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Safe - Safe


Regia:Haynes Todd

Cast e credits:
Sceneggiatura: Todd Haynes; operatore: Alex Nepomniaschy; montaggio: James Lyons; musiche: Ed Tomney; scenografia: David Bomba; art director: Anthony Stabley; decoratore: Mary E.Gullickson; costumi: Nancy Steiner; fonico: Neil Danziger; aiuto regia: Elizabeth Gill; casting: Jakki Fink; interpreti: Xander Berkeley (Greg White), Julianne Moore (Carol White), Dean Norris (Mover), Susan Norman (Linda), Ronnie Farer (Barbara), Peter Friedman (Peter), Julie Burgess (istruttore di aerobica); produttore associato: Ernesi Kerns; produttori esecutivi: Jame' Schamus, Lindsay Law, Ted Hope; prodotto da: Christine Vachon, Laurer Zalaznick; American Plyhouse Theatrical Films presenta una produzione Chemical Filius in associazione con Good Machine, Kardana/Channe Four Films e Arnold Semler; durata:118'.

Trama:Carol White vive col marito Greg nella California del sud: tutto procede secondo le abitudini di una coppia ricca e le sue preoccupazioni sono, a parte una certa stanchezza nei rapporti coniugali, l'arrivo dei nuovi divani o le chiacchiere con le amiche. Ma un giorno inalando i gas di scarico di un furgone, Carol ha un improvviso attacco di asma: il medico le riscontra una leggera irritazione cutanea ma le analisi non segnalano nulla di irregolare. Ma i disturbi continuano: epistassi, cefalee, vomito. Il medico pensa ad una malattia psicosomatica e consiglia lo psicanalista. Al compleanno di un'amica ecco di nuovo l'asma, e lei decide di frequentare dei corsi proposti da un'organizzazione che si interessa alle allergie cosiddette di ambiente. Partecipando ad una riunione ascolta varie testimonianze di situazioni analoghe alla sua. Fa anche delle prove allergologiche, che documentano la sua reattività a diverse sostanze. Deve ad esempio evitare tutti i profumi e cambiare i tanto attesi divani di casa. Vive ormai circondata da pillole e intrugli, ma quando entra nella lavanderia che stanno disinfettando, ha una crisi respiratoria gravissima e viene ricoverata. Dimessa, dopo un incontro con Peter direttore della clinica Wrenwood House, vi si ricovera. Il personale è gentile, le regole sono ferree: niente rapporti sessuali; cibo, ambienti e vestiti controllati; terapie individuali; colloqui di gruppo con confessioni e confronti. I pazienti ripetono slogan, girano con maschere ad ossigeno, organizzano turni di cucina, e Carol festeggia il compleanno con una torta. Anche il marito che viene a trovarla ormai le causa allergia. Quando si rende disponibile, per la morte di un paziente, un bunker asettico (dove costui si era rinchiuso come ultima difesa contro gli agenti inquinanti) Carol decide di rinchiudervisi.

Critica (1):Quando Safe fu presentato alla 'Quinzaine des Réalisateurs" di Zannes, non avremmo giurato sul suo trrivo in Italia. Il film è bello, inquietante, ben recitato: la sua atipicità, rispetto ai normali parametri di genere, però, lo mette potenzialmente a rischio rispetto ai gusti del grande pubblico. Quella della Lucky Red, che lo distribuisce da noi, è una iniziativa corag­giosa e c'è da augurarsi che la scom­messa venga premiata. Perchè, dunque, il film dell'indipendente americano Todd Haynes (che si era già segnalato con un primo lungometraggio, Poison, pluripremiato nei festival internazionali) è così trasgressivo rispetto alle regole correnti? Perchè racconta con i toni di un thriller – o di un horror addirittura, secondo il regista - una storia che altri avrebbero trattato senza esitazioni in forma di dramma, oppure di commedia. Vediamo di spiegarci.
Safe comincia con la protagonista, Carol White, giovane e graziosa signora della California del Sud sposata a un uomo di successo, che passa il tempo tra arredamento della casa, acquisti, sedute di aerobica e incontri con le amiche. Ma un giorno la casalinga di lusso si scopre affetta da strani distur­bi: è allergica ai gas di scarico, alle cinture, ai tessuti... a tutti i prodotti della vita moderna insomma e, in una, paro­la, ai tempi in cui viviamo. Qui Haynes mette in scena i sintomi della malattia con una progressione molto efficace, mostrando in contrappunto lo smarrimento incredulo di parenti e amici. Attraverso una serie di tappe costruite sul modello del "medical thriller", Carol finisce ricoverata a Wrenwood, un istituto New Age dove le terapie vertono soprattutto sui sensi di colpa dei pazienti. L'esperienza pare migliorare il suo stato, ma il prezzo è altissimo: la perdita della libertà. Molto frequente nel­la produzione televisiva americana, il "thriller medico" è quel tipo di melodramma il cui protagonista (generalmente una donna) viene sottoposto a forti pressioni e riceve una lezione di vita, prima che la sua sventura si risolva con la guarigione o con la morte. Invece Haynes fa slittare sapientemente il film via dalle convenzioni del genere melodramma; senza cadere nella commedia o nella parodia, ma instau­rando una sottile forma di humournero, inquietante e livido. Così nega la retorica della malattia come esperienza formativa e rinchiude Carol in una nuo­va prigione, altrettanto priva di volontà e dipendente dagli altri quanto lo era nel precedente ménage familiare. L'emergente Julianne Moore, ora convertita al cinema commerciale (Nine Months - Imprevisti d'amore, Assassin, con Stallone e America oggi diAltman), si cala benissimo nel ruolo: i suoi abbi­gliamenti di bambola macabra sono davvero da repertorio orrorifico e non fa meraviglia apprendere che, durante la lavorazione, l'attrice sia dimagrita di
Si producono tanti film sulle paranoie americane d'oggi; questo però è uno dei pochi in cui l'America si guarda allo specchio e, senza bisogno di terroristi o serial-killer, scopre di avere paura.
Roberto Nepoti, La Repubblica, 19/01/96

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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