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Utz - Utz


Regia:Sluizer George

Cast e credits:
Sceneggiatura: Hugh Whitmore dal romanzo di Bruce Chatwin; fotografia: Gerard Vandenberg; montaggio: Lin Friedman; musica: Nicola Piovani; interpreti: Armin Mueller-Sthal, Peter Riegert, Brenda Fricker, Paul Scofield; produzione: John Goldschimdt per Academy Pictures (Roma), Dbc Films (Londra) e NDR (Amburgo); origine: GB, Germania e Italia; anno: 1991; durata: 95'.

Trama:
Marius Fischer, collezionista di New York, va a Praga per scoprire dov'è finita l'eccezionale collezione di statuine di porcellana Meissen, raccolta dal suo amico barone Kaspar Joakim von Utz, da poco defunto. Rievocazione del personaggio a colpi di flashback a incastro.

Critica (1):Il barone Kaspar Joakin Von Utz (interpretato magnificamente da Armin Mueller-Sthal) ha passato la propria vita a collezionare oggetti pregiati. Il suo appartamento a Praga contiene un tesoro composto da pezzi di porcellana di Meissen (per collezionare i quali ha ottenuto il permesso solo perché ha promesso di lasciarli in eredità allo stato comunista), mentre i suoi trofei di carne sono opulente dive dell'opera "cacciate" in spedizioni organizzate - per motivi di salute naturalmente - in stazioni termali occidentali: un conto in banca svizzera, messo al sicuro prima che il dominio di Stalin si estendesse alla Cecoslovacchia, gli fornisce i mezzi per acquistare i primi e conquistare i secondi. Durante un'asta all'estero incontra Fischer, titolare di una galleria newyorkese (interpretato da Peter Riegert), il quale finisce per interessarsi sempre più ai singolari "trofei" di Utz. In seguito il barone incontra il suo amico, il collezionista dì mosche doctor Vaclav Orlik (una meravigliosa esibizione dì beffarda eccentricità da parte di Paul Scofild, uno dei più apprezzati attori inglesi). Quando Orlìk telefona dalla Mitteleuropa per informare della morte dì Utz, Fischer inizia la ricerca degli inestimabili oggetti con curiosi risultati... Brillantemente scritto dal commediografo Hugh Whitemore, adattato dal popolare romanzo di Bruce Chatwin, Utz é un perfetto esempio di co-produzione europea: girato a Praga, nella seducente Karlovy Vary, e ad Amburgo dal regista olandese George Sluizer con un cast internazionale. Anche il produttore John Goldschmidt é un riuscito esempio di internazionalità essendo nato a Vienna, diplomatosi al FEMI di Praga e residente a Londra, bilingue (tedesco e inglese) è anch'egli regista (A songfor Europe). `Essendo un inglese di Vienna cerca sempre di realizzare film che abbiano una dimensione europea, alla ricerca continua di storie che possano essere rese in lingua inglese. L'ultimo romanzo di Chatwin é anche il suo migliore; "abbiamo impiegato un anno a passare dalla sceneggiatura alla realizzazione della pellicola, avvalendoci dei migliori talenti del Continente. Il film narra di un individuo ossessionato, la cui vita ha trovato ragion d'essere nella più straordinaria collezione é irriverente, sovversivo, leggermente surreale". Il film può anche vantare la singolarità di avvalersi di "materiale di scena" autentico, il cui valore e dell'ordine di svariati milioni di dollari, approssimativamente pari all'intero costo della produzione!
Phillip Bergson Berlinale Journal 16-18 febbraio 1992
traduzione Jacopo Mazzolin - Simone Romano

Critica (2):Forse più che il barone Joachin Kaspar Von Utz, più che le porcellane di Meissen di cui é implacabile collezionista più che il giallo delle statuette scomparse, la vera protagonista del film che il regista olandese George Sluizer ha tratto dal romanzo omonimo di Bruce Chatwin è Praga. Praga e la sua aura magica, la sua storia accidentata e dolente dalla dominazione nazista a quella sovietica, il suo ebraismo fantasticheggiante capace di intravedere lo spirito infernale del Golem in una piccola statuetta di ceramica, e una bestemmia contro Dio nella smania del collezionista. Probabilmente il barone Von Utz avrebbe desiderato vivere altrove; certo, non avrebbe potuto. Soltanto Praga poteva fare da centro alla sua vita di reticenze e di misteri, consumata tra il castello dei nonni e il modesto appartamento di città condiviso con la moglie domestica Martha, tra grasse cantanti d'opera collezionate come se fossero a propria volta porcellane pregiate e il bizzarro dottor Orlik appassionato di mosche. E soltanto a Praga, dove arriva subito dopo la morte del barone, il suo amico antiquario Marius Fischer può ripercorrere le tappe di quella vita in una serie di flash-back disordinati e coerenti come la memoria. Una città che Sluizer ricostruisce senza astute concessioni al décor, affidandosi più alla metafisica
che alla topografia. E se talvolta si abbandona alla suggestioni visiva delle consunte cartoline mitteleuropee, tra stazioni termali in stile liberty, donne in lungo e ombrellini di pizzo, é solo per suggerire il disperato anacronismo del protagonista, il suo sogno di atemporalità a dispetto della storia che incombe. Anche la scomparsa improvvisa della collezione che Fischer desidera tanto comprare è un mistero di Pulcinella, un pretesto narrativo per esplorare quelle anime in cui la complessità sembra potersi manifestare solo in forma di eccentricità; il vero mistero é il barone, la sua prigionia volontaria nella stanza delle porcellane e nell'odiata Cecoslovacchia, la sua risoluzione estrema, sul limitare della morte, in cui si confondono il delirio di onnipotenza, l'espiazione dei peccati e il sollievo di una rinuncia che ha il sapore di una liberazione. Materia viva che brucia sotto la compostezza formale della confezione, e che a tratti solleva Un oltre lo standard delle innumerevoli trascrizioni cinematografiche di opere letterarie, servite da un regista onesto e da un cast di interpreti eccellenti.

Beatrice Manetti, Vivi il cinema n. 40-41 marzo-aprile 91

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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