. Lo ha chiamato lo zio Liu, uomo di fiducia del "signor" Tsang, uno dei supercapi della Triade, la mafia che controlla la metropoli con la benedizione di Chang Kai Shek (tra i suoi meriti, lo sterminio di un p& di comunisti nelle purghe del '27). Shuinsheng compie il suo apprendistato nella Triade facendo da servitore a Jinbao, detta "Bijou", famosa cantante di cabaret, nonché amante del boss. E in questa veste, assiste alla cruenta lotta per il potere, quando "Bijou" si mette con il giovane Song, numero 2 della Triade. Assieme, gli amanti maledetti tramano per sbarazzarsi del vecchio Tsang, ma il piano fallisce. E Tsang usa "Bijou " come esca, segregandola su un'isola e tentando di attirare laggiù Song, per eliminarlo...

Critica (1):La trama che vi abbiamo raccontato potrebbe incuriosirvi e spingervi a vedere il film ma dobbiamo confessavi che è doppiamente fallace. In primis perché con il suo finale aperto (ah, la vecchia retorica dei puntini di sospensione...) fa presupporre suspense dove non ce n'è molta, anzi. In secundis, come direbbe Totò perché assume un punto di vista - quello del ragazzino - che fa molto C'era una volta in America o Billy Bathgate o Goodfellas, ma che Zhang Yimou perde di vista quasi immediatamente. La triade di Shanghai non è un film sull'apprendistato di un giovane mafioso, né sul fascino sinistro che la mafia può esercitare su una psiche inesperta. Che cos'è allora, La triade di Shanghai? Bella domanda. Che in fondo nasconde il vecchio problema di sempre, per noi critici under 90 cresciuti con il mito dell'Autore (maledetti Cahiers!). Se Zhang Yimou è un Autore, anzi se la coppia Zhang Yimou-Gong Li è una sorta di Super-Autore allora La triade di Shanghai è una variazione sul tema della donna oppressa, comprata e violentata e la bella "Bijou" è l'erede ricca e fatua di solide e combattive popolane come Ju Dou e Qui Juo della studentessa Songlian venduta a un riccone come "quarta signora" in Lanterne rosse.
Ma sì, è bello pensarla così e tutto sommato il film regge anche a questa lettura. Con un piccolo dettaglio. Che gli Autori di La triade di Shanghai non sono due - vale a dire la coppia Zhang-Gong - ma sono almeno tre, ovvero le tre Cine (Pechino, Hong Kong Taiwan) che hanno collaborato alla produzione; e diventano addirittura quattro se si conta anche il coproduttore francese. Insomma, La triade di Shanghai è un perfetto esempio di quel cinema "internazionale" che le tre Cine tenteranno sempre più spesso di produrre con un occhio al mercato mondiale, da qui al 2000 e oltre, considerato che Hong Kong sta per tornare alla Madre Patria e che i legami d'affari tra Pechino e Taipei sono sempre più stretti e inconfessabili. Se aggiungete che - lo giurano tutti gli esperti di cose cinesi - il cinema di quei paesi è sempre più controllato almeno dal punto di vista finanziario, dalla malavita organizzata potreste anche affermare che l'Autore de La triade di Shanghai è proprio la Triade e che quindi trattasi di film personalissimo, addirittura autobiografico: ma queste sono solo sporche illazioni.
Che c'entra, con tutto ciò, Zhang Yimou? Nel singolo caso, quasi nulla: il film non gli appartiene, al di là di certi richiami tematici che contano quel che contano cioè quanto il due di picche. Per dare credibilità alla storia, strutturata come un musical che pian piano si trasforma in un gangster-movie, ci volevano John Woo, o Tsui Hark o Kirk Wong, insomma qualche hongkonghese che l'azione ce l'avesse nel sangue. In prospettiva, invece anche i registi più personali delle tre Cine dovranno confrontarsi con questo modo di far cinema, perché il futuro si gioca su due tavoli: o l'underground più sfegato (e i videomakers della Sesta Generazione lo sanno bene) o la produzione internazionale di grosso impianto spettacolare.
Paradossalmente, finora, la seconda strada è stata percorsa con meno imbarazzo da Chen Kaige (che sembrava il più austero dei fuoriclasse della Quinta Generazione) in Addio mia concubina rispetto allo Zhang della Triade. Ma avrà anche lui tempo e modo di abituarsi. In quanto a Gong Li, proprio nei giorni in cui il film usciva in Italia si è sposata a Singapore con un miliardario di Hong Kong: lei, delle Triadi, ha capito davvero tutto.
Alberto Crespi, Cineforum n. 352, marzo 1996

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Critica (4):
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