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Rider (The) - Sogno di un cowboy (Il)


Regia:Zhao Chloé

Cast e credits:
Sceneggiatura: Chloé Zhao; fotografia: Joshua James Richards; musiche: Nathan Halpern; montaggio: Alex O'Flinn; interpreti: Brady Jandreau (Brady Blackburn), Tim Jandreau (Wayne Blackburn), Lilly Jandreau (Lilly Blackburn), Lane Scott, Cat Clifford, Terri Dawn Pourier, Tanner Langdeau, James Calhoon, Derrick Janis (Victor Chasinghawk); produzione: Caviar Films, Highwayman Films; distribuzione: Wanted Cinema; origine: Usa, 2017; durata: 104’.

Trama:Brady Blackburn, domatore di cavalli ed ex giovane promessa nei circuiti dei rodei, dopo un drammatico incidente da cui si è salvato per miracolo si vede costretto ad abbandonare la sua attività e i sogni di gloria. Tornato a casa nella riserva di Pine Ridge, senza la possibilità di cavalcare o domare cavalli, Brady sente di non avere grandi alternative ed è oppresso da un forte senso di inadeguatezza. Così, nel tentativo di riprendere il controllo del proprio destino, Brady decide di intraprendere la ricerca di una nuova identità che lo porterà a comprendere cosa vuol dire essere un uomo nel cuore dell'America.

Critica (1):Brady è un ex star dei rodei, che a causa di una caduta rischia di morire per un grave trauma cranico. Lontano dall’azione, da quello che più lo appassiona, Brady inizia un lungo percorso di introspezione, per ritrovare prima di tutto sé stesso, il suo spirito. The Rider è ambientato nel South Dakota, in quel West desolato dove la regista di origine cinese Chloé Zhao, da anni trasferitasi negli Stati Unti, tenta uno sguardo descrittivo ma anche introspettivo di una terra che la affascina, ma di cui non sembra percepire fino a fondo le mille sfaccettature. Un po’ come in My Own Private Idaho, nei luoghi del western, Zhao celebra la morte della wilderness, dell’infinita voglia di scoperta di nuovi territori. La ricerca quindi non è attorno a sé, ma al proprio interno, nelle proprie contraddizioni.
Brady si muove in un contesto dove la demarcazione tra normalità e infrazione delle regole è molto sottile. Lui è un outsider, come la sorella autistica, o l’amico ridotto all’immobilità, anche lui a causa di un incidente durante una competizione. Il ritorno di Brady all’attività è raccontato con grande delicatezza dalla regista sino-americana, tra un timore quasi obbligato e la naturale pro- pensione a comunicare con i cavalli come avviene con gli altri essere umani.
The Rider è un film anomalo, sin dall’inizio. Non è certo un western, anche se appartiene a quella tradizione, e non solo per le ambientazioni, non ne decreta la morte o il declino. Tende, piuttosto, a un umanesimo ruvido, a un realismo pieno di fratture. Anche la narrazione è tutt’altro che lineare e segue le sensazioni provate man mano da Brady durante questa non completa parabola di caduta e resurrezione. Di The Rider rimane comunque, più di altra cosa, questo sguardo estraneo della regista, affascinata ma allo stesso respinta da questo territorio, dalle sue tradizioni, dai personaggi che lo animano, dagli antieroi come Brady che non si danno mai vinti, anche davanti all’evidenza.
Antonio Termenini, cineforum.it, 20/8/2019

Critica (2):Diretto e sceneggiato da Chloé Zhao, The Rider segue le vicende del giovane cowboy Brady, una stella nascente del rodeo che ha imparato tutto ciò che sa dai genitori, che a causa di un tragico incidente a cavallo si vede proibire la partecipazione alle gare. Tornato a casa, Brady deve trovare una nuova ragione di vita dal momento che non può più permettersi l'equitazione e la competizione, ciò che davano pieno significato alla sua esistenza. Sforzandosi di capire le ragioni del suo destino, Brady si lancia alla ricerca di una nuova identità cercando di definire cosa significhi essere un uomo che vive nel cuore dell'America.
Con la direzione della fotografia di Joshua James Richards e le musiche di Nathan Halpern, The Rider ha avuto la sua genesi nel 2013 quando la regista Chloé Zhao, trovandosi nella riserva indiana di Pine Ridge per il lungometraggio Songs My Brothers Taught Me, si è imbattuta in un gruppo di cowboy Lakota. Nonostante la carnagione chiara, costoro era nati e cresciuti nella riserva, erano Oglala Sioux e si comportavano da veri cowboy, pur portando delle piume nei cappelli in onore dei loro antenati. Considerati come una sorta di contraddizione tutta americana, i cowboy hanno affascinato la regista, che ha deciso allora di scritturarli già per il suo successivo film. Nel 2015, poi, durante una visita in un ranch, la Zhao ha conosciuta un cowboy Lakota ventenne di nome Brady Jandreau. Addomesticatore di cavalli selvaggi, Brady apparteneva alla tribù dei Brulé e trascorreva le sue giornate a contatto con gli animali dando l'impressione di capirli o di essere collegato con loro telepaticamente. La regista ha così scoperto che Brady ha iniziato a conquistarsi la fiducia dei cavalli già all'età di otto anni e, rapita dalla sua storia, ha voluto raccogliere più indizi possibili per realizzarne una sceneggiatura.
In seguito, il 1 aprile 2016, Brady è entrato a far parte della PRCA, l'associazione dei cowboy da rodeo professionisti, ma un brutto incidente con un cavallo gli ha provocato un'emorragia al cervello e lo ha mandato in coma per tre giorni. Come conseguenza della placca di metallo che gli è stata impiantata, i medici gli hanno allora suggerito di non montare mai più a cavallo dicendogli apertamente che non sarebbe sopravvissuto a un nuovo colpo alla testa. Brady non ha però ascoltato il consiglio e non è passato molto tempo prima che tornasse ad addestrare cavalli selvaggi. In un incontro da lì a poco con la Zhao, Brady ha raccontato: "Il mese scorso abbiamo dovuto abbattere Apollo, uno dei cavalli che montavo, perché si è ferito gravemente a una zampa con il filo spinato. Se un cavallo avesse avuto le mie stesse ferite, sarebbe morto. Io sono sopravvissuto perché sono un uomo ma ciò non mi basta. Mi sentirei come inutile se non riuscissi a fare ciò per cui sono destinato". La risposta ha portatola regista a riflettere sull'impatto psicologico di quel tipo di incidente su giovani come Brady che vivono nel cuore dell'America e che devono corrispondere all'immagine del cowboy perfetto. Ha deciso di conseguenza di dare una svolta alla sceneggiatura che stava scrivendo, improntandola sulla battaglia di Brady, sia emotiva sia fisica, contro le conseguenze del suo incidente. Romanzando gli eventi, ha voluto che al film prendessero parte i familiari e gli amici di Brady, tutti provenienti dalla riserva: dal padre Tim alla sorella minore Lilly, affetta dalla sindrome di Asperger.
filmtv.it

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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