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Freaks


Regia:Browning Tod

Cast e credits:
Soggetto: dal racconto Spurs di Clarence Aaron; sceneggiatura: Willis Goldbeck, Leon Gordon; fotografia: Merritt B. Gerstad; montaggio: Basil Wrangell; scenografia: Cedric Gibbons, Merrill Pye; interpreti: Wallace Ford (Phroso), Leila Hyams (Venus), Olga Baclanova (Cleopatra), Roscoe Ates (Roscoe), Henry Victor (Hercules), Harry Earles (Hans), Daisy Earles (Frieda), Rose Dione (Madame Tetrallini), Daisy e Violet Hilton (le sorelle siamesi), Prince Randian (torso vivente), Elizabeth Green (donna uccello); produzione: Tod Browning, Irving Thalberg per MGM; distribuzione: Cineteca di Bologna; durata: 64'.

Trama:In un circo la bella trapezista Cleopatra e il suo amante complottano di uccidere il nano Hans per spartirsi la sua eredità. I freaks, creature deformi usate come fenomeno da baraccone, intuiscono le intenzioni dei due e vogliono vendicarsi.

Critica (1):Uno dei più celebri film maledetti della storia del cinema. La brutalità di Freaks, prima voluto e poi rinnegato dalla MGM, resta ineguagliata, così come la sua oscura umanità. Inno alla mostruosità innocente contro la normalità colpevole, è un'opera inclassificabile, il cui inserimento nel genere horror è poco meno di una forzatura di comodo. Buona parte del film è infatti dedicata all'osservazione quasi documentaristica della vita quotidiana dei 'mostri' - microcefali, sorelle siamesi, focomelici, mongoloidi, ermafroditi, donne barbute, donne uccello, artolesi e addirittura un torso umano - che interpretano sé stessi. Leggendaria la sequenza della vendetta in cui, tra le roulotte circensi e la foresta adiacente, in un buio rischiarato da lampi improvvisi, Browning scatena una sarabanda di orrida violenza, toccando vette surrealiste. Freaks ha influenzato molti registi contemporanei, tra tutti David Lynch (e non solo con Elephant Man) e Terry Gilliam.
(Cineteca di Bologna)

Critica (2):La bella trapezista Cleopatra (Olga Baclanova) finge di amare un nano (Harry Barles) e lo sposa per derubarlo e avvelenarlo con la complicità dell'atleta Ercole (Henry Victor), il tutto nell'atmo-sfera del circo, con la corte dei miracoli popolata da numerosi freaks (fenomen) (veri) da baraccone. L’humour nero del regista Tod Browning diviene fatalmente tragico quando i mostri decidono di vendicarci di Cleopatra ed Ercole, traditori di uno di loro. I mostri riuniti riducono a mostri i due nemici, infierendo sui loro corpi: la donna, nel finale, è esposta a sua volta come un nuovo fenomeno, il volto sfigurato in un corpo di gallina; della sorte di Ercole il film tace: la versione integrale mostrava Ercole castrato, che con voce in falsetto cantava durante l'esibizione della donna gallina.
Nel 1932 presentare dei mostri che ponevano in atto una vendetta di classe, tanto più minacciosa quanto più ne era mostrata, la “diversità", era un gesto di estrema audacia, pur se Freaks si può considerare uno straordinario esempio di acume commerciale (ed anche Lewis Jacobs, nella sua Avventurosa storia del cinema americano annovera Tod Browning tra i registi commerciali degli anni ‘20). L’indiscutibile fiuto di Browning e del produttore Irving Thalberg (M.G.M.) precorse di troppo i tempi: dal '32 al ‘62 (anno di presentazione al Festival di Cannes) Freaks è stato un film maledetto, troppo citato e mai visto. Dal momento della resurrezione, gli aggettivi si sono sprecati, e la critica – ufficiale, ufficiosa e clandestina – ha fatto a gara in una generosa esaltazione del capolavoro americano, da buon ultimo, Leslie Fiedler ha detto la sua sul film, in un saggio che esplora il fenomeno freaks in un'ampia mito-storia (Freaks: Myths and images of the secret self, 1978).
A Browning l'intreccio era stato suggerito da Spurs, un racconto di Tod Robbins pubblicato nel 1923 dal “Munsey Magazine”; ma prima di finire di lavorarci aveva modificato profondamente la successione degli eventi e il loro significato.
Rileggendo vecchie recensioni ci ricordiamo che erano attori oggi quasi dimenticati come Wallace Ford, Leila Hyams, Henry Victor e Olga Baclanova a interpretare le parti dei “normali" cui era affidata la storia d'amore. Ma quelle che ci sono veramente rimaste in mente sono le bizzarrie umane, la cui carriera non è legata al cinema, ma al circo e al luna-park: Daisy e Violet Hilton, le sorelle siamesi; il principe Randian, il Torso vivente indù; Olga Roderick, la donna barbuta; Slitzie, la pinhead; Johnny Eck, il Ragazzo con metà torso; Joseph-Josephine, il mezzo uomo/mezzo donna ecc. Pressapoco a mezza via tra questi artisti da baraccone che interpretano se stessi e gli attori di primo piano che interpretano personaggi inventati, ci sono poi Harry Earles, che era, già stato il nano-neonato in Unholy Three e sua sorella Daisy. Sono rispettiva mente Hans e Frieda, due fidanzati nani che vengono temporaneamente separati quando la trapezista Cleopatra sposa Hans per i suoi soldi e tenta poi di avvelenarlo con l'aiuto dell'amante, il forzuto Ercole.
Ercole, man mano che la trama si snoda e che l'obbiettivo punta sempre di più sulle bizzarrie umane, alte come bambini, in mezzo alle quali egli si muove, finisce per apparire come l'unico perfido adulto in un mondo di piccoli innocenti. “Ma sono come bambini e Dio li ama", grida Madame Tetrallini all’inizio del film al custode di un parco, inorridito dalla masnada di nani, pinheads , uomini-scheletro e mezzi uomini affidati alle sue cure. Se il Dio di Browning ami effettivamente qualcuno, alla fine, non è molto chiaro; ma i freaks, pur rivelandosi persone né innocenti né innocue, sono davvero come bambini, nel senso che vivono in un mondo i cui valori e le cui proporzioni non sono i loro: sono i nostri, di noi adulti normali, come ci ricordano le due scene più memorabili del film.
Nel banchetto nuziale di Cleopatra e di Hans le minuscole bizzarrie sono assai più numerose dei normali che, con la sola eccezione della sposa, vengono tenuti in penombra alla periferia dell'azione. La macchina è puntata sulla parte centrale di un lungo tavolo sul quale, al culmine dei rumorosi festeggiamenti, una pinhead esegue incespicando un balletto da bambina, subito seguita da un orribile nano che ha in mano un'enorme coppa di cristallo piena di champagne. Barcollando sulla tavola con le sue gambe arcuate, ne offre un sorso prima ai vari freaks, poi a Cleopatra. E' un rito d'iniziazione, un invito, perché lei entri a far parte della loro comunità, nell'atto stesso in cui si unisce in matrimonio con uno di loro. Ma Cleopatra si alza terrorizzata e disgustata, e con questa semplice azione li riduce tutti alle loro proporzioni. Poi, gridando “Freaks ! Freaks!", lancia lo champagne sui loro visi sogghignanti. Infíne, in un'ultima inquadratura verosimilmente basata sull'unica immagine di Spurs, che aveva suggerito a Browning l’intero film – raccatta l’ ubriaco e abbandonato Hans, e se lo porta via a cavalluccio come un bimbo addormentato.
Per lei e per il suo amante è il principio della fine, anche se nessuno dei due lo sospetta; e l'azione procede rapida verso la seconda grande scena, il finale dove freaks senza gambe e senza braccia strisciano, scivolano e saltellano in una tempesta da incubo di incredibile ferocia. Gli elementi sembrano comunque meno feroci di loro, che arrancano sul ventre sollevando appena la testa dal fango per inseguire, prima sotto i carrozzoni fracassati, poi nei campi inzuppati, la trapezista in fuga con il forzuto. I freaks e le loro prede sono illuminati soltanto da lampi occasionali, e la macchina rimane fissa al loro livello, e quindi riusciamo a scorgere quel che succede solo a intermittenza e attraverso i loro occhi. Costretti da questa visuale non possiamo vedere ciò che accade quando acciuffano i normali in fuga, perché cala l'oscurità, e udiamo soltanto la colonna sonora - un frastuono senza coerenza né significato, attraversato da quelle che potrebbero essere grida umane.
L'intreccio qui riassunto, vale a dire tutto ciò che in Freaks è cinema e non baraccone, è incorniciato dalla concione di un imbonitore, con la quale inizia il film e alla quale torniamo alla fine con la sensazione di essere passati dal buio di un cinematografo a una fiera assolata. (…) A questo punto, guardando in basso, vediamo finalmente ciò che il pubblico del luna-park ha presumibilmente osservato per tutto il film: la Donna gallina, una creatura alta non più di sessanta centimetri, che ha il viso di Cleopatra, un petto coperto di piume, nessuna gamba visibile e artigli al posto delle mani. Il film fu un fiasco commerciale, e si rivelò impossibile reggere agli attacchi, iniziati con blande riserve – come quelle del New York Times (…). Persino alcuni dei freaks che vi avevano partecipato; soprattutto la Donna barbuta, si lasciarono convincere a posteriori che Browning aveva diffamato la loro categoria e lo dichiararono pubblicamente. E lo stesso Browning, che aveva riconosciuto in Freaks il proprio capolavoro, benché abbia continuato a fare del cinema per altri cinque o sei anni, si persuase che il mondo non era più in sintonia con il suo tipo di immaginazione, e nel 1939 si ritirò, trascorrendo gli ultimi vent'anni della sua vita in una condizione di relativa oscurità.
Da Freaks, Materiale n.1, Rassegna cinematografica Filmstudio

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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